martedì 28 aprile 2009

Le cosiddette previsioni di Giuliani

Incominciamo da un particolare: in questi giorni si parla di un Giuliani, in realtà il lavoro reperito su internet è stato scritto da Gioacchino e Roberto Giuliani e da un fisico russo, Victor Alekseenko. Vi si legge anche che il metodo era stato mostrato anche ad un ente di ricerca americano (presumo il Servizio Geologico degli Stati Uniti) ma che non ci sono state risposte.
Veniamo ora ai dati contenuti nel documento: i Giuliani affermano di aver previsto una serie di terremoti nel 2002 e ne fanno un elenco. Oltre all'elenco, che come vedremo è lacunoso e privo di significato, non vengono segnalati per comparazione i dati rilevati dal loro apparecchio, dati che sono necessari per illustrare le correlazioni e per poter vedere come un certo terremoto sia correlato alle variazioni nel tasso di emissioni di radon in atmosfera.
E invece niente, soltanto una descrizione dell'apparecchio, una storia della ricerca ma nessun dato in proposito... Per cui dobbiamo semplicemente fidarci di quello che dicono. Già questo è un aspetto che da solo toglie credibilità al lavoro, lasciando semplicemente libero di crederci chi ci crede acriticamente (e per crederci bisogna non avere una buona cultura scientifica) e magari lasciando nel dubbio qualche agnostico. Quindi non è possibile accettare scientificamente un lavoro così impostato, di cui conservo una copia ad imperitura memoria (e a scanso si modificazioni future da parte degli autori).
Prendiamo ad esempio il periodo che va dal 3 agosto al 23 ottobre del 2002 (dati poi ripetuti alla pagina successiva insieme ad altri).

Vediamo in dettaglio le scosse indicate:

1. 3 agosto 2002 42°.6 13°.0 C. Italia M 3.2: mi risultano in quel giorno 3 lievi scossette vicino a Cascia e un 2.8 in mare a largo del Cilento. Probabilmente si riferisce ad un evento registrato vicino a Palestrina. Magnitudo trascurabile ed eventi che succedono quasi tutti i giorni. Non si capisce su che basi questa possa essere una previsione attendibile e come abbia fatto a prevedere proprio quello e come mai altri sismi più forti nelle vicnanze non abbiano dato riscontro.

2. 06 settembre 2002 41°.9 12°.5 S. Italia M 4.5. Le coordinate sono quelle di Centocelle, nota borgata romana. Di questo evento non c'è traccia nei cataloghi e neanche nei giornali. Invece lo stesso giorno si attiva la sequenza del Tirreno Meridionale, che comincia con una scossa di M=5.9 che ha provocato danni anche ingenti nella zona di Palermo. Nella zona ci sono state 4 scosse superiori a 4 e altre 24 superiori a 3 in due giorni! Nulla di ciò è indicato

3. 07 settembre 2002 41°.6 15°.8 S. Italia M 2.7. E' il giorno dopo la grande scossa di Palermo. Con quella zona in piena atività "vede" una scossa nella zona di Manfredonia, realmente avvenuta.

4. 09 settembre 2002 42°.4 11°.8 C. Italia M 4.5. Anche in questo caso nessun terremoto è segnalato in quella zona, tranne quello del 18 ottobre, un mese dopo, nelle immediate vicinanze.

5. 24 settembre 2002 41°.7 13°.3 S. Italia M 2.5. Siamo sempre nel Lazio, fra Anagni e Frosinone. Nessun evento segnalato nel momento. Qualcosa di vicino c'è, entro un raggio d una ventina di kilometri, nei 30 giorni precedenti e successivi (Sezze, colli albani)

6. 06 ottobre 2002 39°.6 12°.4 Tirreno M 3.2: nulla da segnalare. La zona è stata interessata da sismi il 18 di ottobre. Intanto proseguiva imperterrita la sequenza sismica un pò più a sud.

7. 19 ottobre 2002 40°.7 12°.7 Tirreno M 2.9: non c'è nulla in proposito

8. 23 ottobre 2002 42°.7 17°.3 Adriatico M 4.0: e questa in effetti è una correlazione giusta.

Un primo commento è che NON sono stati indicatii i 5 terremoti più forti del periodo e cioè il 5.9 del 6 settembre nel Tirreno a largo di Palermo (tacendo delle sue replche più forti) , un 4.8 nel mare davanti a Ostia il 2 ottobre, un 4.4 presso Viterbo il 18/10 e, sempre il 18/10 altre 2 scosse nel Tirreno centro-meridionale.

Nel periodo indicato la scossa del 6 settembre ha attivato una delle sequenze sismiche più folte degli ultimi anni: è continuata per diverso tempo con altre 4 scosse forti, il 20, 27, 28 settembre e 2 ottobre. Rimanendo a valori di M compresi fra 3 e 4, nell'area si sono registrate 64 scosse dal 6 al 30 settembre, 11 in ottobre, 6 in novembre e 2 in dicembre, per tacere di quelle inferiori: fra settembre e ottobre alla zona sono associate 559 scosse con M maggiore di 2. Ricordo come nel periodo con alcuni amici si scommetteva regolarmente caffè o gelati per chi avesse azzeccato l'ora della prossima scossa (il regolamento richiedeva un valore di almeno M=2.8, altrimenti non ci si saltava fuori...). Eppure cita un paio di eventi inesistenti nell'area un pò più a nord.
Inoltre se prendiamo l'Abruzzo e i suoi dintorni nel periodo indicato ci sono stati ben 19 eventi, fra i quali anche un 3.4, e nessuno è stato previsto (o, almeno, segnalato)

Proseguendo con la tabella successiva viene omesso lo sciame di Catania della fine di Ottobre (con 4 scosse da M=4 in una giornata) e indica gli eventi di San Giuliano di Puglia (sempre, continuo a ripetere senza un grafico o altri dati di controllo), un evento di magnitudo 3.3 il 30/03, sempre nel Tirreno e un altro in data 11/4 nella stessa zona.

