martedì 23 aprile 2013

Il terremoto cinese del 20 aprile 2013: sovrascorrimenti all'estrema propaggine nordorientale del Tibet

La terribile doppietta di terremoti, anzi tripletta se ci si mette l'evento profondo delle Kurili, che ha scosso l'Asia in questi giorni è stata decisamente significativa. Quello che colpisce è che sono state interessate pressochè contemporaneamente due zone con un interessante denominatore comune: gli eventi del Belucistan e del Sichuan sono entrambi riflessi del movimento della placca indiana che si introduce come un cuneo nell'Asia. Secondo alcuni studi dopo un terremoto forte come quello del Belucistan c'è una maggiore possibilità di un altro evento in un'altra area (non necessariamente vicina) e quindi è persino possibile che l'evento del Sichuan (che – notate bene – è stato di qualche decina di volte meno intenso di quello iraniano) sia in qualche modo una conseguenza del precedente. In questo post voglio parlare del terremoto cinese perchè è una fotocopia sia pure più debole del terribile evento del 2008.

I continenti meridionali sono sostanzialmente dei brandelli del Gondwana, a sua volta il resto maggiore del vecchio supercontinente di Rodinia, una “Pangea” di 600 milioni di anni fa. Differentemente, i continenti settentrionali, Eurasia ed America Settentrionale (precedentemente uniti nella Laurasia) sono il risultato della ricomposizione di una serie di frammenti che, staccatisi da Rodinia, per buona parte del Paleozoico se ne sono andati per i fatti loro, talvolta scontrandosi, riunendosi e dividendosi di nuovo. In particolare l'Asia come la conosciamo oggi ha cominciato a formarsi nel Permiano, diciamo tra 300 e 250 milioni di anni fa, quando un buon numero di zolle si è aggregato (Euramerica, Siberia, Kazakistan, Cimmeria, Cina Settentrionale, Indocina e qualcos'altro). Da ultimo, nel Giurassico la Cina Meridionale si è scontrata con quella settentrionale lungo una fascia orientata circa SE-NW che va da poco sud di Shangai verso la zona centrale della nazione asiatica.

Quindi il continente asiatico si è ingrandito a poco a poco prendendo brandelli che si sono via via staccati da Rodinia e in seguito dal suo residuo più grande, il Gondwana. L'ultimo di questi (per adesso?) non è la Cina Meridionale dopo l'orogenesi di Dabie: successivamente hanno impattato con l'Asia (e lo stanno facendo tuttora) l'Arabia e l'India. L'impatto con l'Arabia ha generato buona parte dei monti dell'Iran, ed è una fascia tuttora molto attiva come dimostra proprio il terremoto al confine fra Iran e Pakistan del 16 aprile scorso. 

Ma lì le cose sono abbastanza “normali” per un'area tettonicamente attiva. Poco più in là le cose sono molto più complesse perchè l'India si sta incuneando ad una velocità notevole dentro l'Asia, provocando deformazioni in una fascia piuttosto vasta e non in un ristrett nastro al confine fra due zolle.

La sismicità della Cina e della parte occidentale dell'Indocina va quindi vista in un quadro in cui in molte aree non esiste un limite di zolla preciso ma una situazione di sofferenza diffusa. Vediamo nella carta qui sotto, dove sono raffigurati i due recenti grandi terremoti la situazione grazie all'Iris Earthquake Browser: l'Himalaya è la sutura conclamata dello scontro fra India ed Eurasia; a nord si trova il Tibet, poi c'è un grande bacino interno, il Tarim e ancora più a nord una grande catena, il Tien-Shan. Quindi a nord l'influenza della spinta dell'India si evidenzia con una catena che si trova a oltre 1000 km di distanza dal limite di zolla visibile in superficie nell'Himalaya. Anche se non sono frequentissimi, decine di terremoti di Magnitudo superiore a 6 sono stati registrati nelle ultime decine di anni sotto tutto il Tibet, principalmente lungo una serie di importanti faglie che accomodano in qualche modo la deformazione. Anche nel Tarim e nel Tien-Shan si notano eventi sismici amche molto potenti ma decisamente molto rari.



