martedì 29 giugno 2010

notizie dalla blogosfera - 29 giugno 2010

Questa settimana la prima citazione d'obbligo è per Leucophaea. Il buon Marco F. ci parla di una questione interessante evolutivamente parlando e cioè mimetismo e farfalle, in particolare sui tanti occhi dipinti sulle ali dei simpatici lepidotteri. L'argomento prende spunto da una ricerca americana e in questo periodo mi sta molto a cuore visto che sono impegnato al giardino dell'orticoltura di Firenze proprio per un evento in cui dentro la magnifica serra del 1860 debitamente restaurata svolazzano decine di farfalle tropicali. 


Ole Nielsen invece si sofferma su una nuova ricerca secondo la quale c'è da revisionare il modello della “circolazione termoalina” degli oceani. A questo punto sulla questione ci capisco sempre meno....

Ed eccoci ad un post fotografico in cui Anthony Watts ha montato una serie di immagini satellitari si vede la calotta glaciale invernale e il suo disgelo nella zona di Barrow, in Alaska

Brian Romans di Clastic Detritus si occupa dei risvolti di una situazione di emergenza avvenuta in Texas nel 2002 quando ci fu la necessità di deviare il flusso di una diga. Il torrente velocissimo in 6 settimane erose il fondo del canyon fino a 7 metri di profondità. In questo caso si è evidenziato come alcune variazioni nella superficie terrestre possono essere incredibilmente rapide. Il problema è che i soliti creazionisti americani hanno ovviamente deciso che così si dimostrava che tutti i cambi debbano essere dovuti a catastrofi.
E questa è la scusa per parlare di uniformitarismo, anche attraverso un articolo che Steven Jay Gould scrisse nel 1965 a 24 anni.
Per confronto vorrei citare il mio post sul Missoula Flood, con il quale ho “fregato” il buon Fratus, uno dei creazionisti più simpatici che conosco

Un articolo uscito su PNAAS ha parlato di Kadanuumuu, lo scheletro di Australopitecus afarensis scoperto nel 2005, confrontandolo con la famosissima Lucy, più giovane di ben 400.000 anni e che secondo i ricercatori era però meno adatta a camminare rispetto al nuovo reperto.
Fra i vari blog che si sono occupati della faccenda, consiglio quello su "il fatto storico

Nemesis project research annuncia che la NASA sta davvero cercando Nemesis, una nana bruna che ruoterebbe intorno al Sole ad una grande distanza (che però vorrebbero chiamare Tyche). L'articolo è ispirato da un documento ufficiale della agenzia spaziale americana.

Mountain Beltway, di Callan Bentley, in un post molto “specialistico” di scienze della Terra, ci fa vedere un rift triassico nella Virginia dell'epoca della fratturazione della Pangea e lo confronta con il Rift dell'Africa orientale. Molto interessante per me adesso visto che sto studiando la fratturazione della Pangea e ne parlerò presto su Scienzeedintorni.

Questo post avrà una citazione anche in futuro perchè in questo Garry Hayes di Geotripper ha scritto la prima parte del suo pensiero a proposito dei 10 posti da visitare assolutamente. Decisamente interessanti anche se – per adesso – l'unico che ho visto è la torre di Pisa.... In foto un geyser di Yellowstone

Laelaps si occupa spesso di estinzioni. In questo ci parla di quella della Ritina di Steller, un sirenide di grandi dimensioni (era lungo oltre 7 metri) che viveva in una zona molto ristretta attorno alla isola di Bering e da quando fu scoperta resistette solo a 20 anni di dura caccia.

e da ultimo vi segnalo che su http://informacaoincorrecta.blogspot.com sono stati tradotti in portoghese alcuni post di Scienzeedintorni. Sono molto contento e saluto l'amico Massimo De Maria che simpaticamente mi ha chiesto la possibilità di tradurre nella lingua lusitana qualcosa di quello che scrivo.

domenica 27 giugno 2010

le origini dell'agricoltura - stato dell'arte

A Plattsburg (New York) alla fine del 2007 si è svolto un convegno molto interessante che ha fatto il punto della situazione su un processo molto importante nella storia umana e cioè il passaggio da una economia basata su caccia e raccolta a quello basato su agricoltura e pastorizia, con la domesticazione di specie animali e vegetali.
L'organizzazione è stata a cura del prof. Mark Nathan Cohen che ha riunito i principali esperti del settore. Ne è nato un volume speciale inserito nella rivista “Current Anthropology”, uscito in questi giorni.
Questa fondamentale transizione, pur essendo molto studiata, ha ancora molti lati oscuri e curiosi. Vediamoli:

1. AVANZAMENTO CULTURALE O RIPIEGO? Già nel 1977 Cohen stesso espresse dubbi sul perchè sia nata l'agricoltura: potrebbe essere stato un ripiego c'è stato uno sbilanciamento fra la popolazione e le risorse per una eccessiva pressione della popolazione, dovuta o ad un aumento della prima o a una diminuzione delle seconde. Alcuni indicatori sembrerebbero favorevoli alla seconda ipotesi, secondo la quale le modificazioni climatiche avevano completamente cambiato l'ecosistema: in alcune aree, per esempio, la steppa era stata sostituita dall'avanzata delle foreste e quindi anche la fauna di cui si nutrivano i cacciatori era virtualmente sparita (secondo un'altra linea di pensiero sarebbero stati i cacciatori stessi a farla scomparire sterminandola....).

2. AUMENTO DEMOGRAFICO: l'adozione dell'agricoltura ha portato, con la “Transizione demografica neolitica” ad un aumento della popolazione. Lo dimostrano sia i dati archeologici che la situazione attuale: le zone abitate da cacciatori – raccoglitori sono (o lo erano anche in epoca storica) caratterizzate da una densità di popolazione più bassa. Quindi il modello di diffusione demica, attraverso un gradiente della densità di popolazione tra zone in cui era stata adottata l'agricoltura e zone che non l'avevano ancora adottata è molto credibile e ha riprove indipendenti negli studi archeologici, genetici e paleolinguistici.

3. PEGGIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA VITA? Questa è proprio strana: il passaggio dalla economia di caccia e raccolta al'economia agricola è stato caratterizzato da una diminuzione della salute e della speranza di vita. Come si concilia la cosa con l'aumento della popolazione? Soltanto grazie all'aumento della fertilità delle donne, reso possibile dalla adozione di uno stile di vita sedentario: in gruppi nomadi perennemente vaganti gli spostamenti limitano forzatamente il numero di figli che una donna può allevare contemporaneamente. Gli indicatori che lo dimostrano sono una diminuzione dell'altezza media e un aumento di infezioni, malanni, vari episodi di stress e dei parassiti. Quanto ai bambini, si notano dai denti numerosi episodi temporanei di malnutrizione, dovunque tranne che nel sudest asiatico nella zona del riso. Di fatto alcune comunità agricole sono scomparse all'improvviso. Questo potrebbe essere dovuto o a cause umane (guerre per esempio) ma in alcuni casi non ci sono tracce di incendi o altro, per cui rimane aperta l'ipotesi di gravi epidemie.

4. CONTEMPORANEITÀ: le pratiche agricole sono state applicata pressochè contemporaneamente in molte aree, più o meno dopo la fine dell'ultimo periodo glaciale (quindi poco meno di 10.000 anni fa). In effetti in Anatolia i dati dimostrano come le prime coltivazioni ritrovate risalgano a poco dopo la fine del Wurm: a dimostrazione dell'evoluzione di queste piante, fino a quasi 2000 anni dopo non compaiono le forme spiccatamente domestiche tipiche dell'agricoltura (cioè che per riprodursi hanno bisogno dell'intervento umano), anche se si può chiaramente vedere un trend verso semi più grandi e barbe più piccole, oltre alla comparsa nei vari siti di forme alloctone.

5. PROBLEMA NUTRIZIONALE: sembra difficile vivere di sola agricoltura, se non altro per il basso (e spesso lacunoso) contenuto proteico dei vegetali rispetto alla carne a cui teoricamente si può sopperire solo con una dieta molto variata. Quindi, specialmente in caso di monocultura spinta, in qualche modo la dieta doveva essere integrata

6. PASSAGGIO MOLTO LENTO: la visione comune fino a poche decine di anni era di una transizione piuttosto veloce fra le due economie. adesso gli studiosi sono orientati a definire il passaggio da una economia di sussidiarietà come quella dei cacciatori – raccoglitori a quella agricola come un evento durato almeno un paio di millenni e non pochi secoli. In questa visione le pratiche agricole sono state all'inizio una semplice integrazione delle risorse, per diventare preponderanti solo in seguito.

7. UN CLIMA INCOSTANTE: lo sviluppo dell'agricoltura è avvenuto nel momento climatologicamente peggiore, in un contesto di variazioni climatiche continue e notevoli che si susseguivano anche a ritmi di un centinaio di anni o poco più.