Quindi direi che questi tanto decantati rilevamenti non sono poi così precisi. Tutt'altro. E che il modo di illustrarli è davvero poco scientifico.
Ma veniamo ora ad alcunei imprese del Giuliani degne di nota: Carlo Cattaneo, nel suo blog, porta un link a un post del blog “donne democratiche
Lo segnalo anche se è un sito politico per il suo contenuto. L'inizio è esilarante: nel 2001 stavamo osservando il misuratore di particelle cosmiche presso l’Istituto quando, in corrispondenza del terremoto in Turchia, rilevammo una quantità straordinaria, rispetto al solito, di radon. Praticamente un terremoto di M:5.4 in Turchia sparge radon in tutta la crosta dell'area mediterranea.... In tutta la crosta, perchè il Nostro autore le misure le prende qualche metro sotto la superficie per non essere influenzato dai venti (che nel caso provocherebbero sicuramente un aumento dei valori di Radon se provenissero dai Colli albani)

Segue una dissertazione quasi astrologica: i dati ottenuti in questi 9 anni di studi, ci hanno consentito di rilevare un rischio sismico maggiore nel periodo invernale che va da novembre ad aprile. Senza voler banalizzare, ma per semplificare i concetti, posso aggiungere anche che l’attività sismica è strettamente correlata alle fasi lunari. In particolare quest’anno, il sistema Terra-Luna, si è venuto a trovare al Perielio (Punto più vicino al Sole, in Inverno) con la Luna nello stesso periodo alla minima distanza dalla Terra, e con il Pianeta Venere allineato, in fase di Venere piena anch’essa vicina. L’attrazione gravitazionale delle masse sulla Terra hanno intensificato l’effetto marea sul nostro pianeta, rendendo gli eventi sismici più rilevanti, rispetto agli altri sciami, cui siamo stati interessati negli anni precedenti.
Mi domando perchè l'influenza della luna sia maggiore fra novembre e aprile. Forse perchè il sole è òeggermente più lontano (mi pare a memoria 152 contro 147 milioni di kilometri)? E qunto possa influire Venere. Giuliani, di che segno sei? (non voglio saperlo... non so neanche di che segno sono (sarei...) io...
E poi il capolavoro: Mi sento di poter tranquillizzare i miei concittadini, in quanto lo sciame sismico andrà scemando con la fine di marzo. Non propriamente una previsione azzeccata, direi.... (ma la Terra nel perodo si avvicina al sole...)

Cattaneo cita poi la ricostruzione, ripresa dal Corriere della Sera, che avevo già letto il giorno dopo il terremoto su “il Capoluogo”, in cui si parla di un Giuliani che il 31 marzo si sgola con il sindaco di Sulmona, dicendo che dovevano sgomberare perchè c'era in arrivo una scossa molto forte (quel giorno la cittadina era appena stata colpita da una scossa di una certa importanza)
Giuliani suscita addirittura l'ilarità generale quando in un convegno tenutosi il 16 aprile asserisce di avere visto con il radon addirittura il terremoto di Sumatra del 2004....

La conclusione è che tutto questo vocìo sul lavoro di quest'uomo e dei suoi collaboratori è la classica follia italica. Sono dati forse interessanti (non ho mai negato che il radon possa essere usato per scopi di previsione sismica), ma da interpretare in una logica più vasta. Il soggetto però con il lavoro disponibile online non fa che peggiorare la sua posizione, con un articolo assolutamente fuori da ogni schema scientifico e privo di riscontri oggettivi
Buono solo per i cultori della “scienza non ufficiale” (di cui mi dovete trovare un risultato utile che uno...) e di tutti quelli che in Italia, paese dei 60 milioni di allenatori della nazionale migliori di quello che è stato scelto per farlo, credono sia possibile ergersi ad esperti pur non conoscendo nulla o credendo, conoscendo poco, di sapere tutto. Aggiungiamoci pure le leggende urbane che da quando c'è internet girano con velocità impressionante e capirete come sia possibile che Giuliani sia diventato per alcuni sprovveduti un eroe nazionale. Fra questi elementi ce n'è uno che, dimostrando di non sapere neanche cosa sia una faglia, è riuscito in un forum da me frequentato per altre cose a dire che io non so neanche cosa sia la geologia....

giovedì 23 aprile 2009

La previsione dei terremoti: a quando?