A ovest e ad est dell'Himalaya la situazione si complica. Ad ovest l'area a massima sismicità dell'Iran e il fronte dell'Himalaya siano disgiunti fra loro: l'Arabia (che sostanzialmente è la continuazione della placca africana) e l'India sono due blocchi diversi che stanno impattando contemporaneamente contro l'Asia con modalità e velocità diverse (l'India si muove molto più velocemente rispetto al blocco arabico). Ecco una dimostrazione della cosa sempre con l'utile tool dell'IRIS: 



Ad est dell'Hymalaia essenzialmente troviamo delle faglie a scorrimento laterale (secondo alcuni Autori l'Indocina è stata letteralmente estrusa verso est dal cuneo indiano). 
Però oltre alle trascorrenti indocinesi, c'è un'altra caratteristica: come si vede dalla prima carta il fronte dell'Himalaya noto al pubblico, quello del Nepal e dei grandi “ottomila” è per lo più orientato WNW-ESE, ma all'altezza del Buthan inizia a piegarsi in direzione NE. Poi pare interrompersi nella zona delle grandi faglie trascorrenti per riprendere chiaramente verso la Cina centrale e delimitare la zona a pieghe di Songpan Garze (o del Longmen Shan, a seconda degli Autori). Questa è una zona meno conosciuta ma la faglia del Longmen Shan è proprio la linea che ci interessa parlando di questo terremoto nel Sichuan: costituisce infatti la continuazione del fronte di sovrascorrimento himalayano, cioè corrisponde esattamente al limite della zona deformata del Tibet. Una struttura geologica quindi di importanza a scala mondiale e che da questi dati si capisce come possano originarsi proprio qui terremoti importanti.
Il fronte del Songpan Garze è infatti sede di diversi terremoti, fra i quali quello disastroso del 2008, in cui i morti si sono contati a decine di migliaia. Lo vediamo nella sezione qui accanto.

Andando oltre la situazione diventa più confusa e secondo alcuni Autori tra Cina Settentrionale, Mongolia e Siberia ci sono diverse zolle ma, per esempio, non c'è accordo  su quali possa essere, ad esempio il limite meridionale della zolla dell'Amur.

Comunque viste le incertezze e visto che questo post si focalizza sulla zona del Sichuan, ritorniamo alla struttura di questa zona, visibile nel disegno qui sotto: 





Il fronte è contrassegnato da una classica scarpata che divide ad ovest il più che deformato Tibet dal bacino del Sichuan, che ancora non è deformato.
Volendo la situazione (solo da un punto di vista geografico, non geologico!) ricorda un po' quella della pianura padana tra Brescia e Padova: accanto ad una vasta pianura inizia improvvisamente una alta catena montuosa
Vediamo qui sotto un dettaglio che comprende il Sichuan e le zone limitrofe, sempre in una immagine catturata con l'Iris Earthquake Browser e dove i terremoti contrassegnano il fronte di sovrascorrimento: è la linea più a nord, quella che delimita il Longmen Shan. Una seconda linea corrisponde ad un'altra zona sismicamente attiva che forma l'altro lato del bacino del Sichuan.
In questo bacino ci sono delle città piuttosto grandi, fra le quali Chengdu (in cui abitano oltre 10 milioni di persone). 
È evidente che in quell'area il rischio sismico è elevatissimo, sia per l'intensità che le scosse possono raggiungere che per il numero delle persone che possono rischiare la vita.



 




domenica 14 aprile 2013

Il Belpaese degli scientificamente ignoranti: crediti formativi per un incontro con Giuliani, quello che dice di prevedere i terremoti (ma non li prevede)


Tutti i giorni noi di “Dibattito Scienza” sentiamo e leggiamo castronerie immense dal punto di vista scientifico. Sui giornali, in televisione, da parte della classe politica e dirigente. Ormai in qualche modo siamo assuefatti ma questa che vi raccontiamo ora è un po' troppo grossa e dimostra come nel nostro Paese un apprendista stregone vale più degli scienziati:  Capito perchè siamo un Paese in crisi e con i “cervelli in fuga”?
Il 19 aprile si terrà a Frascati un incontro dal titolo “È possibile prevedere i terremoti?”. Questo evento, organizzato da Italia Nostra e da una associazione della galassia “decrescita felice e dintorni” prevede nientepopòdimeno che la presenza di Giampaolo Giuliani, l'apprendista stregone che millanta di prevedere i terremoti con le emissioni di radon. Un personaggio del genere merita sicuramente un altro oratore degno di lui ed infatti ci sarà Leonardo Nicoli, che della “Fondazione Giuliani” è direttore. Per chi non lo sapesse la “Fondazione Giuliani” persegue (perseguirebbe?) la “ricerca sperimentale dei precursori sismici e vive grazie ai contributi di privati (almeno sperando che nessun ente pubblico la sponsorizzi) ed è una entità a cui si può dare il 4 per mille.

