venerdì 20 gennaio 2017

Precisazioni sugli eventi sismici del 18 gennaio 2017 e sul magico previsore


Aggiungo alcune considerazioni al post frettoloso di ieri l'altro. Purtroppo la sequenza iniziata il 24 agosto non accenna a diminuire e, appunto, il 18 gennaio abbiamo avuto degli altri eventi importanti provocati da una nuova struttura. Ricordo che quando si dice "nuova struttura" non vuol dire che si è creata una nuova faglia, ma che si è messa in moto una faglia diversa da quelle precedenti. Quindi "nuova" è usato come sinonimo di "un'altra". Voglio puntualizzare in particolare alcuni concetti, in particolare perché c'è questa sismicità e il grosso equivoco sul concetto "mai vista prima". Da ultimo, l'apprendista stregone e i suoi come al solito prevedono "a posteriori". Ma riescono sempre, purtroppo, ad incantare chi della materia non sa niente e grida alla Kasta dei baroni universitari che impediscono la libera ricerca. Citando pure la democrazia. Ma si sa, la Scienza non è democratica e non si possono difendere cose indifendibili. E in un Paese di filosofi e letterati vari, tuttologi ed esperti di youtube, ma non di cittadini con una solida preparazione scientifica, pronti a dare più ascolto a maghi e ciarlatani che alla ricerca, è normale che questa gente abbia seguito...

Immagine interferometrica della deformazione dopo il 24 agosto 
fonte CNR / INGV
LA SISMICITÀ "MAI VISTA PRIMA". Mi sto convincendo sempre di più che siamo davanti ad una delle periodiche crisi che ogni qualche secolo investono l'Appennino centrale, iniziata con il terremoto di Colfiorito del 1997. Insomma, i terremoti maggiori dell'area non avvengono "random" nel tempo, ma si adensano in raggruppamenti temporali ravvicinatiE quello che qualcuno chiama "effetto domino" potrebbe anche avere un certo senso. Torniamo al terremoto di Colfiorito del 1997: all’epoca ero un po' fuori dall’ambiente scientifico, ma leggendo qualcosa sulla sismicità storica umbra mi fu chiaro che da quelle parti succeda spesso che un evento principale presenti una serie di repliche piuttosto lunga e che dia effetti anche in aree non direttamente interessate dalla fagliazione. C'è comunque il rischio di un bias osservativo: siccome Umbria e Abruzzi sono interessati da una forte sismicità di fondo è possibile che nel periodo successivo ad un terremoto forte le cronache si siano più occupate di eventi sismici rispetto a periodi più "di pace".  
Insomma, la reazione ad un evento principale da quelle parti è po' particolare.

Ribadisco, quindi, quello che avevo scritto, parlandoi della stoira sismica dell'area, il 13 settembre 2016
in genere un evento come quello del 24 agosto può causare repliche abbastanza forti nell’arco di pochi mesi. Chiaramente non è una “previsione”. È quindi un fatto accertato che in questo momento ci sia il rischio di qualche evento un po' più forte rispetto alla sismicità di fondo dell’area: specialmente nelle zone dell’Umbria nella storia ALCUNE sequenze si sono comportate così, ma non tutte, e quindi non è detto che questo evento si verifichi, nè dove, nè quando.In altre parole: non si può assolutamente prevedere quello che succederà in futuro.

Comunque la questione della sismicità "mai vista prima" è chiaramente una deformazione dell’informazione: per quanto riguarda l’intervista a Valensise, è vero, ha detto “mai vista prima”, ma se veniva citato anche il resto della frase le sue parole sono state “mai vista prima DA QUANDO MISURIAMO LA SISMOLOGIA” (o cose del genere) e ha specificato che nel passato storico dell’area sono evidenti altre sequenze con caratteristiche similari. 
Ma chiaramente fa più notizia una cosa “mai vista prima” di una cosa “mai vista prima dell’era della misurazione dei terremoti”.
In effetti gli accadimenti di questi tempi ricordano molto quello che successe nel XVIII secolo, quando si sono verificate in un periodo ristretto scosse intense circa ogni 10 anni (1719, 1730, 1741, 1747 e 1751), mentre nel secolo precedente e quello successivo ne sono state registrate molte meno.
Lo vediamo nell'immagine sottostante, tratta dal catalogo parametrico dei terremoti italiani di INGV con le differenze fra gli eventi del XVIII e del XIX secolo.

PERCHÉ’ LA SISMICITÀ DELL’APPENNINO CENTRALE? La domanda centrale è questa. Allora, partiamo dalle caratteristiche geografiche: c’è un forte contrasto fra la parte verso il Tirreno e quella verso l’Adriatico, che si evidenzia anche soltanto osservando il reticolo fluviale
- nella zona verso l’Adriatico i fiumi in generale sono perpendicolari alla costa (e alla catena), 
- da un certo punto in poi andando verso il Tirreno le valli (e i fiumi) assumono una direzione parallela alla catena. Questo a causa della presenza di una serie di bacini, preferenzialmente allungati grossomodo in direzione della catena.