Sarebbe davvero bello se ci fosse realmente un sistema per la previsione dei terremoti
Facciamo un parallelo con lo studio dell'atmosfera: la climatologia studia il regime climatico di una certa zona (in quali mesi e quanto piove, come si modifica la temperatura a seconda della stagione, quali sono i periodi più ventosi e da dove viene il vento etc etc). La meteorologia invece ci dice come dovrebbe essere il tempo nei prossimi giorni. Nella geofisica in questo momento siamo ancora alla “climatologia sismica”, cioè sappiamo che tipo di terremoti potranno avvenire in una regione, quale sarà la loro energia e quale potrebbe essere l'intervallo medio fra due eventi simili. Ma ancora non siamo in grado di dire “sgomberate quella zona perchè entro 5 giorni ci sarà una forte scossa” e ovviamente, tantomeno “quanto” sarà forte
In effetti la stragrande maggioranza dei terremoti che avvengono oggi non sono “inaspettati” nel senso appunto che “si sa” dove più o meno avverranno, il loro meccanismo e a quale intensità possono arrivare, ma senza ancora poter prevedere il “quando

Spesso dopo un forte terremoto il territorio pullula di geologi che mettono sismografi da campo e altri strumenti per verificare l'andamento delle scosse di un dopo-terremoto. Però, ancora, ancora non si riesce ad arrivare prima che avvenga e solo quando si verifica un forte evento vengono attentamente controllati tutti i segnali registrati in precedenza per vedere se qualcosa sia cambiato nelle immediate vicinanze locali e temporali dell'evento.
E' certo che prima di un terremoto avvengano delle modificazioni nella crosta (altrimenti se gli sforzi non si accumulassero non ci sarebbe la scossa!). Occorre prestare attenzione a quali possano essere gli indizi per capire che qualcosa di grosso stia per avvenire. Naturalmente a causa della eterogeneità della crosta terrestre, degli sforzi e dei vari tipi di movimento non è detto che un segnale valido da una parte lo sia anche da altre
Per questo nelle aree sismiche principali vengono tenuti d'occhio livelli delle falde acquifere, portate, composizione e torbidità delle sorgenti, zone franose, vengono installate stazioni GPS per monitorare soprattutto variazioni dell'inclinazione del terreno (chiari sintomi di qualcosa che cambia) e, buon ultimo anche il quantitativo delle emissioni di radon. C'è anche chi studia il comportamento degli animali.
Un esempio classico è la faglia di Hayward, in California, di cui si prevede il risveglio in tempi brevi, ovviamente su base “climatologica” e non “meteorologica” e che viene monitorata di continuo in diversi parametri.
Storicamente sono noti dei fenomeni che avrebbero preceduto un forte terremoto: per esempio molte fonti dicono che da mesi prima del terremoto di Lisbona del 1775 in tutta la costa atlantica meridionale erano in atto dei cambiamenti nella portata di alcune sorgenti e pozzi, eventi questi ben conosciuti dopo un terremoto.

Ci sono stati nel passato alcuni esempi di previsione coronata da successo. Quello più clamorosa è avvenuto nel 1975 in Cina: da un po' di tempo c'erano segnali piuttosto inquietanti, come bolle di gas e strani comportamenti degli animali. Uno sciame sismico convinse definitivamente le autorità e Haicheng fu evacuata. Il giorno dopo venne una scossa di M=7.3 che distrusse la città e nonostante tutto fece lo stesso 2000 morti. Sembra comunque che in un'altra occasione sia stato dichiarato un allarme, salvo poi che la scossa si è verificata in una zona limitrofa a quella indicata

Però da allora, nonostante i vari terremoti avvenuti nel gigante asiatico, questa previsione è rimasta purtroppo isolata. Nè, ripeto, la sola presenza di uno sciame può essere considerata per forza un precursore di un evento importante, e d'altra parte molti terremoti (come per esempio Irpinia 1980) non sono stati preceduti da periodi di attività sismica.


Gli scienziati stanno comunque facendo di tutto per risolvere il problema. Facciamo alcuni esempi.
A Taiwan, dove le scosse sono frequenti ma per fortuna non catastrofiche (anche per l'adeguatezza delle costruzioni...) sono in corso studi, compresi quelli sul radon (sia pure molto rigorosi e assolutamente non imparentati con quelli millantati in italia). Cheng-Hong Lie sul “Journal of Asian Earth Sciences” nota che ad alcuni terremoti sono chiaramente associati dei precursori, i cosiddetti “foreshocks”, le scosse più deboli che talvolta avvengono prima di un terremoto principale. In questo caso hanno la strana caratteristica di non essere stati seguiti da una serie di scosse di assestamento (i cosiddetti “aftershocks”) che in generale durano settimane se non mesi dopo una scossa di un certo livello, ma da una scossa principale qualche giorno dopo a cui è seguita davvero la normale serie di aftershocks.

La definizione di “foreshock” nel caso taiwanese è molto precisa: devono essere scosse avvenute a non meno di 15 km di distanza e non più di 5 giorni prima dell'evento principale, una precauzione necessaria in un'area dove tra il il 1990 e il 2004 sono stati registrati la bellezza di 252.915 (!) scosse con magnitudo uguale o superiore a 3, di cui ben 161 sono risultate di Magnitudo maggiore di 5.
Purtroppo foreshocks come questi sono stati registrati solo in 11 casi su 161 e riguardano tutti una situazione tettonica molto particolare. Pertanto se possono avere una utilità locale, i risultati di questo lavoro non sono applicabili in sede generale.
Questa analisi è ovviamente frutto di “senno del poi” e non possiamo fare delle analogie con il caso recente dell'Aquila, dove non c'è stato un (eventuale!) foreshock singolo e neanche con Assisi. L'unico foreshock isolato si è avuto, probabilmente, a San Giuliano. Ma chi poteva davvero riconoscere che era un foreshock?.