Già lasciare parlare di una cosa così delicata uno che si muove nettamente al di fuori della comunità scientifica lascia quantomeno “perplessi”. Ma leggere che gli studenti che interverranno riceveranno dei crediti formativi è decisamente troppo.


Allora abbiamo deciso di scrivere una lettera (di cui io sono uno dei principali autori) che apparirà in molti siti e molti blog  e che vi invito a sottoscrivere e a diffondere il più possibile. Per sottoscriverla potete mandare una mail  al seguente indirizzo: 
petizionegiuliani@outlook.com 

Possibilmente entro le 13 di lunedì 15 aprile.

Ai signori Dirigenti Scolastici e Consigli di Classe:

Istituto Tecnico Industriale “E. Fermi” – Via Cesare Minardi 14 – Frascati
Istituto Professionale per i Servizi Commerciali “M. Pantaleoni” – Via B. Postorino 27 – Frascati
Liceo Classico “Marco Tullio Cicerone” – Via Fontana Vecchia 2 – Frascati
Istituto Tecnico Commerciale “Michelangelo Buonarroti” – Via Angelo Celli 1 – Frascati
Liceo Scientifico “Bruno Touschek” – Via Kennedy – Grottaferrata
Scuola Superiore “Giovanni Falcone” – Via Garibaldi,19 – Grottaferrata
Scuola Superiore “San Nilo” – Piazza Marconi, 7 – Grottaferrata
Istituto Salesiano Villa Sora - Via Tuscolana, 5 - Frascati

e, per conoscenza:

Italia Nostra – Settore Educazione al Patrimonio - educazioneformazione@italianostra.org

Oggetto: Crediti formativi per conferenza Giampaolo Giuliani

Egregi Signori,

scriviamo per richiedere una vostra presa di posizione in merito all’evento del titolo “È possibile prevedere i terremoti?”, che si terrà il 19 Aprile a Frascati. Questo evento prevede la presenza di Giampaolo Giuliani, che ha recentemente fatto parlare di sé perché sostiene di poter prevedere i terremoti osservando le emissioni di radon, affiancato da Leonardo Nicoli, direttore della Fondazione Giuliani.

Dobbiamo con rammarico osservare che un’associazione meritoria, Italia Nostra, offra il proprio patrocinio a un evento in cui un signore che si muove all’esterno della comunità scientifica può liberamente divulgare le sue opinabili ipotesi su un tema alquanto delicato e sensibile, il tutto senza alcun contraddittorio. Certamente ognuno ha il diritto di esprimere le proprie opinioni, il rammarico nasce dalla perentorietà di certe affermazioni del signor Giuliani, che non risultano a tutt’oggi verificate (vedi approfondimento allegato), diffuse sull’onda emotiva in un paese che negli ultimi anni ha avuto a che fare con eventi sismici particolarmente distruttivi. Il rammarico si trasforma però in sdegno nell’apprendere che la partecipazione a questo incontro verrà considerata come credito formativo per gli studenti, nonostante non ci sia alcun riconoscimento ufficiale delle idee del Sig. Giuliani, né da parte del MIUR né da parte di altri Istituti che si occupano di territorio, a qualunque titolo.

Una cosa che vorremmo fosse insegnata agli studenti è che qualunque teoria riguardante fenomeni naturali deve umilmente sottoporsi al giudizio di tutti coloro che studiano, nei vari aspetti, questo stesso fenomeno (peer-review). Questo giudizio dovrà avvenire attraverso procedure standard, che non possono prescindere da metodologie condivise di indagine; dall’elaborazione di ipotesi e previsioni potenzialmente verificabili; da adeguata pubblicazione dei risultati sperimentali; dal controllo di esperti indipendenti; dalla verifica sperimentale indipendente delle ipotesi formulate, ecc.

L’insieme di queste procedure non è un capriccio di qualche fantomatico establishment; al contrario, queste regole hanno lo scopo di garantire una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Esse costituiscono il metodo scientifico, che si è andato costruendo nel corso dei secoli con il contributo di tutti coloro che si occupano di Scienza e di Conoscenza, nella consapevolezza che la conoscenza scientifica ha come giudice unico la Natura stessa, non un’autorità terrestre, non sicuramente l’opinione pubblica. Chi si colloca al difuori di queste pratiche collaudate – che, proprio in virtù del fatto di ammettere la possibilità di errore, forniscono gli strumenti per individuarlo e correggerlo – si colloca al di fuori del mondo della scienza.