8. UN PASSAGGIO CULTURALE EPOCALE: con l'adozione dell'agricoltura l'umanità ha dovuto scoprire la gestione delle risorse. Almeno in parte diversi mammiferi (e non) nascondono temporaneamente cibo, ma con l'agricoltura questa gestione diventa estremamente complessa: le risorse che danno un ritorno immediato sono più desiderabili rispetto a quelle a lunga scadenza, e il loro accantonamento drena una certa percentuale di esse per un futuro più o meno prossimo in cui forse potrebbero servire. Quindi, a causa di possibili problemi climatici (molto più frequenti in quel delicato periodo che adesso), una comunità agricola doveva per forza stoccare delle riserve per gli anni futuri,  oltrechè per le necessità da un raccolto a quello successivo) con tutta una serie di rischi 
- loro distruzione
- arrivo di parassiti animali od umani
- mancanza di dieta variata
- necessità di sorvegliarle (sedentarizzazione)
- in condizioni di carestia, poteva essere molto difficile sottrarre risorse

Si vede quindi che la questione è molto meno semplice del previsto e resta il dubbio se l'agricoltura sia stata una conquista voluta o una necessità.

Secondo alcuni ricercatori che l'agricoltura sia stata una necessità e non una conquista lo dimostrerebbero alcuni fattori come la presenza di enclaves di cacciatori – raccoglitori in mezzo a zone con folta presenza di agricoltori o i gruppi di agricoltori che sono poi ritornati allo stadio precedente. Lungo le coste è possibile che questo sia dipeso dalla presenza di altre risorse abbondanti come il pesce. In altri casi i nomadi scambiano prodotti con gli agricoltori.
Altre popolazioni invece potrebbero essere sempre rimaste a questo stadio perchè, come nel caso della California o dell'Australia non hanno mai avuto contatti con gli agricoltori. Da notare che in questi casi non c'è stata la transizione demografica neolitica, e la densità di popolazione è rimasta bassa.
L'agricoltura ha poi portato ad una forte modificazione sociale: dal relativo egualitarismo dei cacciatori – raccoglitori le società agricole hanno formato in un tempo relativamente breve società stratificate. Questo processo non deve essere stato semplice, anche perchè l'evoluzione tecnologica è sicuramente più veloce di quella sociale, visto che la prima può avvenire anche per l'iniziativa “privata” di un singolo, mentre la seconda necessita quantomeno di una certa base di individui che appoggi nuove tipologie di relazioni sociali.

DUE QUESTIONI CHE MI PONGO: la logica vorrebbe appunto correlare questa tecnologia con i cambiamenti climatici ma mi chiedo se una possibile risposta possa essere che le pratiche agricole sono iniziate in zone attualmente sommerse a causa dell'innalzamento del livello marino alla fine della glaciazione wurmiana: i dati attualmente disponibili mostrano che tra 10 e 8 mila anni fa il livello marino è salito di una cinquantina di metri. Altrettanto personalmente faccio una seconda considerazione e cioè che l'adozione contemporanea dell'agricoltura in zone dello stesso continente sia dovuta anche alle comunicazioni culturali fra le varie comunità, spesso dimostrate dalla presenza di minerali o piante non originarie della zona dove sono state trovate (la diffusione dell'ambra baltica in Europa meridionale fono dalla più antica preistoria è un classico del genere).

giovedì 24 giugno 2010

notizie dalla blogosfera - 21 giugno 2010

spero di riuscire, da questa settimana, a fare una rubrica settimanale sulla blogosfera, in modo da linkarvi alcuni post che mi hanno in qualche modo colpito. Il giorno dovrebbe essere il lunedì. Ma specialmente in quest operiodo sono messo un pò male  e quindi non so se riuscirò a tenere la cadenza (e infatti come noterete si comincia malissimo....) 

Mi soffermo molto più del normale nella prima citazione del primo di questi post che è per Gianni Comoretto e il suo “riflessioni in libertà”: il ricercatore fiorentino dell'osservatorio astrofisico di Arcetri – da Galileo in poi punto di riferimento per l'astronomia mondiale – ci fa vedere due immagini nell'infrarosso del centro dell'ammasso globulare M92,una presa dal telescopio spaziale Hubble e l'altra da un telescopio a terra. quale pensate che sia quella più definita? quella diHubble? Sbagliato! La cosa eccezionale è che l'immagine da terra ha una maggior risoluzione di quella del telescopio soaziale! Qual'è il trucco? È una eccezionale realizzazione dell'istituto fiorentino, una ottica adattativa particolare che annulla la turbolenza dell'atmosfera. 


Leggete il post e soffermatevi anche sul finale: quanto tutto questo costa allo Stato italiano? Sembra strano, ma ci guadagnerà pure un bel po'. Infatti sono già prenotati altri 5 sistemi simili per altri telescopi, che verranno finanziati dai rispettivi stati o enti. Si tratta di commesse industriali per circa 10 volte il costo sostenuto dal ministero della ricerca scientifica per finanziare il progetto. Solo con l'IVA quindi si incasserà il doppio della spesa

I commenti su come si muove l'industria italiana e su come viene trattata la ricerca scientifica nel nostro paese sono ovvi e, purtroppo, tristi. Ma per qualcuno è meglio fare frigoriferi o automobili anzichè alta tecnologia.
 
Paolo Attivissimo mi fa risparmiare tempo: ha scritto delle precisazioni su quello che ci aspetta nel 2012 che volevo scrivere anche io e cioè che ci saranno probabilmente dei grossi problemi, ma riguarderanno telecomunicazioni, GPS e – aggiungo - la necessità nei momenti peggiori di far volare bassi gli aerei.

Sull'Eyjafjallajökull attualmente non c'è magma, ma Erik Klemetti nel suo “eruptions” illustra come lo scioglimento del ghiaccio intorno all'area dove emergono i vapori abbia formato un simpatico laghetto.

Il maestro indiscusso di tutti noi geo-blogger - Ole Nielsen – invece riporta la notizia delle grandi ricchezze minerarie che caratterizzerebbero l'Afghanistan. Interessante anche per capire perchè gli USA si stanno intestardendo in zona.  Semopre sull'Afghanistan, Ole ci informa che se aumentano le ricchezze minerarie, diminuiscono le risorse idriche.

Fra i vari blog di David Bressan riporto questo post sulla storia della scienza, in cui l'autore parla della vita di James Croll che da figlio di uno scalpellino con scarsa educazione, dopo una vita di lavori saltuari e contemporaneamente di studi, riuscì a ricoprire un posto importante nella vita scientifica inglese del XIX secolo e ad elaborare per primo una teoria sui cicli glaciali, peraltro errata ma che aprì la via a questi studi.

Per i patiti del calcio Gianluigi Filippelli nel suo per me difficilissimo blog, solitamente centrato su fisica e altri argomenti che mi “terrorizzano” parla della fisica dei calci di rigore:

Intanto l'amico Gianfranco Bacci  sta completando la via del ferro, il percorso lungo le antiche vie degli etruschi dall'Elba a Adria. Leggete il resoconto dell'avventura

Da ultimo invito tutti a seguire l'invito del mio compagno di studio "Fioba" a sottoscrivere la lettera aperta al presidente della Repubblica scritta dall'INGV a seguito dell'assurdo avviso di garanzia recapitato a Enzo Boschi. I siti scientifici internazionali ci stanno prendendo per i fondelli a tutto spiano anche per questa storia. Non credo ne avessimo bisogno

lunedì 21 giugno 2010

Vignetta con quiz: strafalcione o volontarietà?


Ero in ferie e quindi, visto che avevo il sabato libero dal lavoro, ho avuto la possibilità di fare un paio di fine settimana al mare. Naturalmente la “Settimana enigmistica” è un compagno molto diffuso in questo genere di situazioni (anche se in questo momento ho diverse cose da leggere e studiare). 

Purtroppo nell'ultimo numero della simpatica rivista c'è una cosa da far notare. A pagina 24 c'è un disegno che raffigura degli uomoni primitivi. Nel disegno ci sono alcuni anacronismi da scovare., che sono oggetti “che a quell'epoca non esistevano ancora”: una carrozzina, un coltello, un ferro da stiro etc etc.

Notiamo nella vignetta due pterosauri, di cui uno improbabilissimo (con una gallina in bocca!), e altri due dinosauri.

Ebbene, questi oggetti non sono considerati anacronismi.