Altri ricercatori, come un team russio-franco-americano usa modelli numerici che vengono aggiornati via via che si registrano delle scosse. Shebalin e il suo gruppo partono dal presupposto che un terremoto sia preceduto da variazioni significative della sismicità regionale. E' una visione molto interessante ma ancora da perfezionare. Hanno avuto qualche successo, ma anche molti insuccessi (insuccesso in questo caso può essere: mancata previsione, previsione errata, previsione giusta ma fuori dalla finestra spaziotemporale indicata, scossa più forte o più debole di quanto previsto). Ed in ogni caso è poco utile ai fini della protezione civile in quanto ha lanciato finestre di diversi mesi in aree ad estensione regionale (regionale è inteso in senso geologico, pertanto il suo significato è ad esempio nordest italiano, appennino settentrionale, appennino centrale). Siamo ancora un po' troppo poco precisi: anche a sapere che da qui a un paio di mesi “potrebbe esserci” un forte terremoto nell'appennino Centrale che fai: sgomberi tutta l'Umbria e l'Abruzzo e parti del Lazio e tieni fuori di casa la gente per 3 mesi?


E ora veniamo alla nota dolente, la questione “radon”. Non è propriamente una novità, visto che le prime tracce in bibliografia risalgono al 1967. In California il sistema fu usato regolarmente per un po' di tempo negli anni '70. Ci furono dei riscontri per un paio di eventi nel 1979, ma poi il metodo è stato sostanzialmente eliminato perchè la sua affidabilità era scadente. Per esempio il terremoto di Landers del 1972 fu solo seguito un paio di settimane dopo da anomali valori del gas e nel 1981 ci fu un brusco innalzamento dei livelli nell'area di Los Angeles, ma non successe niente.
In bibiliografia relazioni fra alti valori di radon e sismicità sono stati registrati in India e Taiwan. Nell'isola ci sono aree molto favorevoli geologicamente e climaticamente per questi studi: grossi volumi di sedimenti recenti e un clima caldo e piovoso pare che consentano una maggior precisione delle misure. Oltre al radon sembra importante il rapporto fra Elio3 ed Elio 4 a causa delle differenze di distribuzione degli isotopi di questo elemento tra mantello e crosta terrestre. Sono stati notate concentrazioni anomale anche di vari composti chimici, essenzialmente solfati e nitrati che hanno raggiunto il picco da 1 a 3 mesi prima di una scossa importante.

Qual'è il meccanismo di trasporto del Radon? Sembra che l'aumento del rilascio sia dovuto alla progressiva fratturazione che precede un terremoto. Un team americano – taiwanese ha ottenuto delle previsioni per tempi oscillanti fra poche ore e diversi giorni, ma sempre con una incertezza nella posizione troppo elevata e, purtroppo, nella intensità del sisma.
In buona sostanza, il radon può essere una via da percorrere, ma non può da solo essere determinante.

martedì 21 aprile 2009

L'edilizia in italia e il terremoto aquilano: il disastro annunciato in mezza Italia


Rimettendo a posto una serie di appunti scritti a mano e quindi scampati dai guai del PC, vedo che già il martedì dopo il terremoto avevo annotato che Giuliani e le polemiche innescate dalle sue dichiarazioni non solo mi stavano infastidendo (termine molto eufemistico...), ma potevano essere molto utili per non parlare della tragica realtà e cioè che sono crollati o sono ormai inagibili edifici la cui antisismicità doveva essere stata curata con grande attenzione. Mi riferisco e agli edifici pubblici in generale e a costruzioni recenti. Sapere che il sisma ha provocato il crollo o ha reso inagibili prefettura, ospedale, questura e che sono crollati la Casa dello Studente e le scuole, lascia veramente sbalorditi.
Si rincorrono pure voci su edifici recenti da abbattere, dichiarati antisismici. E pare che L'Aquila sarebbe stata declassata da un punto di vista sismico qualche anno fa, un'altra notizia che non posso confermare.
Ieri i telegiornali parlavano di 3 edifici dichiararti agibili su 4, ma senza specificare il dato e cioè a che zona si riferisse. Classico esempio di notizia confusa e quindi inutilizzabile senza delle precisazioni.

Però basta vedere la mappa dello scuotimento per rendersi conto che, alla fine, è stata sì una scossa fortina, ma in fin dei conti non terribile. Quasi 300 morti sono un tributo assolutamente fuori da ogni logica per un paese civile, anche tenendo conto della bassa profondità ipocentrale, peraltro considerata nella mappa in questione.
Annoto che se le scuole fossero state ben costruite (o ristrutturate) una scossa del genere gli avrebbe fatto ben poco.

E' stato detto da più parti che la costruzione di un'autostrada fa più audience elettorale rispetto alla messa in sicurezza dei principali edifici pubblici (scuole comprese).
Però dopo i morti di San Giuliano e quelli dell'Aquila voglio proprio vedere se ci si ostinerà a non far niente...
Non c'è neanche la scusa che le mappe di pericolosità sismica siano vecchie e/o inadeguate. Quelle odierne sono piuttosto valide.
Però ricordo benissimo come sindaci ed amministratori locali vari abbiano spesso protestato per l'inclusione dei loro comuni nelle aree sismiche, una cosa considerata di "ostacolo allo sviluppo (edilizio...) del territorio".