Purtroppo – e l’esame delle cause sarebbe lungo è complesso – in questi ultimi anni in Italia stiamo assistendo al fiorire di sedicenti “ricercatori indipendenti” in vari campi del sapere; personaggi che si fanno vanto dell’essere “emarginati dalla scienza ufficiale”, e trovano così la maniera di diventare noti all’opinione pubblica, propugnando fantomatiche “scoperte eccezionali”, rifiutate a causa di chissà quali indegni complotti. Questi venditori di illusioni giocano spesso con la sofferenza delle persone, e trovano chi li sostiene per meri interessi politici, ideologici od economici.

Contemporaneamente viene sottovalutato, non finanziato, ostacolato il lavoro di tanti ricercatori seri (spesso precari e malpagati) la cui colpa è quella di non far parte del grande circuito mediatico, di non “far notizia”. Il vero scandalo non è il presunto ostracismo verso Giuliani o quelli come lui: il vero scandalo è che l’Italia destina sempre meno risorse alla ricerca seria, all’Università, all’Istruzione, mettendo una seria ipoteca sul nostro futuro come nazione sviluppata e costringendo molti dei nostri ingegni più brillanti a trasferirsi all’estero. Dare legittimità agli outsider come Giuliani di certo non aiuta a muoversi in questa direzione.

In conclusione chiediamo a tutti voi, Dirigenti Scolastici e Docenti, di dare la massima visibilità a questo documento e di non riconoscere, in sede di consiglio di classe, crediti formativi a fronte della presentazione dell’attestato di frequenza all’evento. Possiamo suggerire, in alternativa, la partecipazione all’incontro "La previsione dei terremoti: tra miti e realtà" di Warner Marzocchi, direttore di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – INGV, che si terrà il 18 aprile ore 16-18 presso il Dipartimento di Fisica, Università la Sapienza, Aula Amaldi.

Ci auguriamo, ove possibile e compatibilmente con il carico didattico, che quanto scritto funga da stimolo per aprire una discussione con gli studenti sull’importanza di una corretta e rigorosa informazione scientifica.

Distinti saluti.

Marco Fulvio Barozzi, blogger scientifico e insegnante
Luca Di Fino, ricercatore TD Dip. Fisica, Università Tor Vergata
Aldo Piombino, blogger scientifico

E queste sono le prime firme:

Simone Angioni, chimico, Università di Pavia, Segretario Associazione Culturale Scientificast
Marzia Bandoni, esperta e-learning
Martino Benzi, ingegnere
Paolo Bianchi, blogger scientifico, Associazione Culturale Scientificast
Marco Casolino, Primo Ricercatore INFN e Dip. Fisica, Università Roma Tor Vergata
Pellegrino Conte, professore associato di Chimica Agraria, Università degli Studi di Palermo
Carlo Cosmelli, docente di Fisica, Dipartimento di Fisica, Università Roma Sapienza
Marco Ferrari, giornalista scientifico
Mario Genco, Dibattito Scienza
Milena Macciò, Dibattito Scienza
Silvano Mattioli, Dibattito Scienza
Marco Messineo
Silvia Onesti, Elettra-Sincrotrone Trieste
Daniele Oppo, cronista free lance e blogger.
Giuseppe Perelli, studente di dottorato in Scienze Computazionali e Informatiche
Lisa Signorile, biologa e blogger scientifica.
Fabrizio Tessari, Dibattito Scienza
Luca Vanini, studente in Ingegneria Meccanica
Bruna Vestri, blogger
Veronica Zaconte, fisico

Un breve approfondimento

Le idee di Giampaolo Giuliani non sono così originali e rivoluzionarie come certa stampa afferma: sulle relazioni fra emissioni di radon e terremoti ci sono diversi studi in molte aree sismiche del mondo, da Taiwan all'Islanda, passando per la California. Tutte le principali riviste scientifiche specializzate ne hanno prima o poi parlato. Che non sia propriamente una novità lo dimostrano le prime tracce in bibliografia, che risalgono al 1967. In California il sistema fu usato regolarmente per un po' di tempo negli anni '70. Ci furono dei riscontri per un paio di eventi nel 1979, ma poi il metodo è stato sostanzialmente eliminato perché la sua affidabilità era scadente; per esempio, il terremoto di Landers del 1972 fu seguito un paio di settimane dopo l'evento da anomali valori del gas e nel 1981 ci fu un brusco innalzamento dei livelli nell'area di Los Angeles, ma non accadde nulla. A Taiwan, dove vi sono aree particolarmente idonee a questi studi, sia geologicamente che climaticamente, si sono registrati diversi episodi di correlazione tra radon e sismicità. Ad esempio, la sorveglianza della faglia di Chuko ha dimostrato un aumento delle emissioni di radon prima di eventi sismici lungo quella specifica faglia, ma ancora senza raggiungere una predizione degli eventi stessi in qualche misura soddisfacente.

