mercoledì 1 febbraio 2012

Nel minimo di attività solare la Terra si è riscaldata ancora di più: un'altra evidenza degli effetti del CO2 atmosferico

Non ci sono dubbi che in questo momento ci sia un riscaldamento globale in atto. Troppi segnali ce lo stanno dicendo: spessore dei ghiacci nell'Artico, crisi di molti ghiacciai non dovuta ad una mancanza di precipitazioni, spostamento verso latitudini più settentrionali della distribuzione di specie animali e vegetali, mutamenti nella quantità e nella distribuzione delle precipitazioni etc etc. Il dibattito sul clima è troppo ideologizzato mentre la cosa va affrontata solo ed esclusivamente in base ai dati scientifici. E gli ultimi dati della NASA confermano che la quantità di gas – serra è il fattore oggi più importante per la regolazione delle variazioni nelle temperature globali.

Negli ultimi 300 milioni di anni di storia della Terra l'unica costante da un punto di vista climatico è stata.... la variabilità dello stesso: ritmi e direzioni dei cambiamenti sono stati piuttosto irregolari, talvolta repentine, anche se dal Giurassico in poi in generale le temperature globali sono in diminuzione, pur con picchi nella direzione opposta, come al passaggio Paleocene – Eocene. Si potrebbe parlare a lungo di questo ma lo farò in futuro. Da queste osservazioni consegue l'ineluttabilità di tali cambiamenti, anche senza intervento umano e anche in tempi straordinariamente brevi: finalmente oggi anche gli storici stanno arrivando alla conclusione che la storia umana, persino negli ultimi secoli, sia stata parecchio influenzata dal clima. Capire cosa influenza il clima terrestre e come lo fa è fondamentale per capire cosa ci aspetta e soprattutto se e quanto le attività umane stiano modificando il clima.

Sul riscaldamento in atto c'è un dibattito fra chi sostiene che il fenomeno sia dovuto a cause naturali e quanto a cause antropiche e quali possano essere le sue conseguenze. Annoto che, statisticamente, i climatologi propendono praticamente tutti per la seconda ipotesi, mentre in generale la prima è sostenuta da un numero peraltro esiguo di scienziati che militano in vari campi, ma generalmente non sono di estrazione climatologica. Già questo farebbe pensare, ma il fatto è che il dibattito in materia è complicato dalla pesante impronta di una delle cose più deleterie per la Scienza, l'ideologia. Quando l'ideologia pretende di influenzare la Scienza cercando di dirigere i risultati in una certa direzione, riportando solo i dati favorevoli ad una ipotesi omettendo o dando poca importanza a quelli che la contraddicono, non viene mai nulla di buono e se c'è un dibattito ideologizzato è quello sul clima. 

Infatti quello che colpisce gli osservatori neutrali che vogliono solo informarsi leggendo i risultati delle ricerche è che spesso chi produce questi studi non li esegua in maniera rigorosa ma perchè a priori vuole dimostrare la sua tesi: i sostenitori della natura antropica del riscaldamento cercano conferma alla loro ipotesi, così come lo fanno in senso inverso i sostenitori della origine naturale di questo fenomeno. L'impronta dell'ideologia è tale che non c'è unanimità sulla questione solo per ragioni politico – economiche (gli interessi in campo petrolifero e settori vicini).
La celebre carota Vostok, prelevata nel ghiaccio antartico conferma la stretta connessione fra quantità di CO2 e Metano presenti in atmosfera con le temperature globali. Per l'appunto questi sono fra i gas che in maggior quantità le attività umane immettono in atmosfera; immissioni che purtroppo avvengono in un periodo della storia del nostro pianeta in cui la loro concentrazione naturale è straordinariamente bassa: se la stessa quantità fosse stata immessa 5 milioni di anni fa nel Pliocene, quando i valori di CO2 erano quadrupli di quelli attuali l'incidenza delle emissioni antropiche sarebbe stata inferiore: aggiungere 5 pere ad un cestino che ne contiene 10 significa aumentare il contenuto del cestino in una percentuale molto maggiore rispetto alla stessa aggiunta in un cestino che ne contiene 40.