Soluzioni possibili:

1. non sono “oggetti
2. non sono “oggetti che non potevano ANCORA esistere” essendo esistiti ben prima
3. disattenzione

poi ce ne sono altre e cioè

4. totale mancanza di cultura in campo scientifico (l'autore del gioco ha attinto le sue conoscenze in fatto di preistoria dai - mitici! - cartoon dei Flintstones)
5. la Settimana Enigmistica appartiene a una associazione di creazionisti


propendo per la “4” e mi terrorizza abbastanza, visto che probabilmente fotografa il pensiero comune che i dinosauri e gli uomini primitivi sono vissuti insieme. Noto come altre volte le definizioni in campo scientifico dei vari quiz siano quantomeno imprecise.

Ma se fosse la “5”???

EDIT: gentile risposta della redazione di "La settimana enigmistica"

In merito alla sua segnalazione, ci sembra fin troppo ovvio, persino
superfluo, dire che quel gioco non ha la minima pretesa di divulgazione
scientifica o di realtà storica o... preistorica. Trattasi di puro
divertissement, e in quanto tale va preso. Parlare di "strafalcione" ci
sembra, onestamente, un pochino esagerato.

Cordiali saluti 
 
Io continuo a pensare che per loro la Scienza sia una cultura di serie B...

venerdì 18 giugno 2010

Letto e consigliato: "Il più grande spettacolo della Terra" di Richard Dawkins


Un nuovo libro di Richard Dawkins è sempre un avvenimento. Ho saltato “The God delusion” perchè l'argomento proprio non mi appassiona, ma non potevo non comprare (e leggere...) “il più grande spettacolo della Terra” (Mondadori - € 22)
Sapendo che è praticamente impossibile che un saggio scientifico arrivi al livello di “il racconto dell'antenato”, un capolavoro che come ho già detto rimane perennemente sulla mia scrivania, questo libro tiene alto il nome dell'autore e quello della scienza e dopo averlo letto ne studierò approfonditamente alcune parti.

Innnanzitutto vediamo perchè questo libro è stato scritto: come annota Dawkins stesso, lui non aveva mai scritto un libro dedicato alla dimostrazione delle prove dell'evoluzione per selezione naturale, un concetto che continua ad essere solidissimo, anzi ogni giorno incassa nuove conferme (se ce ne fosse bisogno) ma che, come l'Olocausto, viene tuttora messo in dubbio da una serie di personaggi che con la Scienza non hanno nulla a che vedere (personalmente noto che alle volte i due negazionismi coincidono nelle stesse persone).
Il 40% degli americani, concentrati soprattutto nella “Bible belt” in cui impera la destra religiosa crede nel creazionismo (venendo al nostro continente vediamo che il creazionismo si sta espandendo in Europa e quindi anche in Italia, favorito nel nostro Paese da personaggi politici come la Moratti che ha tolto i finanziamenti al Darwin-day di Milano e piazzato De Mattei al CNR e dalla totale ignoranza su fatti scientifici dell'italiano medio).
Quindi da parte del biologo inglese c'è stata la scelta di perdere tempo per scrivere una cosa del genere. Comunque non è solo un volume contro qualcosa o qualcuno: ci sono veramente una montagna di spunti, dall'anatomia alla biogeografia, che saranno graditi al lettore avido di conoscenze sugli animali.

Il libro è strutturato in maniera estremamente logica, partendo dalla definizione di “teoria” che non vuole dire solo “opinione personale” ma in un significato più grande è “una ipotesi che è stata confermata o stabilita dalle osservazioni o dagli esperimenti e che è stata avanzata o accettata come spiegazione di fenomeni noti
Quindi si accinge a dimostrarlo per l'evoluzione, incominciando da fenomeni noti come gli esempi di evoluzione accelerata perchè guidata dall'uomo e proseguendo con un bell'excursus sui metodi per effettuare datazioni relative e assolute, in modo da evidenziare come sia vero che la Terra abbia oltre 4 miliardi di anni e come questo valore non sia un capriccio e una invenzione di atei materialisti come invece sono definiti gli scienziati da chi ha “un desiderio di conservare il mito delle origini di un particolare gruppo di nomadi dell'età del bronzo”.
Poi passa a descrivere alcuni esempi di evoluzione rapida: le lucertole di Pod Mrcau (ne avevo parlato qui), sottolineando come come in meno di 18 generazioni si sono visti tutti quegli spettacolari cambiamenti, le coltivazioni di Escherichia coli del team di Richard Lensky e gli esperimenti in ambiente naturale sui Guppy (pesciolini tropicali di fiume) di John Ender

Il Dawkins biologo e la sua proverbiale agilità risaltano nel capitolo successivo, dedicato agli “anelli mancanti” più o meno presunti, dove salta da un phyla all'altro in un turbinio di uomini, scimmie, lombrichi, leopardi, tartarighe e altri esponenti del mondo animale, citando i passaggi dal mare alla terraferma e viceversa (menzione speciale per l'ormai mitico Tiktaalik). Particolarmente interessante sul profilo del creazionismo la trascrizione dell'intervista con Wendy Wright, una leader creazionista presidente del "Concerned woman of America", (una colalizione di donne conservatrici che, come dice il loro sito, promuove i valori biblici e familiari). la malcapitata, stretta dalle domande imbarazzanti (per lei) si limita a ripetere un “fuori le prove” dopo che gliele ha fatte vedere: è un vero muro di gomma e non capisco se la Wright non capisca, non voglia capire o non riesca a capire. Di sicuro ne esce malissimo.

La stessa agilità la vediamo nel prosieguo, dove vengono affrontati embriologia, omologia fra le varie parti dello scheletro dei vertebrati, altre omologie all'interno di alcuni phyla e convergenza evolutiva, presentando quindi l'albero dei viventi.
Qui c'è un capitolo che avrei messo dopo, quello su evoluzione e movimenti dei continenti, che però serve ad introdurre le convergenze evolutive fra placentati e marsupiali australiani.

Le strutture ed i geni relitti rappresentano invece una ottima “scusa” per dimostrare come un “creatore” avrebbe fatto diversamente se avesse plasmato gli animali così come sono, uomo compreso: dalla cosiddetta “pelle d'oca” che è un retaggio di quando i nostri antenati erano ricoperti di pelo, alle struttura dello sfiatatoio dei cetacei, estremamente illogica se fosse stata fatta così, ma di cui si capisce l'anatomia vedendolo come una modificazione e una migrazione del naso (a questo proposito si domanda perchè un Creatore non abbia dotato i cetacei di un sistema per respirare sott'acqua e non di polmoni come un mammifero terrestre e perchè gli avrebbe messo i moncherini degli arti posteriori.
Aspetto una spiegazione anche io dagli amici creazionisti....

Oltre alla (scontata e già ampiamente discussa) questione dell'occhio e dei rimedi che adottiamo per farlo funzionare, in particolare si sofferma sul nervo laringeo e sul suo assurdo tragitto, che diventa molto meno assurdo confrontandolo con quello dei pesci e con i dati embriologici. Idem dicasi per il dotto tra testicolo e pene, quasi arrotolato sull'uretere, che dimostra la migrazione dei testicoli verso l'esterno del corpo, sia pure in posizione molto protetta. Come è possibile che un “creatore” abbia plasmato un corpo con queste caratteristiche?
Il libro si conclude con la “corsa agli armamenti” fra preda e predatore e fra forme di vita concorrenti e con una appendice sui creazionisti e su delle (tristi) statistiche

Insomma, un libro che i creazionisti dovrebbero leggere (anche se non lo faranno perchè non saprebbero confutare nessun argomento fra quelli presentati....) ma anche le persone “normali” interessate alla questione, perchè appunto, con la “scusa” di dimostrare l'evoluzione i suoi spunti sul regno animale e su quello vegetale sono davvero degni di nota.

mercoledì 16 giugno 2010

Come il neoplatonismo ritardò la scoperta dell'evoluzione

I fattori che hanno impedito l'affermazione dell'evoluzionismo prima del XIX secolo sono diversi. Fra essi cito:

- l'impronta religiosa, attraverso il concetto di creazione e del racconto bibilico
- il dominio culturale del neoplatonismo prima e dell'idealismo poi
- la mancanza della nozione del tempo profondo e quindi l'inconsapevolezza della vera età della Terra
- l'estrema lentezza dei processi evolutivi, che solo oggi sono talvolta visibili o per esperimenti su microorganismi o pesci in casi eccezionali come le lucertole di Pod Mrcau
- la discontinuità della mente umana, che deve per forza classificare e mettere limiti
- la debolezza della scienza, che era subordinata alla filosofia

Di fatto, fino a quando non è stata chiara l'origine dei fossili e non si è visto come la maggior parte di essi è diversa dagli organismi attualmente viventi, è stato semplicemente impossibile giungere alle esatte conclusioni.
 
Abbracciato molto presto dalla Chiesa, il platonismo ha la caratteristica di essere un "sistema" completo dalla religione, alla filosofia alla scienza.