Il problema è che questi studi hanno dato troppi falsi positivi mettendo in evidenza quanto poco il radon sia predittivo. Una previsione è valida quando funziona, cioè quando l'evento si verifica. Una previsione è sbagliata sia se prevede qualcosa che poi non avviene (falso positivo), sia quando non prevede qualcosa che invece avviene (falso negativo). Dire che prima o poi pioverà a Roma è sicuramente una previsione che sarà confermata dai fatti, ma non può considerarsi di certo rivoluzionaria, anche se basata su osservazioni condivise.

C'è poi una differenza fondamentale fra Giuliani e queste ricerche: tutte si basano sullo studio di una singola faglia, quando invece Giuliani parla genericamente di aree. Questo è un particolare di non trascurabile importanza: prevedere un terremoto significa fare un comunicato in cui si scrive che “circa il tal giorno alla tal ora si verificherà lungo quella faglia un evento di magnitudo n il quale provocherà uno scuotimento come da cartografia allegata”. Come si può definire l'area in cui vanno presi provvedimenti di protezione civile senza sapere quale faglia si muoverà?

Ricordiamo inoltre che Giuliani non ha mai realmente previsto nulla di significativo, come dimostra un video del Marzo 2010 preparato dai ricercatori dell’INGV, grazie al quale vengono messe in evidenza tutte le sue contraddizioni: infatti non riesce, nemmeno successivamente al tragico sisma che il 6 Aprile del 2009 colpì la città dell’Aquila, a fornire una informazione coerente sulla sua presunta previsione del terremoto. Anzi, risulta agli atti che una settimana prima del fatale terremoto aquilano voleva sgomberare Sulmona a seguito dell'evento di Magnitudo 4.0 che aveva colpito la cittadina il 29 marzo 2009. Insomma, si prevede pioggia a Frascati e poi aprono gli ombrelli a Ladispoli. Che previsione è?

Siamo convinti che la ricerca sui segnali premonitori dei terremoti sia importante, ma debba essere condotta contesti davvero affidabili, non certo sull’onda dell’emotività o della personalizzazione. Siamo tuttavia altrettanto certi che in un paese come il nostro sia più importante investire nella prevenzione, con una adeguata gestione del territorio e con norme e controlli più stringenti sul patrimonio edilizio. La lezione ci viene dal Giappone, paese con sismicità anche superiore alla nostra: costruire in maniera corretta e nei luoghi corretti vuol dire anzitutto abbattere drasticamente la perdita di vite umane, anche in caso di forti terremoti, oltre a ridurre sensibilmente i costi per la ricostruzione post-sismica. Certo che ci vogliono precise scelte politiche, e all’orizzonte non si vedono segnali confortanti.


giovedì 11 aprile 2013

18 aprile Cafferenza "Il meteorite ed il Vulcano - come si estinsero i Dinosauri"


La settimana prossima, giovedì 18 aprile, parlerò delle ricerche sull'estinzione di massa della fine del Cretaceo (quella dei dinosauri e delle ammoniti, per intenderci). L'evento sarà una “Cafferenza” cioè una conferenza organizzata dall'associazione “Caffè – Scienza“ di Firenze, alla fine della quale ci sarà lo spazio per un piccolo dibattito.
Il titolo è “Il Meteorite ed il Vulcano – come si estinsero i Dinosauri”. Il 18 Aprile alle 21 alla Biblioteca delle Oblate in via dell'Oriuolo a Firenze. 

Chi mi segue sa che mi sono spesso occupato delle estinzioni di massa, perchè sono molto interessato alle relazioni fra storia della Vita sulla Terra ed eventi geologici e climatici (per esempio ora sta uscendo ora un mio articolo sull'influenza che eventi climatici e geologici hanno avuto sull'evoluzione dei Primati).

Nonostante siano quasi tutti estinti, i dinosauri sono uno dei gruppi di animali più noti, anche più di molti gruppi viventi, ma siccome c'è un po' di confusione su quali animali siano da considerare Dinosauri e quali no farò una breve introduzione per capire le relazioni fra loro e gli altri vertebrati terrestri (in special modo con gli altri rettili mesozoicii e con i “dinosauri” oggi viventi, gli Uccelli). Poi parlerò della storia delle ricerche sull'estinzione dei simpatici rettiloni da quando le loro ossa sono state scoperte per la prima volta e del senso di frustrazione del mondo scientifico che non riusciva a capire come diavolo i dinosauri si fossero estinti: c'erano parecchie idee in giro, dalle più serie alle più bislacche.

