martedì 18 giugno 2013

Alla fiera dell'Est: la lotta per il nuovo gasdotto dall'Azerbaijan verso l'Europa Occidentale



Nonostante Scienzeedintorni sia un blog che porta avanti in campo energetico istanze tendenti a diminuire al massimo il consumo di idrocarburi, ritengo utile parlare di quello che succede in Turchia, tramite la quale un sistema di gasdotti che permetterà al gas dei giacimenti del Mar Caspio (segnatamente di quelli dell'Azerbaijan) di arrivare in Europa Occidentale senza il ricorso ad un sistema decisamente molto più oneroso dal punto di vista dei costi energetici che è quello degassificatori – navi gasiere – rigassificatori o evitando il monopolio ucraino sulle forniture via terra di gas da oriente. Al South Stream guarda invece la Russia, che considera poco affidabile, visti i precedenti, l'attuale sistema passante per l'Ucraina e che progetta un gasdotto nel Mar Nero tra Russia e Turchia per bypassare Kiev. 
La questione del gas potrebbe anche essere una chiave di lettura per quanto succede in Turchia in questi giorni: al di là della simpatia con cui si deve guardare ai manifestanti e alla questione degli alberi del parco Gezi (o, forse meglio, all'antipatia nei confronti di chi cerca di reprimere le proteste in maniera violenta) faccio notare come la scarsa incisività dei governi occidentali nei confronti di quello turco possa essere legata al delicato ruolo che lo stato levantino sta per assumere nei confronti degli approvvigionamenti di gas della Unione Europea. E, segnatamente per l'Italia, l'atteggiamento prudente del Ministero degli Esteri possa esprimere la presenza di una possibile influenza turca sulla decisione dell'Azerbaijan di sostenere il progetto del gasdotto attraverso i Balcani o quello attraverso l'Italia.

L'Azerbaijan è una delle nazioni che sfruttano i ricchi giacimenti di idrocarburi del Mar CaspioLa produzione comprende sia petrolio che nel gas naturale ed ha avuto un forte incremento nella seconda metà dello scorso decennio: per il petrolio i 400.000 barili al giorno del 2004 sono diventati 1.000.000 nel 2010 mentre il gas per l'inizio dello sfruttamento del campo di Shah Deniz nel 2007 è passato da 200 a 600 miliardi di piedi cubici (Fonte: US Energy Information Agency).
Da tanto tempo esportatore di petrolio, solo grazie a Shah Deniz la produzione ha superato le necessità di consumo interno, consentendo alla nazione caucasica di diventare da consumatore di gas ad esportatrice (una curiosità: anche il Kazakistan, sull'altra sponda del Mar Caspio, da poco tempo ha iniziato a esportare gas anzichè importarlo e pure l'Iran importa gas dall'Azerbajian). 

Il Kazakistan esporta i suoi prodotti via Russia (ma riesce ad evitare la polveriera del Caucaso) oppure in direzione della Cina; il governo di Bakù invece guarda verso occidente per diversi motivi, anche se la posizione geografica dell'Azerbaijan non è facile perchè i rapporti con i suoi vicini non sono idilliaci.
Con l'Iran è in corso una disputa sulla proprietà delle acque ricche di idrocarburi del Mar Caspio Meridionale (da notare che la parte settentrionale dell'Iran è prevalentemente abitata da popolazioni di etnia azera) mentre con l'Armenia c'è stata una guerra sanguinosa per il Nagorno – Karabahk (una enclave armena in territorio azero) tra il 1992 e il 1994; guerra ancora formalmente aperta e che, anzi, ogni tanto mostra preoccupanti aumenti di tensione. Né maggiore fortuna c'è stata di recente con gli altri due confinanti, la Georgia, a lungo preda di una guerra civile e la parte caucasica della Russia, dove fra le altre problematiche spicca la questione cecena.
Il Caucaso, dalle mille etnie contrastanti, è sempre stato una polveriera ma con le sempre maggiori scoperte di petrolio è destinato a diventare ancora di più zona di forti tensioni in cui, come nel caso Armenia – Azerbaijan, ci sarà un forte zampino degli interessi contrapposti di varie nazioni geograficamente lontane.

Insomma, gli Azeri non sono messi molto bene, geopoliticamente parlando e questo si riflette sulla difficoltà di esportare idrocarburi. Attualmente ci sono degli oleodotti che vanno in un'altra nazione che specificamente in questi giorni non è proprio tranquilla, cioè la Turchia (sarà un caso?). Qualcos'altro invece prende la strada della Russia


Gli sbocchi attuali del gas azero sono tre: verso la Russia via Caucaso, verso il terminal georgiano di Poti, nel Mar Nero e verso l'Iran (in origine questo terzo gasdotto serviva solo a rifornire l'enclave del Nakhtchivan, rimasta isolata dopo la guerra del 1992, mentre oggi rifornisce anche la nazione degli Ayatollah).
Oggi l'Azerbaijan sta pianificando una entrata più diretta nel ricco mercato dell'Europa Occidentale con un gasdotto transcontinentale.