Il problema è culturale: purtroppo gli ultimi 90 anni in Italia hanno coinciso sia con un enorme aumento dell'urbanizzazione, sia con un periodo di quiete sismica.
Un discorso che faccio da tempo, ma che fino ad oggi non avevo scritto. O, meglio, ne ho accennato sul post scritto il giorno stesso del terremoto.

Dopo il 1915 abbiamo avuto soltanto 8 eventi degni di essere ricordati in oltre 90 anni: Irpinia 1930 e 1960, Belice 1967, Friuli 1976, ancora Irpinia 1980, Umbria 1997, Molise 2002 e Abruzzo 2009. Per giunta ben 3 degli 8 eventi considerati hanno avuto per teatro la stessa area in maniera piuttosto inaspettata (è il caso di dirlo sopratuttto per il 1980).

Adesso prendiamo 3 casi di persone nate in diversi periodi.
La prima nasce nel 1925: è troppo giovane per ricordarsi Irpinia 1930 e quindi il primo terremoto lo ha "vissuto" nel 1960, quando aveva 35 anni. Nel 1980, a 55 anni, ne aveva vissuti 4
Io sono nato nel 1960 e nel 1980, a 20 anni, avevo provato 3 terremoti importanti in Italia, più una nutritissima serie di scosse di minore importanza. Cito a memoria Lentini, Ancona, Tuscania, mentre negli anni 80 ci furono eventi importanti in Valnerina e Abruzzo (Opi e Villetta Barrea per l'esattezza). Ho anche dei ricordi confusi di un fortissimo evento nella ex-Yugoslavia, mi pare nel 1969.
La terza persona nasce nel 1975. difficilmente si ricorda dell'Irpinia e quindi il primo terremoto lo ha visto ad Assisi a 21 anni.

In altre parole tra 1960 e 1980 abbiamo avuto 4 terremoti forti in 20 anni e addirittura 3 in 13. Una media del genere ci porterebbe attorno ai 20 eventi per secolo!
Questa è una dimostrazione che la distribuzione dei terremoti in Italia non è casuale, ma gli eventi si addensano in "crisi sismiche".
Una crisi sismica minore c'è stata tra il 2002 e il 2003: ricorderete il terremoto di San Gkiuliano, le sequenza del Tirreno Meridionale e delle Timpe catanesi, le eruzioni di Stromboli (con relativo tsunami) e dell'Etna. La calma tornò solo dopo un forte terremoto sulla costa algerina, che al di là di essere geograficamente in un altro continente, è geologicamente la continuazione della Sicilia Settentrionale.
E chiaro ed evidente che una nuova crisi sismica prima o poi (speriamo poi...) si verificherà. E se sarà come quella della seconda metà del XIX secolo, culminata all'inizio del XX scecolo con i terremoti di Messina ed Avezzano, saranno dolori a meno che non si riqualifichi l'edilizia in molte zone dell'Italia soprattutto centro-meridionale.

Occorre quindi un grande piano di investimenti per esaminare accuratamente l'edilizia esistente, a partire da quella pubblica necessaria in caso di emergenza (prefetture, ospedali, caserme, uffici comunali, scuole) e vedere di mettere a norma quanto prima questi edifici nelle zone a massimo rischio.
Occorre la predisposizione di piani di emergenza a livello locale.
Occorre preparare la popolazione al rishio: un cittadino informato ha maggiori possibilità di cavarsela. Per farlo e per verificare la bontà di questi piani occorrono le esercitazioni che coinvolgono la popolazione, come le fanno in Giappone o in California.
In termini di edilizia privata occorre costruire il nuovo in zone geologicamente più sicure, che esistono anche all'interno della fascia sismica principale. E si deve scartare l'idea di costruire in zone non sicure: la scuola di San Giuliano è l'esempio più terribile di dove NON costruire o ristrutturare e di come le caratteristiche sismiche possano variare enormemente anche in pochi metri.
E anche abbandonare il vecchio ove non fornisse garanzie a causa della costruzione e/o della situazione geologica.

In un paese dove abbiamo assistito alla più bieca speculazione edilizia con tecniche costruttive e materiali quantomeno discutibili in molti casi, l'impresa è titanica, soprattutto da un punto di vista culturale.
Ma il prezzoi da pagare sarà inevitabile in termini di morti e distruzioni.
I quasi 300 morti di questi giorni gridano vendetta.
E quindi occorreranno anche leggi piuttosto drastiche nei confronti di costruttori e professionisti, qualora si ravvisino delle irregolarità nelle costruzioni.






lunedì 20 aprile 2009

dopo 15 giorni interrompo il silenzio - considerazioni sul terremoto

Il mio silenzio in queste due settimane è dovuto fondamentalmente a 3 motivi:

1. ho avuto diverse cose da fare, non ultimo cose ferroviarie tra sottoattraversamento fiorentino e un fantastico giro a oltre 300 km/h sulla nuova linea ad alta velocità che da dicembre collegherà Firenze e Bologna in 35 minuti.

2. sto raccogliendo notizie sul sisma abruzzese. Ho voluto riflettere molto prima di scrivere qualcosa sull'argomento e non mi sembra opportuno in questo momento occuparmi di altro su scienzeedintorni, pur avendo altro materiale pronto o quasi. Mi sono riguardato decine di articoli in materia di previsioni sismiche e ne ho anche trovati altri. Ringrazio particolarmente una persona che mi ha fornito alcune dritte importanti e che non posso nominare per problemi di anonimato su un forum. Ho anche esaminato il lavoro di quel Giuliani, su cui pubblicherò un post a breve. Anticipo solo che tra la geofisica e Giuliani sussiste una differenza maggiore di quella che c'è fra Pavarotti e uno che va a cantare fischiato l'Aida a "La Corrida".