Alla fine degli anni '70 il gruppo degli Alvarez a Berkley riprendendo un'idea degli anni '50 proposero l'ipotesi del meteorite a causa della quantità di Iridio presente nei sedimenti conosciuti dell'epoca: Gubbio e Stevns Klint (Danimarca). Finalmente una spiegazione con una certa credibilità! 
E per 10 anni scienziati americani hanno cercato il cratere con alterne fortune, fino a quando succede una cosa incredibile: un giornalista mise in contatto Alan Hildebrand che cercava il cratere nella zona dei Caraibi con un geofisico, Glen Penfield, che aveva descritto il cratere dello Yucatan ben 10 anni prima! Nacquero quindi i primi lavori che indicavano nell'impatto dello Yucatan l'origine della catastrofe, con un respiro di sollievo da parte del mondo scientifico (della serie: “ragazzi, meno male che finalmente si è risolto questo inghippo”).
Non solo, ma iniziarono le ricerche dei crateri responsabili delle estinzioni precedenti.

Però fu dimostrato quasi subito che la crisi al K/T non è stata frutto di un problema “puntuale” come un impatto meteoritico ma il risultato di una serie di problemi che hanno provocato imponenti variazioni climatiche, delle quantità di Ossigeno e Biossido di Carbonio nelle acque oceaniche, dei rapporti isotopici di parecchi elementi, come Carbonio, Ossigeno e Stronzio e del livello marino. Inoltre sopra agli ejecta dell'impatto in una perforazione nello Yucatan ci sono oltre 100 metri di sedimenti del Maastrichtiano superiore.
Quindi il cratere è un po' più vecchio del K/T, diciamo 300.000 anni.

Analizzando il minimo comun denominatore delle estinzioni di massa fu notato che sono tutte contemporanee a una attività vulcanica particolare, la messa in posto in poche centinaia di migliaia di anni su aree continentali di immense quantità di lave basaltiche, chiamata "Large Igneous Provinces". Come fu notato che strati neri ricchi di materia organica come quello del K/T sono contemporanei alla messa in posto di serie vulcaniche analoghe a quelle depositate in corrispondenza delle estinzioni di massa, con la differenza che in questo caso i magmi sono messi in posto sui fondi oceanici. E in associazione a questi eventi magmatici ci sono pure momenti ad alto tasso di estinzione per lo più limitati alla vita marina.

E il K/T?
Anche il K/T è contemporaneo alla messa in posto di una Large Igneous Province: i trappi del Deccan, in India. Oggi si è capito che la causa scatenante dell'eruzione sono i gas emessi dall'attività vulcanica.
E quali sono i gas principalmente emessi? Vapore acqueo, CO2 e SO2.
Quindi niente meteoriti per le estinzioni di massa, ma eruzioni vulcaniche

La faccenda ha un triste risvolto anche per l'umanità: noi abbiamo una storia di 200 anni di emissioni, molto meno delle centinaia di migliaia di anni di durata delle Large Igneous Provinces.
Ma le emissioni antropiche annuali sono maggiori, molto maggiori, delle emissioni di  CO2 SOdovute alla attività delle LIP.
E il disegno nell'ultima slide di un dinosauro con il cartello “pentitevi, il Terziario è vicino” rappresenta un forte monito per l'umanità a limitare le emissioni dovute all'impiego dei combustibili fossili.

Alcuni disegni accompagneranno la presentazione, opera di Margherita Borrani, una giovane (e brava!) disegnatrice. Ci piacerebbe in futuro fare un po' di divulgazione scientifica insieme.
C'è qualche editore che si offre?

ps: per chi non verrà e vuole lo stesso vedere la conferenza, qualche giorno dopo dovrebbe essere disponibile il video sul sito di caffè-scienza

giovedì 4 aprile 2013

Non solo dovete togliere i sussidi alla produzione di combustibili fissili, ma dovete addirittura tassare i carburanti. Parola del Fondo Monetario Internazionale!


L'ultima presa di posizione contro l'uso dei combustibili fossili viene, apparentemente in maniera sorprendente, dal Fondo Monetario Internazionale. Ma facendo attenzione, il FMI è preoccupato per le ricadute sulla economia mondiale dei cambiamenti climatici (o, meglio, per la parte, massiccia, del fenomeno da addebitare a cause antropiche) e vuole proprio focalizzare l'attenzione sui costi indiretti oggi non quantificati dell'uso dei combustibili fossili. Il problema fondamentale è che se si ragiona sull'ottica economica dell'”oggi” si continua così. Quindi devono essere gli Stati a cercare un ragionamento sul “domani” intervenendo anche con la leva fiscale nei confronti dell'uso dei combustibili fossili.

