lunedì 16 luglio 2012

I terremoti del Tirreno divisi per profondità

Il 12 luglio 2012 c'è stata una scossa di terremoto nel Tirreno a largo di Napoli, ad una profondità di oltre 400 km. La Magnitudo, a seconda delle fonti, varia tra 3.9 e 4.1 e, sempre secondo le fonti, la profondità varia tra i 405 e i 480 kilometri. Non è una cosa inusuale. Però la distribuzione dei terremoti nel Tirreno, tra Campania, Calabria e Sicilia è piuttosto interessante.
Vediamo queste carte, ottenute tramite l'Iris Earthquake Browser, un tool geofisico fra i più interessanti che si trovano on-line. Si parla - da un punto di vista temporale - degli ultimi 30 anni
La prima carta fa vedere la sismicità superficiale o, insomma, entro i primi 50 km di profondità. I pallini blu si riferiscono ad eventi profondi oltre 33 km, quelli viola invece a tutti gli eventi più superficiali di 33 km.
Si vede bene la sismicità allineata lungo la costa campana e calabrese, mentre in Sicilia la fascia principale "esce" dalla terraferma nella zona del Golfo di Patti , attraverso le Eolie, giunge fino oltre Ustica. Si tratta di una fascia  larga una trentina di km. Ci sono altre aree interessate, per esempio davanti alla costa calabra settentrionale.


Veniamo alla seconda carta e andiamo tra i 50 ed i 100 km di profondità. Le scosse in blu sono profonde meno di 70 km, quelle in verde più di 70 km.
La sismicità in questo caso è meno diffusa e si concentra più che altro (ma non esclusivamente) nel mare davanti alle coste calabre. Vedete comunque che in generale le posizioni dei sismi sono diverse rispetto a quelle della cartina precedente.



Scendiamo ancora più in profondità, tra i 100 e i 200 km. Le scosse in verde hanno una profondità minore di 150 km, quelle in giallo sono ad una profondità superiore ai 150 km. Vediamo un addensamento sempre al largo della Calabria Meridionale che più o meno non differisce molto come distanza minima dalla costa rispetto alla classe 50 - 100 km. Dall'altro lato invece alcuni epicentri sono un pò più a largo che nella classe precedente e arrivano fino alle Eolie, e terminano bruscamente in corrispondenza della linea che congiunge Patti a Taorimina, linea conosciuta anche come "Linea di Vulcano" o "zona di faglia di Tindari". questa linea divide l'Arco Calabro - Peloritano ad Est dalla Catena Siculo - Maghrebide a Ovest e in qualche modo prolunga verso Nordovest la "Scarpata Ibleo - Maltese". Non conosco bene la situazione ma immagino che non sia un caso in quanto questa linea corrisponde ad un 


La prossima carta mostra gli epicentri dei terremoti avvenuti a profondità compresa fra i 200 e i 300 km. Ferma restando una grande quantità di epicentri a largo delle coste Calabre Meridionali, in questa classe di terremoti è molto evidente come la fascia si allarga molto verso Nord, raggiungendo il confine con la Campania  mentre verso Sud  non presenta episodi significativi nella zona del Golfo di Patti




La fascia in cui si addensano gli epicentri dei terremoti originatisi tra 300 e 400 kilometri di profondità è decisamente diversa: si estende ancora di più verso Nord, fino alla zona di Napoli ma, soprattutto, è molto più ad ovest delle fasce precedenti. Si nota anche come gli eventi si facciano sempre meno numerosi.




Ed ora arriviamo ai terremoti più profondi, quelli che si originano sotto i 400 km. Come si vede in questa classe di profondità gli eventi sono quasi tutti ad Est di una linea ideale che scende a sud da Napoli, mentre nel caso precedente sono quasi tutti ad Est di questa linea.

Si vede quindi che sotto il Tirreno la posizione dei terremoti varia a seconda della profondità, con un trend in direzione Ovest: più sono profondi più tendono a trovarsi verso Ovest.
Vediamo perchè.
Difficile, molto difficile, che si scatenino terremoti nel mantello terrestre. I terremoti profondi avvengono infatti in zone di crosta che stanno scendendo sotto il mantello.E infatti dovunque ci siano zone di subduzione vengono registrati terremoti profondi.
E questo è anche il caso del Tirreno, dove la crosta dello Jonio scende all'intern del mantello. Quindi in superficie, grazie a questi terremoti, vediamo più o meno  la profondità a cui è in quel punto la zona di subduzione.
Nel Tirreno questo piano è fortemente inclinato fino ad un certo punto, poi, a 350 - 400 km di profondità si inclina molto meno e la posizione totalmente diversa dei terremoti più profondi è una evidente traccia di questo. Lo vediamo nella figura qui accanto, tratta da "Neogene and Quaternary rollback evolution of the Tyrrhenian Sea,the Apennines, and the Sicilian Maghrebides", un articlo di Gideon Rosenbaum and Gordon S. Lister pubblicato nel 2004 sulla rivista "Tectonics".