domenica 28 settembre 2014

Macalube in Italia e Ontake in Giappone: due esplosioni nello stesso giorno provocate da fenomeni geologici


Ieri giornata veramente devastante dal lato "esplosioni provocate da fenomeni geologici". Le Macalube sono un vulcano di fango, cioè un qualcosa che non c'entra niente con i vulcani e il magma, ma un qualcosa di intimamente connesso con la presenza di gas nel sottosuolo. Ontake invece è un classico e normalissimo vulcano giapponese, sia pure molto conosciuto in Patria. Cosa accomuna questi due disastri? La mancata previsione dell'accaduto, che ha sicuramente una ottima spiegazione scientifica per il caso giapponese, avvenuto in un edificio ben monitorato, e potrebbe anche essere che persino il monitoraggio non potesse prevedere la sciagura nell'agrigentino. 

IL VULCANO DI FANGO DELLE MACALUBE: 
SAREBBE ANDATA DIVERSAMENTE MONITORANDO L'AREA? 

È da tanto che vorrei scrivere qualcosa sui vulcani di fango, in Italia ce ne sono diversi (Macalube ad Agrigento, Salinelle di Paternò e le Salse di Nirano dell'Appennino modenese e qualcosa è successo di recente anche nei dintorni di Fiumicino). Mi riprometto di farlo prima o poi. Inoltre sembra che cose del genere siano comuni nelle aree fra una zona di subduzione e il continente: è probabile che siano causati da espulsioni dei fluidi (acqua in particolare) presenti nei sedimenti del prisma di accrezione (il complesso di sedimenti e altre rocce che viene deformato posto tra la fossa oceanica e l'arco vulcanico).

Per chi volesse informarsi sulle Macalube in modo scientificamente corretto ma chiaro a tutti, c'è un ottimo post sul blog di geoitaliani, dove c'è anche un prezioso filmato del 1936 e quindi non vado oltre nella geologia.
Premetto di non aver capito bene quali siano le procedure di chiusura dell'area (e neanche se esistono davvero), nè di conoscere gli atti che regolano la sua gestione; evito quindi di entrare nel ginepraio delle eventuali responsabilità perchè ho una sfiducia preconcetta nel leggere sui giornali articoli scritti da gente che non ha la minima idea della materia su cosa stanno scrivendo. 
Ho solo letto di dichiarazioni che ovviamente danno la colpa "agli altri", compresa la polemica sul monitoraggio in cui il gestore accusa la Regione siciliana e viceversa. 
Staremo a vedere ma se si deve andare con i tempi della giustizia italiana temo che le cose andranno per le lunghe.

Però se c'è stata questa estate una chiusura precauzionale, un qualche regolamento in merito esiste. Mi auguro che venga istituito un sistema di monitoraggio per motivi che vanno dallo scientifico (un fenomeno del genere è raro e va studiato bene) al pratico (la sicurezza delle persone deve essere sempre al centro dell'attenzione). 
Anche perchè le Macalube sono un centro di attrazione turistica e quindi devono essere valorizzate sia da un punto di vista dell'educazione scientifica, sia da quello turistico - paesaggistico (nonostante che sui beni paesaggistici la Sicilia sia molto più che normodotata e non abbisogni delle Macalube per attirare turisti, ma di ben altre cose, umane e non naturali...).

Ho accennato alla chiusura precauzionale, avvenuta questa estate: c'erano stati segnali come aperture di fratture, notoriamente possibili precursori di una eruzione, che poi però sembrano essere cessati.
Mi rifiuto di credere a quanto prospettato in alcuni servizi e cioè che c'erano state delle proteste per mancati introiti e quindi l'allarme sia stato tolto per questo (problema: quanto tempo può passare fra l'apertura delle fratture e l'evento esplosivo? ore? giorni? mesi? anni?) e quindi dò per scontato che l'evento sia arrivato inaspettato, senza fenomeni precursori VISIBILI, cioè determinabili senza monitoraggi strumentali quali sismica, geoelettrica, temperature, composizione di eventuali fumi o gas, deformazioni del terreno, etc etc.