La media di febbraio della quantità di CO2 in atmosfera all'Osservatorio del Mauna Kea è stata di 396 parti per milione, un livello semplicemente pazzesco: solo nel 1950 eravamo a 310 e nel 2000 a 370. Dal 1950 quindi il CO2 atmosferico è aumentato di quasi il 30%. 
La necessità di fare qualcosa pare ragionevolmente ovvia. Eppure la maggior parte dei cittadini statunitensi continua a non pensare che l'umanità con l'uso dei combustibili fossili stia modificando il clima. Altri ritengono che il Global Warming sia una cosa positiva, pere sempio parecchi cittadini dell'Alaska. La famosa battuta che “se una volta c'erano le palme in Alaska vuol dire che non sarebbe un problema il loro ritorno”, in special modo fatta da persone secondo le quali la Terra ha poche migliaia di anni fa paura per l'ignoranza bestiale. 
A casa nostra non è che si stia meglio, con una classe politica ed economica dalla mentalità radicata negli anni '60. 
Oggi un inaspettato contributo a favore di politiche più rispettose dell'ambiente viene nientepopodimenochè dal Fondo Monetario Internazionale, il quale raccomanda a tutte le Nazioni, dagli USA a quelle più povere una diversa politica della tassazione in campo energetico.

La vicenda dei gas-shales in USA ha, fra le tante negatività di cui mi sono occupato più volte, un risvolto positivo: l'uso a scopi energetici di gas metano che in termini di emissioni di gas – serra è sicuramente meglio del carbone, il cui consumo sta diminuendo (e che comunque le aziende minerarie USA cercano di esportare, per esempio verso la Cina). Resta il fatto che sarebbe meglio non consumare manco quello, ma vabbè... è evidente che pensare di smettere improvvisamente di usare i combustibili fossili è utopistico.
Un'altro aspetto da cui non si può prescindere è che il settore energetico è quello che muove più denaro, non solo in Italia dove l'ENI è la più grossa azienda nazionale e quindi ha un potere enorme. Circa un anno fa scrissi per “Human Evolution”, la rivista dell'International Institute of Humankind Studies, un articolo sui legami fra lobby del petrolio ed antievoluzionismo in USA (ma anche a casa nostra, vedi la Moratti...) che ho riassunto in questo post.

Oggi interviene sulla vicenda il Fondo Monetario Internazionale, una istituzione mica da poco. Dirigenti e tecnici del FMI hanno studiato le ricadute economiche devastanti del massiccio e talvolta sconsiderato ricorso ai combustibili fossili, componente antropica preponderante fra le cause del riscaldamento globale in atto. Per questo afferma che gli stati debbano “essere più aggressivi nello sviluppare nuove tasse sull'energia ma soprattutto politiche di prezzo (per il consumatore finale, NdR) che tengano conto di quanto realmente costa l'utilizzo dei combustibili fossili, comprese le loro esternalità”.
In altre parole si chiede di quantificare il costo reale per la collettività mondiale dell'uso troppo massiccio dei combustibili fossili in termini di inquinamento, salute e cambiamenti climatici (innalzamento delle temperature e conseguenze su piovosità, numero e qualità dei cosiddetti “eventi estremi”, possibili migrazioni dai territori in progressivo inaridimento). L'aumento dei costi dei combustibili fossili avrebbe anche un riflesso sui “consumi inutili” (ahi, quanti ce ne sono...).

Non solo, ma il FMI fa notare che a causa dei prezzi che non tengono conto degli effetti collaterali, molte risorse vengono sottratte per rispondere ad emergenze ambientali ad un uso del denaro che sarebbe più consono (salute, istruzione, pubblico trasporto e – pensando al caso italico – pensioni) e che sempre più risorse verranno sottratte in futuro a causa dell'aumento nella frequenza dei fenomeni estremi. Vogliamo un esempio pratico? I costi per la collettività delle alluvioni del novembre 2012, innescate da una temperatura anomalmente alta delle acque del Mediterraneo. O, per gli USA, i problemi ed i costi del recente uragano Sandy.

Pertanto viene raccomandato di tenere conto di questi fattori anche e soprattutto nei nuovi programmi di investimento.