3. ho avuto anche dei guai con il PC, strascico del passaggio a linux e di un backup irrimediabilmente (pare...) rimandato per pura pigrizia. Fra l'altro in quei dati c'erano i dati ottenuti da ore di studio passate ad incrociare i dati di Giuliani con quelli dell'Iris Earthquake Browser.
Anche adesso sto scrivendo da un internet point.
Noto con non celabile soddisfazione che finalmente la polemica si è spostata dalla "previsione" alla "prevenzione". Dopo che tutto il mondo ci ha riso dietro per la qualità dell'edilizia e per le supposte previsioni, finalmente si fa sul serio. Mi auguro senza distinzioni politiche che tutti vogliano essere molto severi su quello che è successo. Mi attendo non grida manzoniane come dopo San Giuliano, ma inchieste serie e veloci e una ricostruzione veloce e corretta sia da un punto di vista tecnico che da quelli politico - economico - finanziari e che venga urgentemente preso in coinsiderazione un piano straordinario per la messa in sicurezza almeno degli edifici strategici nelle aree a maggior rischio sismico.



PRIME RIFLESSIONI GEOLOGICHE A FREDDO




Capisco le polemiche sulla prevenzione. Se anche io fossi una persona "normale" e cioè con una bassa conoscienza delle Scienze della Terra pure io avrei pensato che la sequenza di eventi sismici avvenuti all'Aquila in questi mesi era il segnale che si stava preparando un evento importante.
Invece per un geologo o un geofisico era l'esatto contrario: uno sciame sismico non prevede un aumento così drammatico dell'intensità delle scosse. queste sequenze infatti sono caratterizzate da una serie di scosse di intensità raffrontabile (almeno per qulle più forti - ce ne saranno sempre di più deboli). Molto fitti all'inizio, gli eventi tendono a diradarsi e a diminuire di intensità, sebbene ci possano essere delle recrudescenzew verso la massima intensità registrata all'inizio
Sciami che vanno in verso opposto sono molto rari e proprio per questo balzano agli onori della cronaca: è successo per esempio nel 2008 nello Utah. Ne ho parlato qui.
In altre parole, la probabilità di avere un evento importante non varia se in corso ci sia uno sciame o no.
Noto infine che oltre al caso attuale, pure il terremoto di Assisi e quello di San Giuliano hanno avuto dei precursori (nel caso di Assisi c'era già stata una scossa distruttiva precedente, sia pure meno intensa). Ma se si dovesse generare un allarme con sfollamento di popolazione tutte le volte che si verifica un terremoto di magnitudo 3 o superiore in Italia ci sarebbero 200 allarmi all'anno.
Per esempio: ieri sera avreste forse sgomberato mezzo Piemonte?

lunedì 6 aprile 2009

Il terremoto dell'Aquila tra annunci sballati e il rischio di una nuova crisi sismica


Alla fine doveva succedere. Era logico. Dopo quasi 30 anni dal terremoto dell'Irpinia, 28 e 4 mesi per l'esattezza, un nuovo fortissimo terremoto ha sconvolto l'asse appenninico della nostra penisola. E' toccato all'Abruzzo.
Dal 1980 ad oggi i morti per terremoto erano stati pochissimi, in Umbria e a San Giuliano di Puglia, dove però l'uomo ha fatto molto perchè accadesse.
Il terremoto di oggi, 6 aprile 2009, si porterà per sempre dietro una serie di polemiche da "bar dello sport" perchè in qualche modo qualcuno lo aveva “annunciato”.
Vediamo la situazione.
Da un paio di mesi nella zona c'era una attività sismica di fondo piuttosto robusta, con tanto di chiusura di scuole, verifiche di eventuali danni, qualche cornicione pericolante etc etc.Il tutto fino allo sciame sismico piuttosto intenso della settimana scorsa: tra il 30 marzo e il 3 aprile ci sono stati almeno 3 eventi con magnitudo uguale o superiore a 3, associati ad un evento principale con M=4 nel pomeriggio del 30. Questa sequenza si è sviluppata in un'area vicina a quella interessata dal terremoto maggiore e dalle sue repliche: a sud dell'Aquila, in un'area poi non toccata dalle repliche dell'evento di stamattina, almeno fino ad ora mentre sto scrivendo. Noto che anche Sulmona aveva subito una scossa di discrete proporzioni
E' evidente che una cosa del genere non possa bastare a lanciare un allarme sismico. Pensate un po' a quanti eventi del genere accadono in Italia tutti gli anni: in base al principio di precauzione si potrebbe predisporre lo sgombero di popolazioni solo perchè si è registrata una scossa di una certa entità o uno sciame sismico? E per quanto?