Il problema fondamentale di questa filosofia nei confronti dell'evoluzionismo è la rigidità del pensiero platoniano, in cui le “idee” sono concetti assoluti. È evidente che anche termini molto complessi come l'idea di “cavallo” che abbraccia tanti tipi diversi di cavalli (o ancora meglio quella di “cane”, vista la straordinaria differenziazione delle forme del miglior amico dell'uomo) non possano arrivare a comprendere animali molto diversi da quelli attuali e soprattutto non si può, risalendo la catena degli antenati, arrivare ad un essere molto diverso da quello attualmente vivente.
 
Secondo il neoplatonismo, c'erano delle “forze creatrici” simili nei tre regni in cui era divisa la Natura (animale, vegetale e minerale), fra i quali esistevano relazioni formali. Pertanto la somiglianza fra un fossile e un essere vivente non era casuale perchè forze simili riuscivano a plasmare forme simili nei rispettivi regni.
Queste forme creatrici creavano delle corrispondenze fra oggetti della stessa forma, qualsiasi essi fossero, e che proprio per avere la stessa forma, avevano le stesse proprietà essenziali.
La stessa concezione entrava anche nella medicina per cui identificare le controparti nel regno minerale di alcune parti anatomiche umane significava curarle.

Il fatto che secondo questa filosofia queste forme rivelassero una armonia e una sapienza superiore fa capire come questo sistema di pensiero fosse assolutamente in linea con la presenza ingombrante della teologia cattolica.

In sostanza con il neoplatonismo (come in molte concezioni filosofiche e religiose) non c'era una precedenza dei “fatti” rispetto ai “principi”: era il fatto che doveva essere spiegato in base al principio e non viceversa.
In un momento in cui c'erano forti opposizioni al sistema copernicano era francamente impossibile arrivare all'evoluzionismo.

Per questo alla verità sul significato dei fossili erano arrivati più vicini gli antichi che gli studiosi rinascimentali.
Nell'antichità gli Egizi avevano correttamente indicato il significato delle ammoniti fossili. Anche Plinio il vecchio attribuì alle conchiglie fossili il loro vero significato nella Naturalis Historia.
Questi due esempi non sono altro che la punta dell'iceberg sulla concezione che nel mondo antico c'era sui fossili, ma purtroppo nel rinascimento il neoplatonismo ha fatto da pesante zavorra dal XVI secolo fino ad oltre metà del XVIII secolo e così sulla vera origine dei fossili si aprì un lungo dibattito.

Sostanzialmente a metà del '500 c'erano due teorie sull'origine dei fossili:
- la teoria organica secondo la quale i fossili sono resti di organismi viventi
- la teoria inorganica secondo la quale i fossili possono essere generati inorganicamente a causa di forze plasmanti insite nella materia. Federico Cesa creò per questa categoria il Regno dei Metallofiti, a metà fra quello dei minerali e quello delle piante. Le concrezioni hanno molto contribuito in questo, con le loro forme strane in cui si può vedere di tutto
In seguito sempre nel filone “inorganicista” è venuta la corrente dei sostenitori dei fossili come “scherzi di madre natura”

Tra le similitudini fra mondi diversi vanno citate soprattutto:

- il peduncolo dei crinoidi: trochites – dal greco trokos (ruota)
- i calchi interni di moluuschi bivalvi: bucardites (cuori di bue)
- i noduli di minerali: enorchiti – dal greco orchis (testicolo)
- i ricci di mare: brontium – dal greco Brontè (tuono)
- i calchi interni di brachiopodi: isteroliti (pietre – vagina)
- i denti di squali: glossopetre – dal greco glossa (lingua),

A metà del 500 vengono stampati due libri molto importanti:

- il de natura fossilium di Georgius Agricola (1490 -1455). Più noto per i suoi libri su metalli e metallurgia, in questo libro, modificato a più riprese tra il 1546 e il 1558, Georg Bauer compilò una classificazione di pietre e minerali.
- Il De omni rerum fossilium, lapidum et gemmarum maxime, figuris et similitudinibus liber (1565) di Conrad Gesner (1516 - 1555), in cui c'è una classificazione rigidamente morfologica con una suddivisione in classi, la prima comprendente forme geometriche, l'ultima con forme simili a insetti e serpenti. Gesner è stato un teologo che ha affiancato questa attività a quella dello scienziato: pioniere non solo della paleontologia, ma anche della linguistica, scrisse una settantina di libri, fra i quali apprezzati trattati di zoologia e botanica.

Nello studio di questi testi emergono due problemi di fondo:
1. la prevalenza delle forme sulla sostanza rende spesso difficile capire vecchi lavori: mentre noi utilizziamo una classificazione genetica, in quel periodo spesso veniva usata una classificazione morfologica (lapides idiomorphi) per cui un isterolita e un geoide con una fessura in mezzo sono considerati nella stessa classe, come si vede nella foto qui a fianco
2. con fossile veniva indicata qualsiasi cosa venisse trovata scavando, prova ne sia il titolo del lavoro di Agricola.

Già da queste difficoltà si capisce lo stato confusionale in cui versavano grazie alla filosofia le scienze naturali.

Nella prima metà del 600, trascinato dalle scoperte di Galileo e dal nuovo metodo di studio sui “fatti”, per cui la scienza si stava differenziando dalla filosofia, l'entusiasmo fra gli scienziati era grande, nonostante le difficoltà oggettive di un periodo in cui la Chiesa combatteva qualsiasi cosa fosse in contrasto (o credeva fosse in contrasto) con la sua dottrina, all'epoca predominante in ogni aspetto della vita

Il riconoscimento del vero significato dei fossili è stato lungo e difficile e non privo di forti resistenze. Bisogna rendere grazie a Galileo prima e poi a Bacone e all'empirismo inglese di John Locke e David Hume che guidarono la rivoluzione scientifica messa in moto da Newton,

Francesco Stelluti (1577 – 1646), uno dei primi Lincei, è un esempio classico del platonismo applicato ai fossili. Scrisse nel 1637 il “trattato del legno fossile minerale”, in cui relaziona sugli studi suoi e del Principe Federico Cesi (1585 – 1630). Cesi. Il fondatore dell'Accademia dei Lincei, aveva trovato presso Acquasparta (nelle cui vicinanze c'è la famosa foresta pietrificata di Dunarobbia), dei legni pietrificati. 

Il principe (e Stelluti stesso) erano convinti della trasformazione della pietra in oggetti simili a piante. Stelluti in più annota persino di poter vedere diversi stadi del processo di generazione dei legni. La cosa che lo convince di più a perseguire questa ipotesi è la presenza di soli tronchi e non anche di foglie. È possibile che Cesi e Stelluti siano stati ingannati dalla presenza di tronchi dal processo di pietrificazione incompleto e – quindi – dalla esistenza di una vasta gamma di livelli di pietrificazione.

Come esempio dei rapporti fra oggetti di una certa forma e parti del corpo umano un ottimo esempio lo dà nel 1655 Ole Worms (1588 – 1655). E' stato sicuramente un importante medico e naturalista danese: noto per le sue collezioni naturali e per aver dimostrato che i lemming sono roditori e non nascono spontaneamente dall'aria, pubblica un lavoro sugli isteroliti, giungendo a magnificarne le loro doti medicinali afrodisiache se venivano tenuti appesi al collo.

Ma i tempi erano ormai maturi, così, nel 1664 abbiamo l'ultima strenua difesa della teoria inorganica da parte del gesuita Athanasius Kirchner (1602 – 1680), nel Mundus Subterraneus

Nel 1669 Stenone (1638 – 1686) pubblica il De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus in cui stabilisce il sano principio che se una sostanza solida è simile sotto ogni aspetto a un'altra sostanza solida, non solo per le condizioni della sua superficie ma anche per la disposizione interna delle sue parti e particelle, essa sarà simile anche per modo e luogo della sua produzione e anche quello di capire in caso di coesistenza di due aspetti diversi quale sia il più antico. Sono passati appena 30 anni dalla pubblicazione di Stelluti e finalmente qualcuno (per di più un religioso!) riesce a dare il vero significato ai fossili (in particolare alle Glossopetre)

Quindi la natura organica dei fossili diventa sempre più chiara, ma ci sono alcune resistenze in zone forse meno “attive” culturalmente, culminate nella famosa “beffa di Wurzburg”, operata nel 1726 ai danni di Johan Bartholomew Beringer (1667 – 1740), citata in seguito a fini morali, in realtà probabilmente fatta solo per burla da parte di due nemici del pedante medico della cittadina tedesca.
Notare che Beringer, sostenitore dell'ipotesi dei fossili come "Scherzi di madre natura" considerò le “sculture” come cose naturali, ma non necessariamente di origine organica.
Ancora ai tempi di Beringer, come nota lo stesso medico tedesco, c'era chi pensava di risolvere questioni come quella dei fossili non con osservazioni sul campo, ma ragionando su una scrivania. Per fortuna gli uomini di scienza hanno cambiato idea, ma purtroppo ci sono, specialmente in campo evolutivo, diversi “pensatori da scrivania” che contestano le affermazioni scientifiche.
Purtroppo mi sembra che anche ai nostri tempi abbondino personaggi del genere (De Mattei, Piattelli Palmarini e filosofi vari)
L'ultimissima difesa dell'origine inorganica viene dalla Boemia, dove nel 1737 il medico Johan Christian Kundmann (1684 – 1751) difende l'origine inorganica dei fossili, pur aprendo in alcuni casi alla teoria organica ma escludendola per degli esemplari di isteroliti in suo possesso.