Il FMI quantifica per gli USA la necessità di una tassa di 1.40 $ al gallone di gas, che tradotta in Euro e unità di misura europee – o, meglio, internazionali! – vale poco meno di 30 centesimi al litro e che costerebbe 1.400 $ a testa ad ogni cittadino statunitense. Oggi mentre scrivo il costo al consumatore del gas è circa 3.50$ al gallone: applicando quella tassa ora come ora significherebbe aumentarne il prezzo del 40%!. Non è davvero poco, è da un punto di vista elettorale drammatico, ma rende una percezione discreta del problema.

Per dire queste cose scendono in campo i pezzi da novanta dell'organizzazione, come David Lipton che nel Fondo non è un personaggio qualunque, ma ne è il primo vicedirettore generale: ebbene, Lipton sostiene che è l'ora di togliere sussidi a chi produce combustibili fossili (ci sono tante nazioni che invece lo fanno, compresi gli USA). Anche oggi in Gran Bretagna si discute sulla defiscalizzazione degli utili conseguiti con lo sfruttamento dei gas-shales (in pratica si vuole sussidiare il fracking).

In Europa si deve segnalare una sensibilità piuttosto variabile al problema: i Paesi Scandinavi e la Germania stanno facendo parecchio. Addirittura ci sono delle città come Goteborg che fanno dell'efficienza energetica la politica fondamentale.
Si deve notare come, sostanzialmente, dove ci sono politiche volte alla riduzione degli sprechi e all'uso di sistemi che meno influenzano negativamente l'ambiente, la “green economy” ha permesso la creazione di nuovi posti di lavoro


In Italia invece, siamo più “americani” e spreconi.
Per esempio si protesta per il prezzo della benzina troppo elevato. Ebbene. Sarebbe molto simpatico invece che si usasse meno benzina e si ricorresse maggiormente al trasporto pubblico (almeno chi può, ci sono delle condizioni in cui il ricorsa al mezzo privato è necessario).... Faccio l'esempio di città come Firenze, dove muoversi in auto è difficilissimo, eppure “tutti” lo fanno impiegando ore nel traffico urbano a velocità inferiori a quelle possibili.... in bicicletta! Un massiccio ricorso al mezzo pubblico (fatto salvo ovviamente casi in cui non è possibile e sono parecchi) non solo migliorerebbe l'ambiente ma anche la bilancia commerciale e le nostre tasche.
Sarebbe l'ora di finirla di fare 2 kilometri in auto per recarsi al lavoro, magari in una bella giornata, e poi la sera andare in palestra per fare esercizio fisico....

Ma soprattutto nel nostro Paese c'è l'equazione costi ambientali = prezzi più alti

Secondo il FMI un'equazione come questa è profondamente sbagliata perchè appunto non si tiene conto dei danni ambientali.
E infatti noto come in Italia si continui a con la politica del “volete il lavoro o volete l'ambiente?” (emblematico al riguardo il caso – Taranto).
Invece non si tiene conto che una politica di questo genere, “vecchia” e ancorata al periodo del boom economico non ci porterà da nessuna parte.
Purtroppo in Italia il termine Green Economy è inteso solo come “pannelli solari”, ma è anche altro, per esempio diminuzione dei rifiuti industriali anche, cito 2 esempi a caso, attraverso il loro riciclaggio oppure con la massiccia sostituzione di documenti cartacei con quelli informatici (si evita non solo il consumo di carta, ma pure il trasporto della stessa e lo smaltimento finale).

Come ho detto nell'introduzione, il problema è difficile perchè un cittadino e un'azienda vedono i costi “di oggi”: il cittadino ovviamente ha il problema di “arrivare alla fine del mese” e l'azienda altrettanto ovviamente deve “perseguire l'utile economico”. 
Ovviamente un aumento nella tassazione dei prodotti energetici non va certo in questa direzione. Però quello che oggi ti costa 10 in futuro creerà costi per 50 o 100 sarà un problema sia per il cittadino che per l'azienda, che si troveranno alle prese con uno Stato che dovrà spendere di più per rimediare ai danni che, ad esempio, in assistenza sociale per i cittadini o contributi per ricerca e sviluppo per le aziende.

Alla Politica spetta il compito di governare questi processi pensando soprattutto al futuro, specialmente di chi non è ancora nato e che vivrà in un mondo molto difficile. Già oggi le proiezioni sulla speranza di vita danno per certi Paesi una diminuzione futura rispetto ai valori di oggi. È molto grave e bisogna correre ai ripari.
Ma, aggiungo, una politica del genere è assolutamente impopolare e da noi si ragiona nell'ottica delle prossime elezioni, locali nazionali od europee che siano, quindi nell'ottica al massimo dei 12 mesi. 
Difficile andare in quella direzione....