domenica 13 settembre 2009

L'eccezionale livello marino registrato nella East Coast americana dell'estate 2009: un concorso di più cause


Il livello dei mari non è come si pensa comunemente una superficie piatta: ci sono delle zone in cui la superficie è molto più alta a causa di giochi di corrente che accumulano in una determinata area più acqua. Anche venti, maree e campo gravitazionale terrestre fanno la loro parte. A largo del Nordamerica esiste un'area in cui la superfice oceanica è molto più alta rispetto allo zero altimetrico. Anche per questo la costa atlantica degli Stati Uniti mostra delle variazioni del livello marino abbastanza continue e complesse, dovute ad una vasta gamma di fattori che si sommano agli effetti delle maree: venti che spingono a seconda della direzione sulla costa o verso il largo ingenti masse d'acqua, Corrente del Golfo, modifiche della temperatura della colonna d'acqua e uragani. Naturalmente le conseguenze maggiori le patiscono le aree costiere pianeggianti.

Accade spesso che per qualche giorno il livello marino si alzi un po' e, proprio per questo la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Agency), che è un po' la NASA dell'atmosfera, emette periodicamente un bollettino in cui notifica le previsioni sull'andamento del livello del mare. La cosa è piuttosto complessa non solo perchè l'estensione latitudinale della costa atantica statunitense è vasta, ma anche perchè circostanze locali come morfologia e orientazione delle coste possono modificare pesantemente l'intensità dei cambiamenti a pochi kilometri di distanza.

L'estate del 2009 passerò alla storia della East Coast per un persistente incremento di 60 centimetri del livello del mare. Gli americani hanno tempestato la NOAA di telefonate ed E-mail su spiagge sparite, problemi di approdi per le imbarcazioni da diporto e anche alcuni allagamenti nelle aree costiere, come nel caso visibile nella fotografia, scattata a Silver Spring, nel Maryland.
La seconda immagine illustra quelle che erano le previsioni ordinarie per effetti mareali, assolutamente sottostimate rispetto a quanto accaduto. Il problema è stato analizzato da scienziati preoccupati e soprattutto molto stupefatti, ma alla fine le cose sono state messe in chiaro, come dimostra il rapporto della NOOA “Elevated East coast sea level anomaly: june – july 2009”.

Nella seconda metà di giugno si verifica sempre, per cause astronomiche, una delle maree più imponenti dell'anno. Però stavolta l'aumento del livello marino è stato molto forte e senza che ci fosse la contemporanea presenza di un uragano (la stagione degli uragani quest'anno è stata molto debole per fortuna e il passaggio degli uragani nei Caraibi provoca spesso un aumento del livello marino sulle coste atlantiche meridionali degli USA). Questo ha ovviamente stupito abitanti e frequentatori delle coste, abituati a correlare il fenomeno con questi eventi.
La NOOA ha diffuso allora un bollettino in cui si informava che “il livello marino si è elevato ben al di sopra ai valori previsti su tutta la costa atlantica degli Stati Uniti. Dal 19 al 24 giugno il mare è stato fra 10 e 60 centimetri superiore al normale. L'anomalia è continuata, anche se con livelli minori, in luglio. E' normale che questo possa succedere in piccole zone della costa orientale, ma stavolta copre tutta la costa”.
Pertanto il Centro per i Servizi e i Prodotti Oceanografici della NOAA rassicurava l'opinione pubblica sul continuo monitoraggio dell'evento, per fornire ulteriori informazioni sul suo andamento e sulle sue cause.

E' rapidamente diventato palese che all'eccezionalità dell'evento hanno contribuito diverse concause. Innanzitutto i venti: tutto è iniziato ai primi di maggio, quando 5 giorni di forti venti da NE spingeno le acque sulla costa, hanno provocato un aumento medio di 20 centimetri del livello marino. Un fenomeno che, unito alla marea, in Italia conosciamo molto bene perchè proprio il vento, stavolta da sud, è una delle cause principali dell'acqua alta a Venezia.
Poi, a seconda dell'orientazione della costa, i successivi venti da SW hanno provocato degli accumuli locali di masse d'acqua. Ai primi di giugno hanno ricominciato a soffiare i venti da nordest e quindi la situazione è tornata a peggiorare dappertutto.

All'effetto dei venti si è aggiunta una decisa diminuzione della pressione, che ha influenze molto forti sul livello marino: grossolanamente secondo la NOAA un millibar di pressione in più corrisponde a un millimetro di acqua in meno. La pressione alla fine di maggio cadde di 15 (!) millibar a Nantucket ed in altre località costiere e si è mantenuta piuttosto bassa per tutto Giugno.

Da ultimo ci si è messo pure un rallentamento della Corrente del Golfo, la quale però continuava ad essere alimentata da sud. Non sfogando le acque verso nord anche questo ha contribuito in maniera sensibile al fenomeno. Questo lo si è visto dalle misure del flusso della Corrente della Florida, una delle correnti che contribuiscono a formare la Corrente del Golfo, che nella zona di Miami si muove mediamente a velocità non trascurabili. E' evidente come un rallentamento della corrente a latitudini più settentrionali possa ripercuotersi gravemente sulla costa atlantica degli USA.

Quindi venti, correnti marine e pressione atmosferica hanno giocato un ruolo essenziale in questa vicenda e la NOAA alla fine è riuscita a risolvere questo rompicap, che è quindi il risultato di questa eccezionale contemporaneità di eventi.

Come spesso succede nella Scienza, la soluzione di un problema ne apre altri. In questo caso il dibattito verte sulla questione: “perchè la Corrente del Golfo ha rallentato per un paio di mesi lasua velocità? Dove? E che l'ha bloccata? Non è una discussione solo accademica: il blocco di questa grande arteria in cui scorre l'acqua degli oceani è alla base di periodi molto freddi e asciutti in Europa.

1 commento:

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

OT: Aldo, ho pubblicato un articolo "parageologico" che magari ti interessa.
Ciao.