Veniamo ora al cosiddetto “annuncio” del terremoto: un tecnico del laboratorio del Gran Sasso, Giampaolo Giuliani, sostiene di aver elaborato un metodo in grado di prevedere l’arrivo degli eventi sismici.
Il metodo si basa sulla quantità di radon emesso dalla superficie terrestre (il radon è un gas nobile, il più pesante di tutti gli elementi gassosi). Sembra che nel periodo le emisisoni siano state piuttosto alte. Nonostante la coincidenza con il primo di aprile potesse essere sospetta (ma si è trattato davvero di una pura coincidenza), Giuliani ha detto, dopo la scossa avvenuta a Sulmona, che ci sarebbe stato un terremoto disastroso e la notizia è arrivata al Sindaco della cittadina abruzzese
La cosa ha ovviamente messo in agitazione la popolazione e la politica al punto tale che si è persino riunita la “Commissione Grandi Rischi”. Nella riunione ovviamente è stato detto che al momento non c'erano dei gravi rischi e un Bertolaso imbestialito si è scagliato contro «quegli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false» (così riporta il Corsera).
La notizia forse non era falsa, nel senso che le emissioni di radon c'erano, ma sicuramente non era precisa. E' chiaro ed evidente che non basta una notizia del tipo “ci potrebbe essere un terremoto molto forte”: bisogna sapere all'incirca anche dove e quando.
Sennò che facciamo: sgomberiamo tutto l'Abruzzo? Noto poi che Giuliani, peraltro denunciato per “procurato allarme”, avesse pensato all'area di Sulmona e non a quella dell'Aquila. Vi immaginate che figura se dandogli retta avessero sgombrato quell'area e non l'area dell'Aquila?
Per saperne di più occorrerebbe avere notizie sulle modalità con cui sono avvenuti altri eventi importanti nell'area, come per esempio quello del 1703: è possibile che anche questi siano stati preceduti da sciami sismici? Se sì. allora qualcosa forse andava fatto. Ma non certo per le emisisoni di radon.

Sulle relazioni fra emissioni di Radon e terremoti ci sono diversi studi in tutto il mondo, da Taiwan all'Islanda, passando ovviamente per la California. Tutte le riviste specializzate ne hanno prima o poi parlato. Francamente non so se anche l'INGV o qualche istituto universitario italiano ne stia facendo. Ci si potrebbe scrivere un libro o un'enciclopedia.
Non è quindi che le idee di Giuliani siano così originali, strane e rivoluzionarie.... Ma ancora siamo piuttosto privi di certezze.
Però se vogliamo che la ricerca abbia dei risultati la cosa fondamentale è quella di individuare una faglia e monitorarla, in modo da circoscrivere la zona a rischio. Per esempio a Taiwan la sorveglianza della Chuko Fault ha dimostrato un aumento delle emissioni di radon prima di eventi sismici lungo quella specifica faglia.
Ora non ci resta che sperare che il caso Radon diventi un nuovo caso Di Bella, con milioni di euro buttati via per monitorare più o meno dappertutto il livello di emissioni di radon.
C'è comunque da fare un paio di riflessioni: i terremoti in Italia si raggruppano in crisi sismiche.
Tanto per fare un confronto a ieri, 5 aprile 2009: una persona nata nel 1925 (quella persona adesso ha 84 anni) era troppo piccola per ricordarsi il terremoto dell'Irpinia del 1930. Il primo terremoto forte che ha “vissuto” è stato quello dell'Irpinia nel 1960 e quindi come grandi terremoti in Italia ne ricorda solo uno in più di me che sono nato nel 1960, 35 anni dopo: a 20 anni avevo “vissuto” 3 grossissimi terremoti come Belice, Friuli ed Irpinia, più una nutritissima serie di scosse di minore importanza. Cito a memoria Lentini, Ancona, Tuscania, Valnerina e ancora l'Abruzzo (Opi e Villetta Barrea per l'esattezza) e un fortissimo evento in Dalmazia
Dopo la crisi fra il 1960 e il 1980 abbiamo avuto pochi eventi isolati e di non grandissimo spessore: una persona che ha 30 anni si può ricordare solo eventi “minori” come quello di Assisi e quello di San Giuliano. Terribili certo, ma con effetti non paragonabili a quelli dei 3 grandi terremoti suddetti
Ora, passati quasi 30 anni dal terremoto campano è possibile che siamo all'inizio di una nuova crisi: tra il 1850 e il 1908 l'Italia fu sconvolta, specialmente al sud, da una serie di terremoti notevolissimi, conclusasi con il terremoto di Avezzano del 1915. Da allora la situazione è stata molto calma, a parte gli eventi già citati. Ora il pericolo è che riprenda una nuova crisi sismica anche se di solito i terremoti italiani sembra siano preceduti da analoghi forti eventi tra Grecia e Balcani, che per adesso non sono avvenuti
Speriamo bene.... anche perchè la speculazione edilizia ha colpito duro e spesso i vecchi paesi sono in posizione più sicura rispetto alle nuove costruzioni che li circondano. San Giulianio di Puglia lo ha drammaticamente dimostrato.
dopo decenni di devastazioni e costruzioni ovunque, che effetti ci potranno essere se venisse una crisi come quella di 150 anni fa, nonostante che la geologia ci abbia dato una mano a rimediare standosene buona per una trentina di anni?

giovedì 2 aprile 2009

Il respiro del gigante: 15 anni di correlazioni fra l'attività vulcanica e le deformazioni della montagna sull'Etna