Ma ormai l'origine dei fossili era accertata e i nuovi, continui ritrovamenti hanno prima accertato che molto spesso la vita del passato era diversa da quella del presente, preparando così la via alla comprensione della storia della vita sulla Terra, attraverso il romanzo dell'evoluzione.

lunedì 14 giugno 2010

Il "patto dei sindaci": come per l'Unione Europea le istanze locali possono migliorare l'ambiente


L'80% della popolazione mondiale vive e lavora nei centri urbani, dove viene consumato l'80% dell'energia prodotta. Ne consegue che le città sono la causa delle maggiori emissioni inquinanti, dai gas serra in poi.

L'Unione Europea ha lanciato una campagna con l'importante obbiettivo del “20-20-20” che significa ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili (link) entro il 2020.

Le possibilità sono produrre energie con fonti rinnovabili o adottare sistemi che ne diminuiscano, a parità di prestazioni, l'uso.
Oggi nel mondo le energie alternative non sono in grado di sopperire ai bisogni (in Italia siamo ancora più indietro e abbiamo un buon coefficiente solo perchè sfruttiamo l'idroelettrico lungo le catene montuose e la geotermia toscana).

Il problema oltrechè ambientale è economico: in entrambi i casi le soluzioni per risparmiare emissioni sono attualmente più costose da un punto di vista economico rispetto a quelle tradizionali e quindi senza un aiuto difficilmente il privato le prenderebbe in considerazione, fino a quando la disponibilità dei combustibili fossili non diminuirà e il loro prezzo aumenterà.

Pertanto gli enti pubblici, a qualsiasi livello, sono gli unici che possono, attraverso il parziale finanziamento di queste operazioni, rendere più economiche tali soluzioni, ben sapendo, ad esempio, che ogni tonnellata di petrolio risparmiata è un vantaggio per la bilancia economica, per l'ambiente e per la salute pubblica e quindi, alla fine, dare un contributo a chi cerca di mettere in opera comportamenti ambientalmente più virtuosi significa diminuire i costi pubblici

Gli Enti Locali sono le amministrazioni pubbliche più vicine ai cittadini e secondo l'Unione Europea il loro ruolo è decisivo nel contrastare i cambiamenti climatici, in quanti sono gli interlocutori più adatti a tradurre gli interessi pubblici e privati in un percorso comune in direzione di uno sviluppo sostenibile.
Perciò, secondi la UE, è l'ora che gli Enti Locali passino all'azione, implementare politiche per l'energia sostenibile. Perciò questo ruolo deve essere riconosciuto e sostenuto. Il Patto dei Sindaci è un'iniziativa della Commissione Europea che si pone un alto obbiettivo ed assegna alle città il compito di contrastare i cambiamenti climatici attraverso l'implementazione a livello locale di politiche energetiche sostenibili, in grado di creare nuove professionalità, di migliorare la qualità della vita dei cittadini e di affrontare temi cruciali per la nostra società.

Il 4 maggio scorso ha avuto luogo al Parlamento Europeo la II Cerimonia de “Il patto dei Sindaci”, che vede l’impegno di altri 500 sindaci dell’UE, portando il numero dei firmatari a 1600, a proporre Piani d’Azione per raggiungere gli obiettivi del programma 20-20-20. Le Amministrazioni locali saranno supportate dalla Commissione Europea attraverso la condivisione delle buone pratiche e il finanziamento delle azioni in campo energetico. Il Commissario Europeo per l’Energia Oettinger, inoltre, ha annunciato che la Commissione Europea è pronta a stanziare 150 milioni di euro, a favore di Comuni ed Enti Locali che attueranno politiche per l’efficienza energetica.

Il documento, aperto a tutte le città d'Europa e sottoscritto già oggi da più di 500 Comuni Italiani, individua infatti delle possibili strutture di supporto (le Regioni, le Province o le città promotrici) a quelle comunità locali che, per la loro dimensione, non dispongono delle risorse per preparare un inventario delle emissioni e un piano di azione, i due strumenti individuati dal patto al fine di perseguire l'obiettivo di ridurre di oltre il 20% le proprie emissioni di gas serra attraverso politiche e misure locali che aumentino il ricorso alle fonti di energia rinnovabile, che migliorino l'efficienza energetica e attuino programmi ad hoc sul risparmio energetico e l'uso razionale dell'energia.
Qui si scarica la versione italiana.

L'impegno formale assunto da chi aderisce al Patto deve poi essere tradotto in azioni concrete. Le città aderenti accettano di essere monitorate nell'attuazione dei loro Piani d'Azione e di poter essere escluse dal Patto nel caso in cui non agiscano in conformità ad esso.
Le città si impegnano inoltre a destinare le risorse umane necessarie al raggiungimento degli obiettivi, mobilitando la popolazione.

A sostegno dei Comuni che hanno aderito e aderiranno all'iniziativa l'UE mette a disposizione importanti risorse: una prima tranche di 150 milioni di euro è in arrivo.

In Italia la frammentazione del territorio in molti piccoli comuni è una situazione diffusa, anche all'interno delle grandi aree urbane (Genova può essere considerata una rilevante eccezione). Spesso nelle grandi aree urbane i confini comunali non sono una linea visibile: i cittadini non ne percepiscono l'esistenza fisica quando lo oltrepassano, anche se è facile che dividano aree con regolamenti diversi in molti aspetti della vita, dai servizi sociali all'uso del territorio.

Pertanto alcune province italiane si sono proposte come attori principali del Patto dei Sindaci, con il ruolo di struttura di supporto della Commissione europea per i territori di loro competenza, affidando la parte pratica alle Agenzie Energetiche locali, laddove presenti.

A questo modo si potranno ottenere progetti meno parcellizzati e quindi con un impatto maggiore sui consumi energetici o sulle emissioni.

Ora non resta che vedere in concreto cosa succederà.

venerdì 11 giugno 2010

Un nuovo navigatore transoceanico: il coccodrillo marino australiano

I grandi coccodrilli marini sono fra gli animali più noti e più temuti dell'Australia settentrionale. Hanno ispirato film come Mr Crocodile Dundee ed erano il soggetto favorito da parte del quasi leggendario Steve Irwing, il documentarista australiano che dopo aver sfidato coccodrilli, serpenti ed altri animali, morì nelle acque della grande barriera corallina punto dall'aculeo di una razza acquattata sul fondo marino della cui presenza non si era accorto.
L'aerale di diffusione di Crocodylus porosus è molto vasta: dall'India orientale fino alle isole Fiji, passando per tutte le isole dell'Indonesia, Filippine Australia e Viet-Nam. Abitano sia le coste che gli estuari e possono spingersi nei fiumi dell'interno Essendo i coccodrilli dei predatori “generici” nella loro dieta c'è praticamente di tutto (uomo compreso e persino squali). Sembra che on passato popolassero anche le Seychelles. Anche se vivono parecchio in mare non possiamo considerarli animali marini alla stregua di altri rettili come le tartarughe

Normalmente i maschi raggiungono una lunghezza di 6 o 7 metri ma ci sono testimonianze (non si sa quanto attendibili) di individui di lunghezza superiore.

Anche se non è il più lungo coccodrillo vivente, è sicuramente il più grande in quanto è più massiccio del suo cugino nilotico. È persino possibile che la figura leggendaria del drago cinese sia in realtà derivata da questo animale o da un suo affine estinto (a causa della caccia intensiva le sue dimensioni pare si siano un po' ridotte)

Nonostante l'ambiente in cui vive Crocodylus porosus non è considerato un grande nuotatore e ai biologi appariva un po' strana la sostanziale uniformità della specie in un areale così vasto e, soprattutto, come poteva essere presente lungo le coste di isole remote (anche considerando che l'abbassamento del livello marino negli ultimi episodi glaciali ha consentito dei passaggi adesso impossibili).

In effetti c'erano voci di coccodrilli trovati in mare a grande distanza dalle coste ma le loro capacità natatorie sono state rivelate molto recentemente, tantochè fino a pochi anni fa Hamish Campbell, biologo dell'università del Queensland poteva affermare “siccome sono cattivi nuotatori, appare molto difficile che i coccodrilli possano attraversare grandi spazi oceanici.”

