lunedì 7 marzo 2011

La vera storia dei reattori nucleari EPR (quelli che dovremmo installare anche noi)

Ringrazio la ASPO Italia, la sezione italiana dell'associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas per aver tradotto in italiano uno studio del professor Steve Thomas della Business School dell'Università di Greenwich (non quindi un “cincirinella” qualsiasi), piuttosto impietoso con i reattori EPR, quelli che in numero di 4 dovrebbero essere impiantati in Italia.
Il titolo è piuttosto esemplificativo: "EPR in crisi".
Il rapporto è lunghetto, 24 pagine e pieno di dati, sigle etc etc, per cui io vi passo il link per chi se lo volesse scaricare. Se vi fa comprensibilmente fatica leggerlo, potete accontentarvi di questo mio riassuntino con annessi commenti e analisi.

Dopo gli incidenti di Chernobyl e Three Mile Island il nucleare è andato un po' in crisi. Oltre ad una questione ambientale (chi vuole una centrale nucleare sotto casa dopo quegli incidenti?) altri aspetti hanno contribuito a diminuire molto l'interesse per questa fonte, almeno nel mondo occidentale:

- il primo quello delle scorie, di cui ho anche parlato qui e qui;
- il secondo è che la centrale nucleare non è modulabile: siccome non è possibile stoccare l'energia elettrica il sistema globale di produzione ne deve immettere tanta quanta ne serve al momento per cui la domanda non è costante e ci sono altri tipi di centrali come quelle termoelettriche più flessibili, coè che possono produrre più o meno energia secondo il bisogno. L'energia nucleare può quindi fornire una elettricità “di base” ma dovrà sempre essere supportata da altre fonti per sopperire alle variazioni della domanda. É altrettanto ovvio che questo aspetto riguarda Paesi che hanno già una certa capacitò nucleare, non il nostro, ed è alla base dei pochi ordini della Francia, in serve meno aumentare il “carico – base” ma piuttosto provvedere a fornire energia supplementare nei momenti di maggior richiesta
- il terzo è che a causa del costo inferiore dei combustibili fossili, l'energia prodotta con la fissione nucleare continua ad essere troppo cara e quindi, per poter produrre, le aziende elettriche necessitano di contributi da parte dei governi

In ogni caso il reattore EPR è stato progettato dopo quegli incidenti e rispetto ai precedenti è molto avanti soprattutto per la sicurezza in caso di incidenti: in caso di problemi un sistema assicura la “cattura” del nocciolo e la sua messa in sicurezza. I costi però sono ovviamente superiori rispetto a un reattore privo di questo dispositivo, circa del 15%.

Areva, la società produttrice, è una joint vernture fra la Framatome francese e la Siemens tedesca che hanno unito i loro sforzi. Per la cronaca nel bilancio 2010 Areva ha un utile di 800 milioni di euro, ma in parte ottenuto grazie alla vendita di un ramo d'azienda, quello dei trasporti del materiale. Non è un'azienda che gode di ottima salute, tutt'alltro (e lo dimostra la vendita di un “gioiello di famiglia”, perchè ancora di reattori EPR funzionanti ancora non ce ne sono. E non solo per l3e poche vendite, molto inferiori alle attese.

I guai sono iniziati subito perchè la EDF, l'Enel francese, ha nicchiato prima di ordinare nuovi reattori. Ufficialmente le motivazioni sono due: perchè con i consumi di base di energia che c'erano non sentiva il bisogno di nuove centrali nucleari e la proroga per altri 20 anni del funzionamento degli impianti esistenti.

Quindi il primo ordine di un EPR è stato fatto dai finlandesi nel 2003, con inizio della produzione di corrente previsto per il 2009 (e invece siamo ancora lontani dalla meta). Il secondo è venuto dalla Francia, Paese che con gli EPR vorrebbe avere la leadership assoluta mondiale nel settore, nel 2007, con previsto inizio della produzione nel 2010 (notare che EDF ha nei decenni precedenti comprato da Framatome ben 58 reattori!). Ci sono poi due reattori in costruzione in Cina, anche questi con alcuni ritardi sul programma previsto.

In Finlandia la situazione del sito di Olkikuoto è la seguente: il costo iniziale fu stimato in 3,3 miliardi di euro, un prezzo ritenuto “basso” ma utile per farsi pubblicità (però non basso rispetto agli intendimenti iniziali, quando si voleva un costo di circa 1000 dollari al kilowatt, qui siamo già a valori quasi doppi...). Adesso la stima dei costi è di circa 5,7 miliardi di euro che al cambio con il dollaro di 1,35 fa 4800 dollari al kilowatt installato, quasi 5 volte l'obbiettivo iniziale. In questo momento si parla di concludere i lavori nel 2013 (ammesso che si vada avanti) con un bagno finanziario per fornitore e/o cliente. C'è un contenzioso legale fra le due parti per l'aumento spropositato dei costi e, cito testualmente il rapporto, non è ancora chiaro se TVO (l'azienda elettrica finlandese) potrà sopravvivere finanziariamente qualora si dovesse fare carico di una significativa percentuale di tali costi

Quindi non si può dire che per adesso la Finlandia abbia fatto un buon affare....