Dal campo di Shah Deniz, che è proprio davanti alla capitale azera Bakù, il gas percorre il South Caucasian Pipeline (SCP) fino alla città di Erzurum, nella Turchia centrale, ovviamente passando per la Georgia. Fino a lì il gasdotto è parallelo all'oleodotto che porta il petrolio da Baku a un terminal lungo la costa vicina alla città di Ceyhan, nella Turchia Meridionale, cioè il BTC Caspian Pipeline, dove B sta per Bakù, T per Tbilisi e C per Ceyhan, le tre principali città attraversate dall'opera.
Da Erzurum deve ancora iniziare la costruzione del TANAP (Trans Anatolian Pipeline) che porterà il gas al confine fra la Turchia e l'Unione Europea. Teoricamente questo gasdotto, frutto di una joint venture fra Turchia e Azerbaijan, sarà pronto nel 2019 (se i lavori inizieranno l'anno prossimo).
Fino a qui tutto bene poi le cose si complicano perchè per la prosecuzione alla fine del gasdotto trans anatolico, dal confine della Unione Europea in poi, sono in lotta due progetti concorrenti, il Nabucco e il TAP (Trans Adriatic Pipeline). Queste due soluzioni prevedono itinerari differenti, anche se lo scopo finale sono i mercati dell'Europa centro – settentrionale.
Il TAP (Trans Adriatic Pipeline) consiste in un gasdotto tra Kipoi, città greca al confine con la Turchia, e Santa Foca, nel Salento che sarà sottomarino fra Albania e Italia e porterà il gas verso l'Europa Settentrionale passando per la nostra penisola.
Il NABUCCO invece per portare il gas verso l'Europa Settentrionale ha scelto di passare per i Balcani (o, meglio, per le aree danubiane) e quindi dalla Turchia si dirigerà verso Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria. 
Queste quattro nazioni ovviamente sponsorizzano Nabucco, mentre Grecia, Albania, Croazia ed Italia – altrettanto ovviamente – sponsorizzano TAP.
C'era in origine anche un terzo progetto passante per l'Italia (ITGI, della Edison Energia) e un quarto (SEEP) che percorreva la strada balcanica ma del terzo non ho più notizie mentre il quarto ha dichiarato la chiusura schierandosi in favore di Nabucco. Entrambi i due progetti abbandonati prevedevano ampi usi di gasdotti preesistenti.




Per i suoi sostenitori TAP, che è un progetto partecipato fra l'altro dalla compagnia petrolifera di stato norvegese, la Statoil, ha nel passaggio per l'Italia, secondo mercato europeo per il gas, un asso nella manica.
Per i sostenitori di Nabucco, in cui sono coinvolte paritariamente società petrolifere dei Paesi attraversati (Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria ed Austria, oltre ad una compagnia tedesca), invece, il passaggio nei Balcani potrà portare benefici alla concorrenza in un mercato stradominato dal gas russo. Questi inoltre mettono l'accento sul fatto che attraversa un territorio abbastanza semplice da un punto di vista geografico mentre il progetto del TAP prevede una parte sottomarina.
TAP risponde dicendo che metterà a disposizione il gas non solo per le nazioni attraversate (Grecia, Albania ed Italia) e per nazioni che hanno firmato degli accordi con il consorzio come Croazia o Bosnia, ma anche per quelle che in caso di vittoria resterebbero “orfane” di Nabucco e che comunque hanno già una rete di metanodotti in grado di funzionare anche con gas proveniente dalle aree servite daTAP.

Qualche tempo fa TAP sembrava molto in vantaggio ma Nabucco tutt'ora resiste anche se l'ultimo appello delle nazioni danubiane al governo azero, lanciato giusto ieri, pare la mossa di qualcuno un po' alle corde. Probabilmente la Turchia guarda con maggiore favore Nabucco, del quale un sesto dei capitali è posseduto proprio da una società turca mentre il TAP non solo non ha capitali turchi coinvolti ma oltretutto essendo sostenuto dalla Grecia ha da quel punto di vista lo svantaggio delle storiche tensioni fra i due stati.

La scelta finale spetta al produttore del gas, il governo di Bakù ed è chiaro che i paesi del TAP (soprattutto l'Italia) hanno qualche punto di vantaggio sia in termini di dimensione del mercato rispetto ai paesi Nabucco, sia perche Statoil è coinvolta nello sfruttamento dei giacimenti azeri già dal lontano 1994, con un posto di primo piano proprio a Shah Deniz. Inoltre la situazione economica e politica di Bulgaria e Romania è piuttosto debole, pertanto queste due nazioni non paiono costituire un mercato interessante.

Nonostante tutte queste condizioni per le quali la vittoria di TAP appaia lo scenario più probabile, la scelta è stata rimandata più volte e avverrà probabilmente fra qualche mese.  

EDIT 28 GIUGNO: IL GOVERNO AZERO HA DECISO PRIMA DEL PREVISTO: E COME AVEVO PREVISTO ANCHE IO HA VINTO IL TAP E IL GAS PASSERÀ DALL'ITALIA

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