Lo stesso Campbell però si è dovuto ricredere. Qualche anno fa, quando era ancora vivo Irwing, i ricercatori misero delle trasmittenti a dei coccodrilli che si trovavano nel Kennedy River, un fiume posto nel margine nordorientale del continente – isola, la Cape York peninsula, e noto per i suoi meandri che si sovrappongono come da manuale di idrologia. Lo scopo della ricerca era capire il loro comportamento territoriale e videro che erano capaci lungo il fiume di percorrere anche una cinquantina di kilometri al giorno ma si fermavano quando le correnti andavano nel senso contrario

A questo punto hanno riesaminato i dati che avevano preso in precedenza su animali tracciati con radiocollari in mare e li hanno incrociati con quelli delle correnti marine. E' stato notato un comportamento simile e cioè che i coccodrilli sanno in che direzione andare e aspettano per farlo che le correnti siano favorevoli.

Non è ancora sicuro il motivo di questo comportamento, ma è stata notata una correlazione fra questi viaggi (che non possono essere considerati migrazioni) e le vere migrazioni che compiono alcuni pesci.

I coccodrilli quindi più che nuotare attivamente riescono a farsi trasportare dalle correnti marine e quindi sono dei nuotatori passivi. In quanto alla lunghezza di questi trasferimenti, in parte è dovuta alla eccezionale fisiologia di questo gruppo di animali che consumano ben poca energia e quindi possono affrontare meglio di altri situazioni di penuria di cibo (e anche senza bere, visto che devono assumere acqua dolce e non acqua salata).

Questa scoperta riesce quindi a risolvere il problema della omogeneità della specie in un areale così vasto: grazie a questi viaggi transoceanici il pool genetico di uno specifico areale non riesce a differenziarsi in maniera da formare una nuova specie.

mercoledì 9 giugno 2010

Apre a Firenze il nuovo "Museo Galileo": trasformazione e restauro del Museo di Storia della Scienza


Il 12 marzo del 1737, durante gli ultimi mesi del suo regno, l'ultimo dei Medici, Gian Gastone, riuscì a compiere un'impresa storica, la traslazione della salma di Galileo dal luogo sconsacrato dove era stata provvisoriamente collocata alla sua destinazione finale, la Basilica di Santa Croce dove sono sepolti molti grandi personaggi italiani. Si coronarono così 95 anni di sforzi, iniziati alla morte del “padre di tutti gli scienziati” . Una sistemazione osteggiata dalla Chiesa a causa della condanna del Sant'Uffizio “per una opinione tanto falsa e tanto erronea” che aveva prodotto “scandalo tanto universale al cristianesimo”.
Si può cogliere nel gesto di Gian Gastone e della folla di aristocratici e massoni una rivendicazione dell'autonomia del governo civile dalle autorità religiose (che non parteciparono alla cerimonia).

Nell'occasione al corpo di Galileo furono tolte una vertebra, un dente e tre dita della mano destra. Un dito e la vertebra sono rispettivamente a Firenze e Padova (l'altra città Galileiana oltre alla natia Pisa), mentre delle altre due dita e del dente se ne era persa ogni traccia fino a quando sono stati rinvenuti in un reliquiario che un noto antiquario fiorentino – Alberto Bruschi – ha acquistato ad un'asta di una nota azienda fiorentina del settore. Sulla teca c'è un busto di Galileo e fu facile per la figlia dell'antiquario, dopo aver letto la storia della traslazione della salma di Galileo, capire di chi fossero effettivamente quei resti, che ora sono stati regalati al Museo di Storia della Scienza di Firenze, che ritorna con una veste rinnovata nel nome e nella presentazione museale a disposizione di pubblico e studiosi dopo 2 anni di intensi restauri (se si paragona ai normali ritmi degli italici lavori pubblici si ptrebbe dire “dopo appena 2 anni").

In un mercato globale un futuro ragionevole per l'Italia, paese privo di materie prime per l'industria ma ricchissimo in quelle paesaggistiche e culturali, sarebbe proprio quello di diventare il “paese turistico” per eccellenza. Mari, monti, città e colline italiani sono fra i più rinomati al mondo (inutile fare dei nomi). Con l'affacciarsi al benessere di giganti come India e Cina si potrebbe sperare di avere altri asiatici, dopo aver vissuto molto bene anche grazie ai soli giapponesi)
Oltretutto il turismo è un qualcosa che rende: si calcola che un euro investito in un bene culturale renda almeno 8 volte tanto in termini di turismo (anche solo considerando le sole spese di vitto e alloggio). Se a questo uniamo le nostre ineguagliabili risorse dell'artigianato, altro che i guadagni fatti costruendo frigoriferi o automobili... Basta vedere che le zone turistiche sono in generale ben più ricche di quelle industriali..

Conservare e valorizzare i nostri beni culturali (artistici, scientifici, letterari, paesaggistici) dovrebbe essere quindi un input fondamentale e che qualcosa non vada lo dimostra il fatto che nel 2009 i visitatori dei musei italiani sono stati 96 milioni contro i 125 di quelli tedeschi, che a noi non dovrebbero neanche farci il solletico.... Qualcosa per fortuna si sta muovendo: in un periodo di crisi come questo, infatti, grazie ad alcune iniziative i musei italiani registrano un +6% di ingressi rispetto all'anno scorso.
Sarebbe quindi il momento di accelerare (e non di tagliare!) e in questo ambito si inquadra la nuova realizzazione museale fiorentina: era d'obbligo un museo dedicato a Galileo nella città in cui è vissuto ed è stato sepolto. La denominazione “Museo Galileo” è quindi quella nuova del vecchio e glorioso Museo di Storia della Scienza. La nuova struttura è stata presentata oggi alla stampa (verrà aperto al pubblico il 10 giugno).

Numerosi sono stati gli interventi allo splendido ambiente che lo ospita, il Palazzo Castellani posto in Piazza dei Giudici, sull'Arno accanto agli Uffizi.
Il palazzo è sorto sulle rovine del Castello di Altofronte, costruito nell'XI secolo a protezione della città lungo le mura matildine e crollato nell'alluvione del 1333: nei piani sotterranei, in cui ora sono stati realizzati ambienti per mostre e convegni, si ammirano gli archi che costituivano la base della torre castellana costruita attorno al 1080. purtroppo le risistemazioni ottocentesche hanno eliminato dei graffiti murali cinquecenteschi probabilmente simili a quelli che si ammirano sulla facciata del palazzo Barbolani di Montauto in via Ginori

L'origine dei reperti è dell'epoca granducale: sia i Medici che i loro successori, i Lorena ritenevano che il prestigio del Granducato fosse dato sia dalle arti che dalle scienze e non a caso a Firenze è sempre stata un importante centro di studi scientifici.
Al primo piano le collezioni medicee, in cui campeggiano strumenti astronomici come telescopi, sestanti, mappamondi terrestri e celesti di eccezionale fattura e, soprattutto, la gigantesca sfera armillare di Antonio Santucci, costruita verso il 1590: appena restaurata riaggiungendo le parti che si erano staccate, mostra le posizioni dei pianeti secondo il sistema tolemaico. Non è solo uno strumento scientifico, le cui parti lignee sono riccamente dipinte e ricoperte di foglie di oro zecchino. Precisissimo per l'epoca il mappamondo. Vi sono anche i cimeli principali galileiani, con il suo famoso cannocchiale di cui produsse persino le lenti e con il quale scoprì i primi satelliti di Giove
Al secondo piano le collezioni lorenesi, con strumenti di precisione come microscopi, barometri e macchinari vari, oltre ai dispositivi che servivano per far conoscere le nuove scoperte scientifiche nelle corti d'Europa.

La sistemazione museale è di avanguardia. I restauri hanno coinvolto il vecchio pavimento in cotto, sacrificato in favore di una resina che però, oltre a semplificare la pulizia, con il suo colore bianco rende gli ambienti più luminosi (a proposito, è d'obbligo durante la visita affacciarsi alle finestre, il panorama specialmente verso l'Arno è fantastico). Le vetrine sono fra le migliori esistenti e consentono una protezione specifica dalla polvere. Le didascalie sono estremamente chiare e bilingui. Ma la grande novità sono video-guide portatili interattive messe in opera da una azienda italiana che riconosce l'oggetto e lo descrive
Prossimamente questi dispositivi saranno capaci di lavorare in 8 lingue, compreso arabo, cinese e giapponese.

Al museo è annessa una biblioteca di oltre 170.000 volumi e il sito web www.museogalileo.it  già cliccatissimo consta di diverse sezioni, compresa la visita virtuale e una parte interattiva. Andateci a fare un giro!;
Insomma, una ottima notizia e un museo davvero diverso dal solito. Oltretutto il nuovo nome potrebbe dare alla struttura quella visibilità in più di cui ha bisogno. Consiglio vivamente a chiunque venga a Firenze di dedicarci un paio d'ore.