Un fenomeno che influenza il clima sulla Terra è ovviamente la radiazione solare ed è riconosciuto che nella Piccola Era Glaciale avvenuta tra il XIV e il XIX secolo il Sole tra il 1300 e il 1830 sia stato un pochino più “pigro” di quanto lo sia dal 1830 ad oggi; ogni tanto c'è chi attribuisce ad eruzioni vulcaniche la causa dello scatenamento del fenomeno ed è possibile che siano state una concausa, ma sicuramente una concausa minore: l'astronomia solare evidenzia come il picco del freddo sia corrisposto ad un minimo di attività solare, noto come “minimo di Maunder” (vediamo qui a destre, tratto da wikipedia, il grafico del numero delle macchie solari, un segno qualificante dell'attività solare: più macchie ci sono, più forte è la radiazione emessa dalla stella.  Oggi il sole produce più energia di quanto abbia fatto fino a 200 anni fa e questo provoca un certo riscaldamento. Però è anche innegabile un apporto dei gas serra prodotti dall'attività umana

Diciamo che – quindi – ci sono oggi 2 trend, uno naturale ed uno antropico, dello stesso segno, ed è proprio per questo sia i sostenitori dell'origine antropica che quelli dell'origine naturale dei cambiamenti climatici riescono a trovare dati in loro favore. Allora, volendo a tutti i costi essere obbiettivi, bisogna capire in che percentuale si deve attribuire la situazione attuale a un l'uno o all'altro trend. È quindi urgente “deideologizzare” il dibattito sul clima in modo che si svolga in un sereno spirito di costruttività: la posta in gioco è il futuro dell'Umanità, anche perchè molti dei momenti difficili che il genere umano ha affrontato, hanno probabilmente una forte radice nei cambiamenti climatici. In questo quadro l'ultimo lavoro in proposito della NASA che non è certo né un'associazione ecologista né un cincirinella qualsiasi dimostra che i gas-serra sono una componente fondamentale del problema. Il tutto viene dimostrato attraverso lo studio del bilancio energetico terrestre generale.

Il bilancio energetico della Terra è il rapporto fra il calore che il pianeta riceve dal Sole e il calore che viene riflesso nello spazio: come è noto fa molto più freddo la mattina se la notte il cielo è stato sereno perchè non ci sono state nuvole che hanno riflesso di nuovo verso la superficie il calore assorbito durante il giorno grazie alla radiazione solare. Due componenti concorrono ad aumentare o diminuire il calore assorbito dalla Terra: la radiazione solare, che è la fonte primaria e la situazione atmosferica; i fattori che influenzano la radiazione in arrivo sono la quantità di calore solare e la eventuale copertura nuvolosa diurna che tende a assorbirla o a farla rimbalzare.
Nello studio del Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA è stata calcolata la differenza fra l'energia assorbita dal pianeta e quella riflessa nello spazio. Nel ciclo solare undecennale il cui massimo è previsto fra circa un anno e sarà secondo le proiezioni uno dei più deboli degli ultimi secoli, gli anni fra il 2005 e il 2010 hanno corrisposto ad un minimo nelle emissioni di energia da parte della nostra stella, ma – e questa è la cosa teoricamente strana – la percentuale di radiazione trattenuta è aumentata: nonostante che l'irradianza solare totale, l'energia prodotta dal Sole che raggiunge la Terra diminuisce di circa un decimo (e non è poco!) durante i minimi solari, in quest'ultimo ciclo il calore assorbito dalla Terra, cioè non riflesso nello spazio, è aumentato. Cioè il sole ha scaldato meno ma la Terra ha trattenuto più calore. È come se una pentola si sia riscaldata di più tenendo il fornello più basso: ci si potrebbe riuscire, ma cambiando qualcosa nella pentola stessa.
Perchè succede tutto questo? Semplice, perchè c'è qualcosa che influisce sul bilancio energetico terrestre più delle variazioni nell'attività solare e l'unica spiegazione che oggi può venire in mente (ed è piuttosto logica...) è l'accumulo in atmosfera dei gas – serra, in particolare del CO2. 

Si calcola che la CO2 nel 1825 avesse una concentrazione atmosferica di 256 parti per milione (0,00256 %), salita a 265 PPM nel 1850, a 313 nel 1950 e a 330 nel 1978; nel 2000 eravamo a 350, oggi siamo a 392. Significa che dal 1825 ad oggi il CO2 atmosferico è aumentato di oltre il 50%. Non poco...
Questo studio dimostra che il riscaldamento globale è principalmente dovuto all'attività umana e James Hansen, direttore del Goddard Institute for Space Studies, conclude che bisogna ridurre a non più di 350 parti per milione la concentrazione di CO2 atmosferica. Evito di riportare le previsioni sulla dinamica delle temperature ma da questi dati si capisce già la gravità del problema.

Allora, ragazzi... che si fa? Qualche tempo fa ho scritto un post sul massimo termico all'intervallo Paleocene – Eocene, causato da una violenta immissione di CO2 in atmosfera. Non è che il precedente di 55 milioni di anni fa sia tranquillizzante, visto quello che successe....

2 commenti:

Umberto ha detto...

Bel post, ti sei guadagnato un nuovo follower :-)

Aldo Piombino ha detto...

grazie. sono cose che fanno piacere