Ma la domanda a cui non so rispondere è se anche avessimo avuto un sistema di monitoraggio si sarebbe potuto prevedere l'evento?
Per questo torno a stigmatizzare il comportamento di tanti sputasentenze che fino a ieri non sapevano neanche che esistevano i vulcani di fango.

L'ESPLOSIONE DELL'ONTAKE: 
PERCHÈ NON CI SONO STATI SEGNALI PREMONITORI?

Il caso dell'Ontake (pure noto come Ontakesan) è invece diverso in quanto si tratta di un evento nato su un classico stratovulcano monitoratissimo, al centro di Honshu, l'isola principale dell'arcipelago nipponico, a 200 km da Tokio; un vulcano particolare, formatosi dentro una preesistente caldera, il cui collasso avvenne qualche centinaio di migliaia di anni fa. Non era attivo da parecchio tempo quando eruttò per la prima volta in età storica nel XVIII secolo.

La questione è: si è trattato di una grave sconfitta della Scienza? Se decine di persone risultano decedute o sono ancora disperse con ben poche speranze di ritrovarle in vita a causa di una eruzione la risposta sembrerebbe affermativa, ma invece non lo è.
Perché sembrerebbe un errore della Scienza: perché si tratta di uno dei vulcani più monitorati al mondo, poco noto all'estero, poco attivo ma importante nella cultura locale: oltre ad essere il secondo vulcano più alto del Giappone (più di 3.000 metri) è una delle principali mete di pellegrinaggio da parte dei giapponesi.
Perchè non lo è: perché non è stato un evento magmatico, bensì si è trattato di una eruzione freatica: una certa quantità di acqua è passata nelle tante fratture del sistema vulcanico e venendo a contatto con il calore si è vaporizzata all'istante; pertanto l'esplosione è stata guidata esclusivamente dalla violenta espansione del vapore acqueo. Un po' come quando si scoperchia una pentola. La colonna di ceneri non è composta da parti di magma come nelle eruzioni normali, ma da fini brandelli di roccia sminuzzati dall'esplosione.

Il problema fondamentale è che non essendo questa una attività vulcanica vera e propria, non è stata preceduta dai classici fenomeni che precedono una eruzione, causati dalla risalita del magma: tremore sismico, deformazioni consistenti dell'edificio vulcanico, né da cambiamenti in temperatura e/o composizione delle fumarole. Tutti fenomeni possono anche essere presenti prima di una eruzione freatica, ma non sempre (come in questo caso). E se non si avvertono precursori non si può prevedere che stia per accadere qualcosa.
In questo momento c'è ancora un pennacchio sopra il vulcano.


Conferma questa idea il vulcanologo Erik Klemetti su Eruption, che solo ieri si era mostrato un po' scettico sulla natura del fenomeno.


2 commenti:

zoomx ha detto...

Sull'incidente alle Maccalube mi sono chiesto se sono mai successi incidenti analoghi in Italia.
Stromboli, prima dell'eruzione del 2002, non la calcolava nessuno (proprio nessuno no) ma dopo l'eruzione fu letteralmente invasa dalle strumentazioni.
Probabilmente succederà lo stesso con le Maccalube (ma le acque e i gas, non i fumi!!!, sono monitorati con campionamento periodico) anche se l'esperienza in questo caso è davvero scarsina. Inoltre non è che con una sola centralina si possa fare gran che.
Inoltre monitorare nel fango non è affatto banale.

Anonimo ha detto...

Mi domandavo perchè l'ontake non avesse dato segni "premonitori"...
Ma tu mi hai spiegato benissimo il perchè, nei telegiornali non si accenna minimamente ad una eruzione freatica.

Dany

Dany88