Purtroppo al momento i finanziamenti al museo sono a rischio e non si può certo sperare nei contributi dei privati, almeno fino a quando non saranno “scaricabili”. Per fortuna una buona fetta del finanziamento per i restauri ce lo ha messo l'ente Cassa di Risparmio di Firenze, che però non potrà sopperire alla ordinaria amministrazione. Sottolineo come in sua difesa si sono mobilitati non solo esponenti del mondo scientifico, ma anche di quello umanistico

martedì 8 giugno 2010

Un blog per una legge contro la ciarlataneria

Tra gli anni '40 e gli anni '80 del XX secolo, si era certi che il XXI secolo sarebbe dovuto essere il secolo della scienza (e soprattutto della tecnologia). Invece fra  astrologhi, imbonitori, complottisti, creazionisti, gente che dice che i terremoti sono prodotti da un'arma segreta degli USA etc etc (con MOLTI etc, purtroppo) questo rischia di diventare il secolo dei ciarlatani, abilmente (anche se forse involontariamente) aiutati in questo dai molti umanisti che considerano la scienza una cosa minore (e dai tecnologi, così bravi nella tecnica ma spesso privi di basi scientifiche).

A questo si unisce la scarsa voglia degli scienziati di comunicare "al volgo" e la ancora minore voglia di contraddire tali personaggi, cosa di cui in Italia si occupano paticamente solo il CICAP, Striscia la notizia e pochi altri. Intanto in TV, il riferimento culturale dell'italiano medio, tocchiamo fondi sempre più bassi  tra oroscopi, veline, le più assurde giacobbate su Voyager, cartomanti e i misteri che più misteri non si può.

Per fortuna ai bufalai tanto presenti in rete, a cominciare dal purtroppo mitico Striker e le sue scie chimiche, si inseriscono anche gli sbufalatori, o meglio, i debunker.

A questo punto presento questo blog, dal significativo titolo "no ciarlatani" . Non è un debunkeratore, ma l'autore ha creato il sito per propagandare una legge  da lui scritta contro la ciarlataneria.

Enrico Campanelli scrive nelle premesse queste parole totalmente condivisibili:

Ho creato questo blog per sottoporre ad un dibattito pubblico un abbozzo di Disegno Di Legge (DDL) che ho elaborato contro i ciarlatani e le loro attività. Questi personaggi, non solo offendono quotidianamente l'Intelligenza umana, ma per di più umiliano le persone più deboli, danneggiandone spesso la salute e le finanze in modo grave. Attualmente, esiste una vecchia legge (un po' zoppa in realtà) che vieta di "esercitare" il mestiere di ciarlatano ma non che impedisca ai ciarlatani di propagandare e diffondere i loro deliri (o furbizie....), causando a mio avviso un grave danno sociale ancor prima che essi si concretizzino in danni materiali e quindi in altre tipologie di reato (truffa, plagio, concorso in omicidio ecc...). Inoltre, ci sono altre forme di ciarlataneria che non fanno appello all'elemento "magico", (ad esempio sedicenti medici che praticano forme di "medicina" campate per aria) che sono altrettanto gravi.

Personalmente un pò su questo argomento mi ero già dato da fare, per esempio consigliando di firmare la petizione contro la diffusione dell'astrologia  (la mia firma alla petizione riporta il seguente commento: sono assolutamente e completamente d'accordo con l'iniziativa e la sottoscrivo. La mia ferocia contro gli oroscopi è superiore a quella dell'anticlericale medio con il Vaticano e mi trovo spesso a litigare con amici e conoscenti a questo proposito. Vi concedo qualunque permesso di usare il mio modesto nome a proposito.

La UAI - Unione Astrofili Italiani - oltre a questa petizione, aveva anche presentato una proposta di legge in materia.
Devo dire che  la legge proposta da Enrico Campanelli è più estesa perchè abbraccia tutte le cialtronate che si sentono in televisione, più maghi, guaritori e compagnia bella.

Quindi vi invito a sostenere questo coraggioso che ha deciso di battersi contro lasuperstizione e soprattutto contro quelli che campano grazie ai gonzi

domenica 6 giugno 2010

Ulteriori riflessioni sulla vicenda Boschi - L'Aquila

Riprendo il post precedente per alcune considerazioni.
Innanzitutto a chi non lo avesse fatto, consiglio la lettura del post scritto da Marco F. sul suo eccellente "Leucophea", con cui non posso che trovarmi d'accordo al 100% (anche perchè riporta frasi mie....)

Nei commenti al mio post invece Fioba ipotizza che sia un atto dovuto a causa delle denunce. Non sono molto d'accordo: dopo una denuncia il rinvio a giudizio non è automatico: viene avviata una indagine che si conclude o con l'archiviazione o con un rinvio a giudizio. Siccome già mesi fa venne fuori che c'erano degli indagati, evidentemente c'era una indagine e quindi, secondo i magistrati, sussistono gli indizi di colpevolezza (secondo loro: secondo me e molti altri - guarda caso persone scientificamente informate sui fatti questa è una immensa idiozia....)

Io continuo a pensare che i veri colpevoli sono i costruttori e anche quegli immensi e irresponsabili cretini che, come ricorda Marco F. nel solito post, sono riusciti a declassare anni fa la città abruzzese dalla zona 1 alla zona 2. Vorrei che qualcuno ne facesse i nomi. (EDIT: non è andata così. questa è la vox populi a cui avevo dato credito visto alcune fonti che me la davano. In realtà la questione è diversa. Secondo la carta MPS04 del 2006 prodotta dall'INGV il terriotrio aquilano era stato inserito nella zona 1. Ma la Regione non aveva nel 2009 ancora adeguato la normativa, come sarebbe stato logico. Qualcuno sostiene che sia colpa della lobby dei costruttori, come ho scritto poco sopra anche io. Non so se è così. Se così fosse sarebbe molto grave, anche se è grave di per se una dimenticanza del genere)

Sull'argomento ho ricevuto alcune mail private e quindi non posso citare i cognomi, ma solo le iniziali. GF nota come le affermazioni incriminate riportate da Repubblica non dicono nulla che possa giustificare l'accusa nei confronti degli scienziati della commissione (semmai dovevano essere i rappresentanti pubblici, che dovevano supervisionare alle costruzioni, ad avere il maggior peso dell'accusa, come nel caso di San Giuliano). Però ritiene, molto giustamente, che si debba capire su che basi la magistratura abbia preso questa decisione.
Se lo ha fatto perchè era in corso uno sciame sismico siamo davvero alla frutta.

GF allora ipotizza che alla base ci possa essere invece una questione diversa. Mi indica che il professor Moretti dell'Università dell'Aquila aveva dei dati (escluso il radon!) secondo i quali la situazione stava peggiorando con il passare del tempo: l'indizio era la sempre maggiore profondità delle scosse.
Però succede spesso che uno sciame presenti un trend direzionale e la questione fondamentale rimane che in letteratura nessuno ha mai segnalato il modificarsi delle modalità di uno sciame sismico come precursore di un terremoto
Sembra anche che il Rettore dell'Università chiese che il gruppo di ricerca facente capo a Moretti presentasse dati e conclusioni durante la fatidica riunione del 31 aprile, ma questo permesso gli è stato negato.

E a questo punti si domanda

1) Quanta validità scientifica c'è nel lavoro di Moretti in generale e in quello riguardo l'attività sismica aquilana in particolare?  L'episodio della mancata presenza dei ricercatori potrebbe avere avuto un peso nell'avviso di garanzia, e solo in questo caso si potrebbe sostenere l'eventuale fondatezza delle accuse?

2) Sarebbe potuta cambiare l'opinione di Boschi e degli altri scienziati presenti nella commissione di fronte a questi dati, nell'ipotesi di loro validità? Parto infatti dal presupposto che Boschi nulla sapesse della richiesta e quindi il respingimento di quella delegazione di ricercatori non sia da ascrivere a sua diretta responsabilità.

In conclusione, comunque, GF ha il sospetto che in tutta la vicenda il vero peso della responsabilità, all'interno della commissione, sia della Protezione Civile e dei suoi rappresentanti più alti: di fronte a nuovi dati scientifici, sarebbe passato altro tempo per il loro esame, e quindi la commissione non avrebbe potuto dare una pronta risposta alla popolazione, che poi era quello che più premeva a Bertolaso e collaboratori.

Vediamo se qualcuno sa rispondere, tenendo ovviamente presente il concetto di previsione e cioè sapere con una certa approssimazione tempo, luogo, intensità e meccanismo focale di una scossa.
 
