mercoledì 24 giugno 2009

A Madeira il meeting 2009 dell'International Whaling commission

A Madeira si sta svolgendo il sessantunesimo meeting annuale della IWC, la International Whaling Commission.
Per riepilogare la situazione precedente rimando a questo post.

Innanzitutto una buona notizia: la popolazione della megattera in Africa orientale è attualmente arrivata al 65% della consistenza prima che iniziasse il suo sfruttamento. In questo ultimo anno sono arrivate delle informazioni più complete sulla situazione di altre specie. Sembra che Balenottera australe, Balena Franca Meridionale e Balenottera Azzurra mostrino un deciso trend di incremento, anche se tutti i numeri sono ancora molto bassi rispetto alle stime sulle popolazioni di qualche secolo fa.
Se nell'emisfero meridionale le cose vanno un po' meglio, la crisi nell'emisfero settentrionale perdura: per esempio ci sono solo 130 esemplari rimasti di balena grigia settentrionale lungo le coste asiatiche delle Sakhalin (fra le quali meno di 30 femmine in età riproduttiva), a rischio per le esplorazioni petrolifere nel loro territorio. Invece la popolazione occidentale di questa specie, lungo le coste pacifiche americane, è tornata su livelli discreti, circa 20.000 unità. Nell'Atlantico settentrionale, se purtroppo vivono non più di 300 balene franche nordatlantiche, tutto sommato non se la passano male le superstiti balene della Groenlandia (circa 12.000 esemplari, contro una popolazione originaria di circa 50.000).
Per questo la sottocommissione sui permessi di caccia tradizionale per le popolazioni aborigene ha stabilito che le 178 catture programmate per quest'anno non minacceranno l'esistenza di questa popolazione.La più grande difficoltà per ricostituire gli stock ante-caccia delle balene è la lentezza del ciclo riproduttivo: occorrono fra i7 e i 12 anni ad una femmina per poter essere in grado di avere una gravidanza, che dura circa un anno e genera un solo cucciolo (non ho mai avuto notizie di parti gemellari). Sommando questo fattore a pesca, inquinamento, animali che si impigliano nelle reti e urti con navi, dire che non sono più animali a rischio è molto difficile. In particolare ci sono numerosi sforzi per evitare al massimo le perdite dovute a collisioni con navi. Sui cetacei morti per incidenti o impigliati nelle reti c'è l'unanimità dei membri dell'IWC sulla necessità di ridurre a zero questo numero.

Sono oltre 40.000 le balene uccise dal 1985, quasi tutte per misteriosissimi scopi scientifici (sinceramente aspetto sempre un articolo ricavato da queste ricerche). Comunque un risultato scientifico c'è stato: grazie al DNA è stata appurata la provenienza di alcune partite di carne di balena sequestrate.
Ora il problema si fa serio. Specialmente il Giappone, ma anche Islanda (recentemente accusata da Greenpeace) e Norvegia, insistono per il ritorno alla caccia commerciale. Ricordo che in questo momento la caccia avviene per scopi scientifici: i giapponesi sostengono che le cartture servono per capire età, sesso e stato di salute delle popolazioni dei cetacei anche se il governo dichiara, meno pudicamente, che “la caccia alla balena è parte della cultura del nostro Paese”. L'Australia invece sostiene l'inutilità di questa attività dal punto di vista scientifico perchè con un sistema diverso si possono ottenere gli stessi dati senza ammazzare nessun animale.


Secondo William Hogarth, il presidente della IWC c'è il rischio che questi stati non aspettino ancora molto e quindi o verrà loro data via libera o agiranno in altro modo. Come faranno Hogarth non l'ha detto ed evito qualsiasi ipotesi non conoscendo bene la materia.
Mi chiedo inoltre se la raggiunta indipendenza della Groenlandia potrebbe avere come conseguenza una quarta flotta di caccia da aggiungere ai quantitativi permessi alle popolazioni indigene visti sopra.
Oltre che presidente della IWC, William Hogarth è anche il delegato degli USA e la sua posizione è in pericolo dopo il cambio di presidenza negli USA. Comunque ottenne un buon successo due anni fa quando riuscì ad evitare la ripresa della caccia alle megattere da parte dei giapponesi.
Il problema, secondo lui, è che ora come ora non si può pretendere che Giappone, Norvegia e Islanda si fermino con la caccia, ma che d'altro canto queste nazioni non possano pensare di aumentare le quote.
Hogarth avrebbe cercato un compromesso con i giapponesi: diminuire le catture in Antartide e aumentarle nei mari costieri della nazione asiatica. Questa proposta ha per una volta visto d'accordo Giappone, Australia e Nuova Zelanda, che l'hanno tutte e tre respinta, anche se per motivi diversi.
Il meeting di Madeira è attualmente in svolgimento e quindi aspettiamo di sapere come andrà a finire.

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