Veniamo ora alla Francia: il costo previsto era inferiore ai 2800 dollari al kilowatt. Nel 2008 i lavori furono sospesi per problemi di qualità del cemento usato per la gettata (ogni commento è superfluo). Ci sono voci di grossi ritardi nel progetto mentre il costo ha ampiamente varcato la soglia dei 3.400 dollari al kilowatt.

In campo internazionale Areva non è stata con le mani in mano e dopo la Cina ha offerto il reattore EPR a diverse nazioni (Emirati Arabi Sudafrica, USA etc etc) ma per adesso non ha in corso ordini scritti, per le motivazioni più varie ma che si riducono a decisioni degli eventuali clienti ancora non prese, ordini finiti ad aziende concorrenti, coreane o giapponesi anche per un prezzo troppo alto (il primo problema è il costo dei sistemi di sicurezza dell'EPR, molto superiori per esempio a quelli del reattore coreano) o, come in Sudafrica, per successiva cancellazione dell'ordine. C'è poi il programma nucleare negli USA ma anche qui le cose sembrano andare piuttosto al rallentatore: un progetto è iniziato ma è attualmente fermo, gli altri sono ancora al palo. Quanto all'India, c'è un accordo per la costruzione di due centrali e fornitura di combustibile per 25 anni del dicembre 2010, ma nel comunicato di Areva non si ipotizzano date di inizio costruzione nè tantomeno di messa in servizio.

In questo periodo in Francia c'è la consapevolezza che l'EPR così com'è non abbia le possibilità di andare avanti senza grandi correzioni e Areva sta cercando soluzioni alternative addirittura con altri progetti.

Veniamo quindi ad alcune facili considerazioni:

1. è chiaro che ora come ora acquistare un reattore del genere non sembra essere proprio una idea geniale da un punto di vista squisitamente economico (senza parlare di aspetti diversi) e si capisce anche come mai il nostro governo stia per così dire traccheggiando anche in questo
2. pochissimi però stanno diffondendo queste notizie e la disinformazione è totale, sia fra i favorevoli (che se sanno come stanno le cose non possono pubblicizzare troppo questi aspetti) che fra i contrari, spesso più pronti a parlare emotivamente dei pericoli, ma spesso incapaci di comunicare qualcosa di scientificamente valido. Rimarco come purtroppo il famoso “forum sul nucleare” non è altro che uno strumento di chi “vuole” fortissimamente il nucleare in Italia e dal quale mi risulta essere stati rimossi post non in linea con le scelte - diciamo così - editoriali

In mezzo c'è l'Italia, con l'italiano medio al solito informatissimo sul grande fratello ma felicemente disinformato sui fatti reali, pronto a scontrarsi sulle idee senza però neanche sapere di cosa sta parlando e solo perchè l'hanno detto, a turno e secondo preferenza, Berlusconi, gli ambientalisti, la confindustria, i verdi, Fini, la TV o Bruno Vespa (PD assente sull'argomento, felicemente diviso come sempre).

1 commento:

Gianni Comoretto ha detto...

Non sono né nuclearista né antinuclearista. Vedo argomenti pro e contro il nucleare e non riesco a farmi un'idea definita. Invidio chi ha certezze, il nucleare è "male" e quindi non si fa, punto, o è la panacea a tutti i mali energetici.

Quelli contro, oltre alla gestione delle scorie, riguardano l'approvvigionamento dell'U235. Attualmente circa l'80% dell'uranio che consumiamo deriva da miniere, il resto deriva dallo smantellamento delle testate. E non mi sembra sia facile aumentare la produzione. Il picco di produzione dell'U235, a consumi attuali, e' previsto intorno al 2050.
Vero che è possibile sfruttare minerali a grado minore dell'attuale, ma i costi energetici di estrazione aumentano rapidamente e ad un certo punto non conviene più estrarre.

Facendomi pero' due conti sui dati dell'EPR nel documento ASPO, mi sembra di capire che anche un costo di impianto di 3-5 euro/watt, con fattori di utilizzo sopra il 90% e durate realistiche di 30-40 anni contribuiscono alla fine 1, 2 cent al massimo per kWh prodotto.