venerdì 26 febbraio 2010

Le fratture calde sulla superficie di Encelado


La sonda Cassini ci fa vedere un aspetto particolare di una luna ghiacciata che ruota intorno a Saturno. Encelado, noto fin dal 1789 quando fu scoperto dal grande astronomo William Herschel, è uno dei corpi più interessanti del sistema saturniano. Aveva già dato i sintomi della presenza di ghiaccio d'acqua sulla sua superficie: la sua albedo che è la più alta nel sistema solare: in altre parole è il corpo che riflette più di tutti la luce della nostra stella. Dal diametro di circa 500 kilometri, ruota dentro l'anello E. Anzi, vista la presenza su questo corpo di un pennacchio di vapore che si disperde nello spazio, è stata avanzata l'ipotesi che questo anello si sia formato proprio grazie ai pennacchi provenienti da Encelado. Non c'è solo questo grande pennacchio: i geyser sono comuni e una ventina di loro sono stati appena scoperti nel passaggio ravvicinato del novembre 2009, l'ottavo della serie.

Altra caratteristica importante è la sua superficie, che a giudicare dalla diversa densità di crateri fra varie zone non ha tutta la stessa età. Vi troviamo crateri, pianure lisce, catene montuose ed estese fessure lineari. Per cui si stima che possa avere, al massimo, 100 milioni di anni. Addirittura pare che siano deformati persino dei crateri. Insomma, Encelado è stato geologicamente attivo anche in un recente passato. C'è quindi la necessità di capire qual'è il meccanismo che ha portato a questo.

Innanzitutto si deve scartare il calore interno: è troppo piccolo per poter avere ancora un nucleo riscaldato dalla radioattività. Potrebbe esserci al suo interno un composto che fonde a temperature inferiori a quella dell'acqua? Ipotesi teoricamente valida, ma gli spettrometri di Cassini non l'hanno rilevata e questo ovviamente è un grosso ostacolo. Oppure come intorno a Giove per i vulcani di Io, si può ipotizzare un riscaldamento innescato dalla forza delle maree?

Per questi motivi Encelado merita particolare attenzione. Determinarne le caratteristiche e la storia, definire i vari processi fisici che ne hanno creato e modellato la superficie, capire composizione e distribuzione delle poche parti di materia organica scura, come i rapporti con l'anello E in cui è immerso sono fra gli obbiettivi più importanti per la missione Cassini.

Nel flyby dello scorso novembre Cassini ha fotografato per l'ultima volta il polo sud del satellite, che finirà nell'ombra per 15 anni a causa dei movimenti orbitali suoi e di Saturno, prossimo all'equinozio ed ha trovato una sorpresa. Come dice Bob Pappalardo, uno dei principali esponenti del team che segue Cassini nel suo viaggio, “ogni passaggio della sonda intorno a Encelado insegna sempre cose nuove su questo mondo”. Prova ne sia il fatto che se dal 2004 ci sono stati fino ad oggi appena 8 fly-by su questo corpo, nel 2010 ce ne saranno ben 5 (e in tutto 7 dal novembre 2009). E anche stavolta è stato così: lo spettrometro ad infrarossi ha catturato l'immagine del “Baghdad Sulcus”, di una linea “calda” contrassegnata da alcune sacche ancora più calde. La superficie, che come detto assorbe pochissima radiazione solare, mediamente ha una temperatura di circa – 220°C, meno di 50 gradi sopra lo zero assoluto. Invece le zone più calde arrivano addirittura a circa -100°C.

E' probabile che queste temperature così elevate siano dovute al riscaldamento dei fianchi delle fratture provocate dal vapore d'acqua in risalita. Secondo gli scienziati questa dovrebbe essere la causa dei getti di particelle visti dalle fotocamere di Cassini.  Per avere una conferma occorrerà analizzare se ci sono relazioni fra la posizione dei punti caldi e quelle dei getti.


Attendiamo con entusiasmo il prossimo fly-by, programmato per il 28 aprile, quando Cassini arriverà a 103 km dalla sua superficie (per confronto le immagini del Baghdad Sulcus” sono state riprese da un'altezza di 1600 metri) , mentre tra novembre e dicembre ci saranno due passaggi ad appena 50 km di altezza.

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