Studiare un vulcano in tutti i suoi aspetti è oggi un'attività multidisciplinare. Passata la fase romantica del grande vulcanologo che studiava da solo o in compagnia di pochi allievi le eruzioni e guardava al microscopio le lave, adesso altre discipline delle Scienze della Terra, oltre a Chimica, Geofisica, Telerilevamento e quant'altro sono entrate di forza nello studio delle montagne di fuoco, specialmente da quando, 40 anni fa, la “tettonica a zolle crostali” riuscì a spiegare tutti i grandi fenomeni terrestri, dai vulcani, alla distribuzione delle rocce metamorfiche e dei vari tipi di vulcani in un unico contesto.
Qualche mese fa parlai di una scoperta molto importante sulle modalità dell'attività di alcuni vulcani, che sembra avvenire con un ciclo in cui il magma arriva dalle profondità della Terra in maniera molto discontinua e staziona in una camera magmatica più superficiale durante i periodi di attività parossistica. Questo spiegherebbe certe caratteristiche delle lave vesuviane. Addirittura a Soufriere Hills, nelle Antille Francesi, è stata accertata la risalita di magma dal basso senza una eruzione in atto in superficie.
Dopo Vesuvio, Soufriere Hills e altri casi sparsi per il mondo, una conferma del modello sembrerebbe arrivare dall'Etna, il più alto e il più attivo vulcano europeo (Stromboli e Marsili – quest'ultimo praticamente sconosciuto anche agli studiosi – permettendo). Il risultato di anni di confronti di mappe radar della sua superficie, forniti dai satelliti dell'ESA (L'Agenzia Spaziale Europea) è che il grande vulcano siciliano “respira”, come ha dimostrato il lavoro di un gruppo di ricercatori italiani dell’IREA (l'istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del CNR di Napoli).
Per 15 anni, dal 1992 al 2006 i satelliti radar dell’Esa hanno fornito costantemente le mappe dell'area che, confrontate fra di loro, dimostrano come la montagna si modifichi di continuo. La precisione dei rilevamenti è tale da rendere evidenti cambiamenti anche minimi della superficie, dell'ordine del centimetro, che sono alla fine i segnali che c'è attività vulcanica in corso. In particolare si vede il comportamento della superficie del vulcano prima durante e dopo le fuoriuscite di lava.
Nelle prime immagini, risalenti al 1993, l’Etna si stava gonfiando al ritmo di circa un centimetro all’anno. La velocità della deformazione è poi diminuita, fino praticamente ad annullarsi tra il 1998 e il 2000. Dal 2001, il vulcano ha cominciato a sgonfiarsi e la parte orientale si è anche spostata verso il mare.
Prima e dopo il 2000, al diverso comportamento del terreno, si sommano forti diversità nell'attività magmatica: negli anni 90 le eruzioni, non particolarmente importanti, vedevano una fuoriuscita di magma solo dal cratere di nordest. Dal 2001 il tasso di eruzione è stato molto maggiore e soprattutto, sono stati interessati i fianchi del vulcano anziché la sola sommità, .
Appare evidente quindi una relazione fra il tipo di attività vulcanica e le deformazioni dell'edificio ma non solo: si vede come le singole eruzioni, più che avere una storia a sé, siano solo riflessi di quello che succede sotto. Non quindi episodi magmatici singoli, privi di correlazioni con quelli passati e con quelli futuri, ma eventi inseriti in un quadro di più ampio respiro.
Riccardo Lanari, che ha diretto questi studi, ritiene che questi due comportamenti siano il risultato di un grande immagazzinamento di magma avvenuto tra il 1993 e il 2001, che ha successivamente destabilizzato il vulcano fino a scatenare le violente eruzioni del 2001 e del 2002-2003: dal luglio 2001 si sono formate delle fessure eruttive sui suoi fianchi, che hanno permesso, in aggiunta alle sempre attive bocche eruttive sommitali, il rilascio del magma accumulato negli anni precedenti. Il rilascio ha causato lo sgonfiamento del vulcano e la violenta accelerazione delle deformazioni dei suoi fianchi verso mare.

Al quadro mi manca una cosa: mi piacerebbe sapere se le fratture lungo le quali è risalito il magma delle eruzioni dal 2001 in poi siano state provocate dal rigonfiamento degli anni '90 o dalla pressione del magma.
Questa scoperta quindi ci fa vedere una dinamica inaspettata ma molto simile a quella di cui avevo parlato all'inizio. Soprattutto può servire a capire i rapporti fra eruzioni dell'Etna e sismicità dell'area.
Ricorderete come il periodo fra l'autunno 2002 e la primavera 2003 fu contraddistinto da una diffusa attività sismica nell'Italia Centro-Meridionale: terremoto di San Giuliano di Puglia, sequenza sismica delle Timpe catanesi, sequenza sismica nel mare a nordovest di Palermo, eruzioni dell'Etna e dello Stromboli (con annesso tsunami) ed altri sismi vicini. La crisi si chiuse con il forte terremoto in Algeria del Maggio 2003.
La geologia dell'area etnea fu dibattuta a lungo, in particolare la domanda fu: questa eruzione e i terremoti delle Timpe sono collegati?
Apparentemente la risposta è “no”, perchè il magma etneo si forma a profondità elevate e non ha nessuna correlazione con la tettonica superficiale (anche se la sua vicinanza alla scarpata ibleo - maltese fa pensare che la sua collocazione non sia proprio casuale...). Inoltre data la frequenza dei terremoti nell'area e quella delle eruzioni etnee, la cosa può essere probabile anche solo da un punto di vista statistico.
Però questo studio suggerisce che se la risalita dei magmi dal profondo sia assolutamente indipendente dalla tettonica locale, gli eventi geologici superficiali sono in grado di influenzare la dinamica del vulcano una volta che i magmi siano arrivati nei pressi della superficie.