Questi bacini sono limitati da grandi faglie normali (note anche come faglie dirette). Anzi, si può dire che i bacini esistano proprio grazie all’attività di queste faglie che, come quella del Vettore, ribassano la parte ad ovest.
Detto questo, la domanda è: perché ci sono queste faglie?
Si è detto che sono faglie normali e quindi esprimono uno sforzo di tensione (se fossero derivate da una compressione svilupperebbero un movimento inverso). La tensione è data dal fatto che siamo al confine fra due blocchi crustali che si muovono in maniera diversa, come dimostrano le misure degli spostamenti di alcune stazioni dedotti usando il GPS: rispetto all’Europa a nord delle Alpi il blocco ad est si muove verso NE, quello ad ovest verso NW. Di conseguenza nella zona di contatto questi due blocchi si allontanano fra loro, generando dunque la distensione. Lo vediamo in questa carta tratta da [1]. Ne ho parlato qui

QUALI FAGLIE SI SONO MESSE IN MOTO? In questa carta modificata da un lavoro appena uscito [2] si vedono gli epicentri degli eventi maggiori degli ultimi mesi, quello del 2009 e le faglie principali della zona. Come si vede la sismicità maggiore ha interessato diversi sistemi. Questa è, appunto, una caratteristica tipica di alcune crisi in cui l’Appennino centrale è stato investito da più eventi in tempi ravvicinati.


GIULIANI -  FINE DI UN MITO (SI SPERA)E ora passiamo al comico. Sulle previsioni, penso che ormai possiamo dare addio all’apprendista stregone abruzzese, che continua a collezionare figure non proprio brillanti (anche se questa storia manco avrebbe dovuto nascere).

La iutiùb iunivèrsiti gli ha conferito la laurea in sismologia visto che avrebbe previsto il terremoto dell’Aquila.
In realtà le cose non stanno così.
In una intervista risalente al 25 marzo 2009 Giuliani si esprimeva così: "Quest'anno questo sciame sismico è stato più intenso e con delle scosse più forti, che sono state rilevate dalla popolazione. Lo sciame non è un fenomeno preparatorio ad un evento sismico più rilevante, né ha correlazione con grandi piogge o nevicate, come ho sentito dire da molti. È un fenomeno normale per una zona come quella di L'Aquila".
Proseguendo affermò che si sentiva di “poter tranquillizzare i miei concittadini, in quanto lo sciame sismico andrà scemando con la fine di marzo"... 
Poi il 31 marzo un evento M 4.1 interessò Sulmona e gli fece cambiare idea: telefonò al comune della cittadina abruzzese, dicendo che dovevano sgomberare la città perché c'era in arrivo una scossa molto forte. 
Si sa poi come è andata… 

Se delocalizzavano gli abitanti di Sulmona all’Aquila sarebbe stata la fine di un mito prima ancora che cominciasse

Celebre poi la storia della scossa M 4.9 registrata il 16 febbraio 2013 vicino a Sora, la più forte in zona dalla fine della sequenza aquilana all’inizio di quella attuale. Il Nostro non l’aveva prevista. Stando al sito “Abruzzo24ore”, il quale lo definisce giustamente “tecnico” e non “ricercatore” si scusò dicendo che aveva solo una stazione funzionante su 3, perchè la seconda era in manutenzione e la terza doveva ancora essere catatterizzata.

Quanto al 24 agosto, lui lo sapeva e sua moglie voleva che facesse un annuncio su facebook (l’altra università che lo ha laureato).
A questo punto, se De Bernardinis è stato definitivamente condannato all’Aquila, bisognerebbe aprire un processo per omicidio colposo anche per lui: ma come, sai che viene un terremoto e non lo dici?????

Ma veniamo all’oggi e cioè agli avvenimenti del 18 gennaio. 
Nelle due immagini vediamo un comunicato confortante emesso la sera del 17, che, come recita il testo, può essere condiviso solo dagli autorizzati (che ovviamente non sono Protezione civile ed Autorità varie, ma il popolo del radon).
Non credo di essere fra gli autorizzati, ma ho una gola profonda che me lo ha mandato. Nel comunicato si parla di una fase piuttosto tranquilla in cui “potrà essere anche raggiunta una M di 3.5”. 
Ma va? Cose che succedono di continuo in questo sciagurato periodo da quelle parti… come prevedere che domani, se stai mezz’ora a vedere il traffico sull’autostrada, vedrai passare un camion con un container sopra…
Però poi…  Huston, abbiamo un problema… c’è stato il terremoto e noi non avevamo detto niente. Appurato che per adesso non abbiamo notizie sulle pressioni della moglie per pubblicare la verità su feisbuc, c’è stata la necessità di spiegare come mai la previsione non c’è stata (al pari del 16 febbraio 2013 e il 24 agosto 2016 etc etc)
Soluzione escogitata: con la neve i rivelatori non funzionano! Lo si legge nel secondo comunicato.
Mi chiedo come mai nel primo comunicato non si accennava a malfunzionamenti…. Eppure la neve c’era di già.


Insomma… Giuliani non ne azzecca una, come un Calandra o un Dutchense qualsiasi… 
Eppure ha avuto la faccia tosta, ovviamente sempre a posteriori, di postare un filmato dice che aveva visto e previsto tutto come sempre, smentendo peraltro quello che aveva postato su facebook..
La faccenda si fa seria, e dimostra che da visionario si sta trasformando in qualcos’altro, e senza vergogna.
Ma tanto c’è chi continua a dargli ragione…

Eppure ricordo che se si fosse fatta PREVENZIONE certe cose non sarebbero successe e il terremoto non farebbe paura a nessuno.

[1] Farolfi & Delventisette (2016) Contemporary crustal velocity field in Alpine Mediterranean area of Italy from new geodetic data GPS Solutions DOI 10.1007/s10291-015-0481-1
[2] Falcucci et al (2016) Active faults in the epicentral and mesoseismal Ml 6.0 24, 2016 Amatrice earthquake region, central Italy. Methodological and seismotectonic issues Annals of Geophysics 59, Fast Track 5; DOI: 10.4401/ ag-7266
  

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