AM invece si è ricordato di un mio vecchio post nel quale mi chiesi se davvero il sisma non era prevedibile in base al record storico. Dopo aver precisato che, ovviamente, stavo parlando con il senno di poi (con il quale si eviterebbero tanti errori,a sapere quello che succederà....) , ho riportato una osservazione che Mario Baratta scrisse nel libro “I terremoti d’Italia” del 1901:  degno di essere ricordato sì è che i grandi parossismi aquilani successi nel 1315, 1461, 1498, 1646, 1786, 1791, 1809, 1848, 1849, 1887 si sono presentati tutti sotto forma di periodi sismici più o meno lunghi con un rilevantissimo numero di scosse".
Questo da solo non può dire molto, perchè a prima vista potrebbe benissimo essere che la sequenza sia stata innescata da una scossa principale iniziale e non esserci una fenomenologia come nel 2009. Però ci sono degli indizi che nel 1703 le cose siano andate più o meno come questa volta.

Ovviamente anche qui il problema è: tenendo conto che c'è una certa probabilità che si scateni un forte terremoto o si sa dove e e quando, oppure che si fa? Si sgombera completamente dove? in tutto l'Abruzzo? L'Aquila? Sulmona? A che distanza dall'Aquila finisce il pericolo? E fino a quando?

Io continuo a pensare, confortato dalla mappa dello scuotimento, che se le costruzioni fossero state costruite o ristrutturate in base alla normativa scientificamente adeguata, non sarebbe successo praticamente niente.
Per chi volesse approfondire, ecco il link sui parametri del sisma dell'aprile 2009. Nella mappa, che riporto ancora una volta, si nota come lo scuotimento non sia stato superiore al VII / VIII grado (e, al massimo, nella zona media dell'VIII grado.

Riprendo le definizioni di:
intensità VII grado: scossa "molto forte", con "caduta di comignoli e lesione agli edifici": tutti fuggono all'aperto; danni trascurabili a edifici di buona progettazione e costruzione, da lievi a moderati per strutture ordinarie ben costruite; avvertito da persone alla guida di automobili

intensità VIII grado: scossa "distruttiva" con "rovina parziale di alcuni edifici; vittime isolate": danni lievi a strutture antisismiche; crolli parziali in edifici ordinari; caduta di ciminiere, monumenti, colonne; ribaltamento di mobili pesanti; variazioni dell'acqua dei pozzi


A questo punto ecco le più amare considerazioni: mi chiedo come sia stato possibile che una scossa così abbia provocato tutti questi morti. Mi sembra la chiara dimostrazione che il problema non era prevedere questo terremoto, ma premunirsi dai terremoti. Per legge non ce n'era tanto bisognoe la leggerezza degli uomini, così poco preparati scientificamente, ha fatto il resto.

Indagate su questo e non sulla commissione grandi rischi. Grazie

giovedì 3 giugno 2010

Una buona notizia: I terremoti sono prevedibili (almeno così sostiene la magistratura)

Sono semplicemente stupefatto: giunge oggi la notizia che la Procura della Repubblica dell'Aquila ha notificato alcuni avvisi di garanzia ai membri della Commissione Grandi rischi, relativi a quanto detto nella riunione all'Aquila del 31 marzo. L'accusa è piuttosto grave: omicidio colposo.
Ricordo brevemente la questione: da un paio di mesi nella zona c'era una attività sismica di fondo piuttosto robusta, con tanto di chiusura di scuole, verifiche di eventuali danni, qualche cornicione pericolante etc etc. Il tutto fino allo sciame sismico piuttosto intenso tra il 30 marzo e il 3 aprile 2009, quandi ci sono stati almeno 3 eventi con magnitudo uguale o superiore a 3, associati ad un evento principale con M=4 nel pomeriggio del 30. Questa sequenza si è sviluppata a sud dell'Aquila, Noto che pure Sulmona, una cittadina ad una cinquantina di km dall'Aquila, era stata interessata da una scossa di magnitudo 3.8 il 29 marzo.

Al panico concorrevano le scomposte urla di Giuliani che diceva di avere i dati di un imminente terremoto studiando le emissioni di radon. Ho parlato del (possibile) nesso fra radon e terremoti qui e anche delle cosiddette previsioni di Giuliani . Non tutti si ricordano che sempre il buon Giuliani telefonò il 29 marzo al comune di Sulmona sbraitando di sgomberare la cittadina perchè stava per scatenarsi nei dintorni della cittadina una scossa devastante.
Quindi il 31 marzo 2009, cioè 6 giorni prima del terremoto che sconvolse la città, la Commissione grandi rischi si riunì proprio all'Aquila. Ne ho parlato qui.

Riprendo da quel post alcune considerazioni preliminari:

1. Il terremoto dell'Aquila è stato devastante non di per sé, ma soprattutto per lo standard delle costruzioni: la mappa dello scuotimento parla chiaro. Non mi pare si debba dare la colpa a Boschi, Bertolaso &c se sono crollati edifici recenti costruiti senza tenere conto del rischio sismico o, peggio ancora, non rispettando le normative.

2. Neanche è colpa loro se nessun amministratore si era posto il problema che una buona parte delle case di tutta l'area siano state costruite su terreni non adatti (per esempio perchè soggetti ad amplificazioni locali delle onde sismiche per la stratigrafia locale) o che non erano in grado di resistere a scosse di questa intensità. Faccio notare che da circa 30 anni (!!) si sapeva perfettamente che questa zona era sede di un gap sismico, con tanto di letteratura scientifica in materia (e persino articoli su “Le Scienze”.....).

3. nella storia della sismologia non si conoscevano casi in cui si sia scatenata una scossa molto forte in mezzo ad uno sciame. Uno studio dell'INGV affermava che c'era per la zona abruzzese il 30% di probabilità che avvenisse una scossa con M=5. Sono ragionevolmente sicuro che questa notizia sia arrivata alla Protezione Civile non oltre il 17 febbraio 2009

4. parlando quindi di previsione, ricordo che prevedere un terremoto nel significato letterale della parola vuol dire dichiararne giorno, ora, epicentro, profondità e intensità della scossa.

5. diversi mesi fa Boschi aveva affermato una cosa che forse non è stata capita: non ha detto che era impossibile che si verificasse una scossa, ma che con la sequenza in atto non c'era un aumento della probabilità che avvenisse nella zona una scossa. Cioè che le probabilità che avvenisse una scossa importante continuavano ad esserci (ed erano alte), ma questo indipendentemente dalla presenza dello sciame sismico.

Ora, secondo il sito del quotidiano Repubblica, il Procuratore della Repubblica Alfredo Rossini avrebbe detto che "Non si tratta di un mancato allarme, l'allarme era già venuto dalle scosse di terremoto. Si tratta del mancato avviso che bisognava andarsene dalle case". Essendo un virgolettato, immagino che venga riportata una sua dichiarazione testuale.


E' chiaro ed evidente che una cosa del genere non possa bastare a lanciare un allarme sismico. Pensate un po' a quanti eventi del genere accadono in Italia tutti gli anni: in base al principio di precauzione si potrebbe predisporre lo sgombero di popolazioni solo perchè si è registrata una scossa di una certa entità o uno sciame sismico? E per quanto?

Vorrei sapere su che basi scientifiche il Dottor Rossini abbia detto ciò: trovatemi un caso al mondo in cui sia andata così. Neanche in California, dove le faglie sono perfettamente visibili e il regime tettonico è sostanzialmente semplice e soprattutto chiarissimo, siamo a livello previsionale.

È la solita storia della scienza che in Italia è considerata una questione di serie B e la Cultura con la C maiuscola è quella umanistica. Il dottor Rossini è sicuramente fra questi: se avesse una solida base di cultura scientifica una bischerata del genere non l'avrebbe mai sostenuta.


Dopo:

- aver fatti una figura da imbecilli davanti a tutto il modo con tutti quei poveri morti a causa della inadeguatezza delle costruzioni
- essere stati presi in giro da tutte le persone con un po' di sapere scientifico in testa a causa dei tanti fan del radonista Giuliani

ecco la botta finale: tutto il mondo saprà quindi che secondo un Procuratore della Repubblica Italiana i terremoti sono diventati prevedibili.

AL PROFESSOR ENZO BOSCHI E AGLI ALTRI ACCUSATI VADA TUTTA LA MIA STIMA E LA MIA SIMPATIA.

CONSIGLIO LORO SOLTANTO UNA COSA:

LA PROSSIMA VOLTA CHE C'È UNO SCIAME SISMICO FATE SGOMBERARE PER “TERREMOTO IMMINENTE” TUTTE LE CASE IN UN RAGGIO DI 100 KM DALL'EPICENTRO DELLO SCIAME. È PIÙ SICURO E NON CORRERETE RISCHI (A PARTE QUELLO DI FARE UNA FIGURA DI....)