lunedì 10 novembre 2008

I monti Gamburtsev: una grande catena montuosa totalmente sepolta sotto i ghiacci antartici la cui origine è ancora sconosciuta


Come la Gallia di Cesare, anche tutta l'Antartide può essere divisa in “partes tres”, delle quali una, occidentale, è formata da rocce paleozoiche e attualmente sede di intensi fenomeni vulcanici, una, di mezzo, in cui si sviluppa una delle più grandi catene montuose del pianeta, la Catena Transantartica e una, quella orientale, che si suppone formata da un basamento continentale molto antico.
L'Antartide Occidentale, quella che si affaccia sul Pacifico, è formata da un puzzle di almeno 5 blocchi crustali di età paleozoica e mesozoica che si sono scontrati e accavallati l'uno sull'altro e quindi ha avuto una storia geologicamente complessa: più volte è stata interessata da attività tettonica di margine continentale “attivo”, cio di convergenza fra una zolla continentale e una oceanica che vi scorre sotto. Attualmente fenomeni di subduzione attiva sono ancora presenti sotto la Penisola Antartica.
La “catena transantartica” è un insieme di 3000 km di imponenti montagne tra il Mare di Weddel e quello di Ross, con vette che passano ampiamente i 4000 metri di altezza. Quindi una catena di dimensioni notevoli. L'intensa attività vulcanica sul suo margine occidentale dimostra che la sua formazione, iniziata a metà del Mesozoico, non si sia ancora conclusa. Non è una catena orogenica, frutto dello scontro fra due zolle, ma un sistema di rift paragonabile alla Rift Valley dell'Africa Orientale. Non è ancora chiaro, comunque, perchè un sistema di rift possa avere vette così alte (una buona spiegazione potrebbe essre la sua lunga durata).
L'Antartide orientale è invece comunemente considerata un nucleo stabile, formato da rocce molto antiche, come lo sono buona parte di Africa, Canada a ovest delle Montagne Rocciose, Australia e Siberia. Fra le poche rocce che emergono dal ghiaccio, sulle coste, ce ne sono anche alcune con un'età ben superiore al miliardo di anni.
Quindi si sarebbe portati a pensare all'Antartide Orientale come a una zona abbastanza omogenea, ma forse non è così. Nel 1956 dei geofisici russi individuarono una grande catena montuosa sepolta sotto il ghiaccio di questa regione, e la chiamarono con il nome di Grigorij Aleksandrovič Gamburcev (sono evidenti i problemi di translitterazione fra cirillico e inglese...), un geologo russo della prima metà del 900, pioniere delle ricerche sovietiche nel continente bianco.
I monti Gamburtsev non si vedono in superficie, essendo completamente coperti dalla calotta glaciale anche nelle loro vette più alte e sono di dimensioni rispettabili: oltre 1000 kilometri di lunghezza e una altezza massima superiore ai 3000 metri sul livello del mare. Perdono chiaramente il confronto con la Catena Transantartica, ma sono sempre notevoli: non sono tante al mondo le catene così alte o lunghe. Anzi, se guardiamo l'altezza quante passano questo valore? Poche. A memoria cito il guppo Himalaya – Pamir – Karakorum, le Alpi, il Caucaso, le Montagne Rocciose, le Ande e la Catena Transantartica.
L'Antartide cela quindi un altro segreto: oltre ai laghi al contatto fra i ghiacciai e la roccia, ai vulcani sepolti sotto il ghiaccio, agli animali ancora sconosciuti che popolano i suoi mari, spesso dotati di antigelo naturale, ecco una intera catena montuosa completamente sconosciuta.
Di questi monti si sa poco, anzi, si sa soltanto che esistono (il dibattito in questo momento è ancora fermo alla domanda basale “perchè ci sono?”....). Per spiegarle ci sarebbero diverse ipotesi, ma fino a quando non ci saranno dati certi, siamo ancora a livello puramente speculativo.
Fondamentalmente notiamo tre correnti di pensiero.
La prima è che sono formate da vulcani: l'Antartide Orientale sarebbe passata sopra un punto caldo, come, per esempio, quello delle Hawaii: per cui i magmi hanno formato una catena vulcanica via via che la zolla antartica vi passava sopra. La difficoltà maggiore è che adesso di questo pennacchio di magma del mantello non vi è traccia. Parlare poi come fa qualcuno di un vulcano unico così grosso pare veramente difficile, a meno di non pensare a qualcosa come i trappi del Deccan, l'enorme distesa di lave basaltiche che ricopre buona parte dell'India Meridionale.
Una seconda idea è che siano una catena antica, del paleozoico inferiore e che quindi l'Antartide Orientale è formata da due masse che si sono unite circa 540 milioni di anni fa. La tempistica è stata ottenuta sulla base della datazione di minerali contenuti nei sedimenti marini vicini. E' un po' difficile però spiegare come montagne così vecchie possano essere ancora così alte, dopo centinaia di milioni di anni di erosione. Poi c'è da fare un commento su queste datazioni: non solo non c'è la certezza che i sedimenti vengano proprio da lì, ma, anche ammesso che provengano davvero dalle Gamburtsev Mountains, la datazione può non essere conclusiva: se prendiamo le sabbie della Versilia e ne analizziamo l'età radiometrica dei minerali, troviamo delle date ben antecedenti a quella dei flysh come il Macigno da cui derivano per il 95%. Se poi derivassero dal basamento apuano verrebbe fuori una data ancora anteriore, nel paleozoico. Ma affermare con questi dati che l'Appennino si è formato all'epoca è ovviamente assurdo...
La terza è simile alla seconda. Quindi ancora una normale catena orogenca, ma sensibilmente più recente, forse successiva alla formazione della Catena Transantartica. La maggiore difficoltà è trovare una fase compressiva durante un periodo che nell'emisfero meridionale è stato contraddistinto dalla frammentazione del Gondwana con i vari pezzi che, allontanandosi, se ne sono andati per conto loro. In pratica l'Antartide orientale deriverebbe dall'unione di due di questi frammenti che unendosi hanno formato l'Antartide occidentale così come la vediamo oggi, lasciando le Gamburtsev Mountains come cicatrice dell'evento.
Un altro problema è l'apparente mancanza in mare di sedimenti dovuti a questo evento: non sembrano essere intervenuti nei mari prospicenti l'antartide Orientale dei cambiamenti significativi nella sedimentazione che dovrebbero invece verificarsi se si fossero innescati dei cambiamenti così drastici nel regime tettonico del continente. Il fatto che non possono essere una catena recente perchè attualmente asismica vuol dire poco: le Alpi occidentali sono una catena abbastanza recente, ma quasi completamente asismiche. Anzi, se ci fosse un diretto rapporto fra entità dei dislivelli e sismicità, in Italia Piemonte e Valdaosta dovrebbero essere la zona più sismica del territorio italiano, e invece sono quella meno sismica di tutte...
Se una delle ultime due ipotesi fosse vera dovrebbero pure esistere differenze fondamentali fra le due parti dell'Antartide orientale e tutta l'Antartide andrebbe divisa in “partes quattruor” e non tres.
Per dirimere la questione è stato lanciato un programma in cui sono coinvolte numerose nazioni, fra le quali, ovviamente, non c'è l'Italia, anche se una parte importante la svolgerà un italiano attualmente al British Antarctic Survey, il Dr. Fausto Ferraccioli. Verranno fatti dei sorvoli aerei per determinare la topografia e la composizione dei monti nella parte centrale, vicino al polo sud, in unal linea che va dalla Piattaforma di Amery alla Victoria Land, sul mare di Ross. Inoltre una rete di una ventina di sismografi a terra (e in cui altri italiani sono coinvolti) cercherà di ottenere un modello della crosta antartica.
E' allo studio anche una perforazione del ghiaccio per arrivare ad ottenere dei campioni di roccia.
La ricerca avrà dei risvolti importanti anche per la glaciologia: anche se invisibili, le Gamburtsev Mountains rappresentano uno spartiacque che regola il cammino dei ghiacciai: nella carta più o meno sono quella linea verticale che passa per il punto denominato “GaM”. E soprattuto sembra che qui si siano formati alcuni dei primi nuclei della calotta glaciale antartica più di 20 milioni di anni fa.

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